[04/05/2009] Energia

Il sogno di una casa autosufficiente? Ad Arezzo lo hanno realizzato

AREZZO. Dopo l’idrogenodotto ancora un progetto innovativo per la Fabbrica del Sole: la casa “senza rete” o meglio staccata da qualsiasi rete di servizio (acqua, metano, energia) e che quindi fa risparmiare anche la carta per l’invio delle bollette. Il progetto denominato “off grid” sarà presente il 7 maggio a Milano, in occasione della Fiera Campionaria delle Qualità organizzata da Symbola, l’associazione per la soft-economy. In anteprima il progetto è stata presentato dal sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani (Nella foto), dall’assessore all’innovazione Emiliano Cecchini (il fondatore e attuale presidente del Comitato scientifico della Fabbrica del Sole), da Caterina Tristano dell’Università di Siena e da Paolo Fulini, presidente della Fabbrica del Sole, titolare del brevetto.

L’edificio “off grid” è totalmente autosufficiente - spiegano i progettisti - non collegato ad alcuna rete e in grado di gestire i normali fabbisogni di energia, gas, acqua, reflui, connettività, scambiando con l’ecosistema soltanto sole, vento e pioggia senza consumare altre risorse. E poi non inquina. Nello specifico: l’energia elettrica viene prodotta dalle fonti rinnovabili presenti sul territorio (fotovoltaico, eolico, idroelettrico, geotermico), per poi essere stoccata all’interno dell’edificio. Alla Fabbrica del Sole poi hanno particolare dimestichezza con l’idrogeno la molecola con le migliori caratteristiche di producibilità e stoccabilità energetica che, oltre ad essere utilizzato come vettore energetico per cogeneratori a fuel cell o a combustione diretta per produrre energia elettrica e calore, può essere usato nell’edificio come gas in caldaie o forni, come gas domestico nei fornelli di cucina od infine per alimentare veicoli ibridi.

Per quanto riguarda il calore - continuano i tecnici - può essere ottenuto grazie a pannelli solari a tubi sottovuoto per aumentare la produzione invernale ed ottenere alte temperature d’estate. Il calore prodotto può essere immagazzinato in un accumulo stagionale (quello prodotto nel periodo estivo) integrato con quello prodotto dai cogeneratori o dalle caldaie (funzionanti ad idrogeno o vegetali prodotti in loco) per alimentare d’inverno il riscaldamento radiante a parete o pavimento a bassa temperatura.

Per quanto attiene la risorsa idrica, le acque meteoriche vengono accumulate in una cisterna che si mantiene ad una temperatura di circa 15 gradi tutto l’anno. L’acqua può essere potabilizzata (per forza se si vuole chiudere il ciclo ed è necessario esplicitare con quale sistema), mentre le acque “nere” vengono depurate in una vasca di fitodepurazione in modo da ottenere un’acqua inodore ed incolore, non potabile ma utilizzabile come acqua per il wc o per l’irrigazione del giardino. Poi la biomassa di materiale organico della vasca di fitodepurazione può essere compostata per strutturare e ripristinare il contenuto organico dei terreni. Nella casa “off grid” non mancherà neppure la connessione alla rete: può essere realizzata mediante ponte radio point-to-point con un provider sia per la voce che per la banda larga. E’ presto per dire quanto sia applicabile a larga scala ed esportabile questo tipo di abitazione e se tutto funzionerà al meglio, ma conferma come sia necessario scommettere e puntare sulla ricerca. Questo è l’obiettivo della stessa amministrazione comunale che con questo progetto (legato ad un prossimo master), vuol rilanciare il Polo universitario aretino come volano per lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione, e come sostegno dell’economia locale e rendere Arezzo centro di ricerca a livello nazionale per le energie rinnovabili e per il risparmio energetico.

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