[27/04/2009] Monitor di Enrico Falqui

Crolli e macerie (4)

FIRENZE. Le “macerie” della modernità urbana sono anche il risultato di una concezione della “trasformazione” della città astratta dal contesto ambientale, sociale e culturale che muove il “processo evolutivo” del complesso sistema urbano, fin dalle sue più lontane origini.

Ciò che ancora gran parte dell’architettura e dell’urbanistica contemporanea rifiuta di ammettere è che la trasformazione materiale degli edifici, delle strade, dei quartieri e di gran parte delle strutture urbane seguono processi di nascita, di declino e di morte esattamente equipollenti alle diverse forme di vita esistenti sul pianeta.

Infatti, ciò che nel processo evolutivo caratterizza la trasformazione continua della natura, è la ricerca di un “ordine di equilibrio e di organizzazione” superiore a quello che ha preceduto l’inizio della trasformazione, a condizione che esista una disponibilità di energia libera sussidiaria (neghentropia) necessaria per effettuare tale trasformazione.

Nei processi di trasformazione della città contemporanea, la discontinuità con il momento in cui essa ha avuto inizio, avviene attraverso il prelievo di un “surplus” eccessivo di energia libera (sotto forma di suolo sottratto alla natura, di durevolezza dei materiali utilizzati per la costruzione, di spreco di risorse non rinnovabili, di spreco di consumi energetici, di distorsione dei comportamenti sociali e culturali dei cittadini).

In altre parole, la discontinuità della trasformazione urbana è percepibile solo quando avviene un “crollo della sostenibilità” ecologica e sociale della trasformazione urbana, mai prima, come invece avviene in natura.

Per questi motivi, il debito contratto verso la Natura appare di più cospicue dimensioni di quello che è oggi provvisoriamente stimato, e non sarà percepito dagli abitanti delle città e metropoli contemporanee, finchè non avverrà un crollo della carrying capacity delle stesse.
Per questi motivi è compito prioritario delle strategie culturali e politiche dei governi dei paesi Europei, una riconciliazione epistemiologica tra scienze sociali e Scienze tecnologiche dello sviluppo, tra architettura e urbanistica, tra ecologia ed economia, affinché la sostenibilità dello sviluppo del territorio e della città contemporanea si realizzi attraverso un comune metodo di interpretazione transdisciplinare dei diversi “processi evolutivi” che muovono le discontinuità e gli eventi accidentali dell’era moderna.

(4 - fine)

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