[29/04/2009] Comunicati

Sarà il debito ecologico a dare forza alla buona politica?

LIVORNO. «Sarà il debito a limitare la politica» titola il Sole un pezzo di oggi di Carlo Bastasin, lucida analisi e a tratti condivisibile dell’attuale crisi economica, che è anche se non soprattutto crisi della politica. «La rivincita della politica sarà amara e breve» attacca Bastasin «Entro pochi anni i Governi si troveranno, più che in passato, ostaggio del giudizio dei mercati». «La politica ha da tempo perso capacità di definizione autonoma. Il ruolo che le viene riconosciuto è quello della intermediazione».

Gli risponde in qualche modo Mario Pirani su Repubblica sostenendo che in questa fase, «Non si tratta di ripercorrere l’antica querelle tra statalisti e liberisti e di sbandierare una finta vittoria dei primi nei confronti dei secondi, alla ricerca della palma da assegnare a chi avrebbe avuto sempre ragione nei confronti di chi avrebbe avuto sempre torto. Quando si afferma che oggi occorre più Stato – ma sarebbe molto più pertinente dire che occorrerebbe più governo – non si enuncia alcun verdetto teorico o politico, ma una immediata esigenza pratica». Bastasin poi ne dice un’altra che colpisce al centro della vessata questio sul come si affronta la crisi: «L’epoca della nuova regolazione si avvantaggia della necessità di dover ritrovare non a livello nazionale, ma addirittura a livello globale, il bandolo del garbuglio regolatorio, la cui logica si è dimostrata fallimentare nella non-vigilanza finanziaria e nella non-governance economica globale».

Di fronte, dunque, due delle tante analisi della crisi (rappresentative comunque di due visioni generalmente piuttosto condivise) che vedono da un punto di vista di approccio mentale da una parte una certa ineludibilità della situazione per Bastasin e dall’altra di un appello di Pirani. Senza pronunciarla mai con questo nome, si trovano tracce di sostenibilità sociale in entrambi i punti di vista, mentre quella che manca del tutto è la sostenibilità ambientale. La crisi ecologica non sfiora minimamente i due analisti. E’ qui però che si combatte la guerra più difficile in corso nel nostro pianeta. Se ne accorsero persino le multinazionali americane chiedendo regole al governo Bush perché allarmate dalla crisi climatica, ancor prima che scoppiasse quella economico-finanziaria. Il punto come sempre è e resta come si esce dalla crisi e come si cammina superata la crisi stessa. Stando a Bastasin sarà sempre e solo il mercato a dettare le regole ma sappiamo bene che per affrontare una crisi ecologica ( ma nemmeno economica) il mercato non basta affatto da solo e se i danni finanziari li paga pantalone, quelli ambientali si pagheranno prima con i contributi pubblici e poi con le vite umane. Pirani, invece, fa appello ai governi che oggi devono dare risposte che però non sanno dare. Né per l’economia, né per la sostenibilità. E qui la constatazione dell’attuale non-vigilanza finanziaria e non-governance economica globale di Bastasin è dannatamente reale. Noi crediamo, però, che sia proprio qui che si debba lavorare. Per far sì che la politica, il governo della polis, sia in grado almeno di orientare le scelte del mercato, visto che proprio nessuno si sogna un mondo dove il mercato non ci sia più.

Ovviamente parliamo di buona politica, buon governo, come quello che sta facendo intravedere il neo presidente degli Usa Barak Obama. Non sarà ancora il salvatore del pianeta, ma come riconosce il Manifesto di oggi: «Per la prima volta da decenni – scrive Marco D’Eramo in prima pagina – vorresti scambiare il Vecchio continente con l’America. Infatti non c’è partita tra gli Stati Uniti di Barak Obama e l’Europa di Nicholas Sarkozy, Silvio Berlusconi, Angela Merkel e Gordon Brown. Sull’altra sponda dell’Atlantico venerabili certezze sono messe in discussione, iniziative inedite vengono varate, ogni giorno una notizia ti riconcilia con la contemporaneità». Basterà? Vedremo, come diciamo sempre, l’alternativa è che resti tutto e riparta come prima con risultati peggiori di quelli odierni sia o non sia il mercato finanziario lasciato completamente libero o regolato con meccanismi cervellotici. La sintesi ( non l´intermediazione che fotografa Bastasin) tra interesse pubblico e privato deve essere trovata quindi, tenendo ben ferma la barra sul criterio direttore della sostenibilità ambientale e sociale. Diversamente questa crisi non avrà insegnato proprio nulla, lascerà tutto peggio di prima, e nel migliore dei casi sarà un’opportunità per la green economy ma solo come uno dei tanti drivers a favore della crescita senza se e senza ma. Quella in pratica che sta consumando a un ritmo vorticoso e insostenibile le risorse (che col tempo tali non saranno più…) del pianeta accelerando costantemente il deterioramento dei flussi di materia e di energia.

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