[24/04/2009] Consumo

Platino, marmitte catalitiche, flussi di materia e... pasti gratis

LIVORNO. La crisi del platino è una buona o una cattiva notizia? Il fatto che l’industria automobilistica, anch’essa in crisi, non lo risolleverà (vedi Sole24Ore di stamani), quali conseguenze avrà sul piano sociale? E su quello ambientale?

Quando si cercano esempi di come la sostenibilità ambientale e sociale sia complessa da affrontare prima ancora che da praticare, il platino è decisamente un buon esempio. Il platino infatti, come spiega bene il dossier di ActionAid ma anche in parte il Sole di oggi, è un metallo particolarmente ricercato per la sua resistenza alla corrosione.

Più della metà della domanda di metalli del gruppo del platino viene utilizzata per la costruzione di marmitte catalitiche per veicoli in quanto platino, palladio e rodio fungono da catalizzatori per la riduzione del livello di monossido di carbonio, idrocarburi e ossido di azoto. Le marmitte catalitiche vengono prodotte principalmente in Inghilterra, Germania e Italia, i maggiori importatori europei di metalli del gruppo del platino.
Importanti applicazioni di questi metalli si hanno nel settore elettrico ed elettronico, nell’industria chimica, in quella del vetro e nella gioielleria.

Il guaio è che l’88% delle riserve mondiali di platino e palladio si trova in Sudafrica dove per estrarlo non si guarda in faccia a nessuno. Villaggi che hanno perso l’accesso ad adeguate fonti di acqua potabile; comunità sono costantemente esposte al rumore, agli scuotimenti e alle polveri generati dalle esplosioni minerarie; migliaia di persone residenti nella aree rurali sono state private della loro terra, fonte principale di sostentamento, e trasferite in nuovi villaggi a causa delle attività minerarie.

Quando c’è un input di materie prime, è chiaro a tutti (o almeno dovrebbe esserlo) che c’è pure un output di scarti. Sono flussi di materia quindi, che assieme a quelli di energia rappresentano il metabolismo dell’attività di trasformazione dell’uomo sulla terra. Questa è la prima considerazione è cioè che la crisi del platino probabilmente contribuirà quest’anno a una riduzione dei flussi di materia e quindi ad un miglioramento dell’impronta ecologica dell’uomo.

Gli analisti della Gfms sperano che almeno i consumi in gioielleria sostengano i prezzi del platino, ma non lo farà come detto l’industria automobilistica. Perché meno auto vendute, significa anche meno marmitte catalitiche vendute. Seconda considerazione, nessun pasto come si vede è gratis.

Per fare le marmitte catalitiche, tecnologia che migliora le emissioni delle macchine e quindi migliora la qualità dell’aria da una parte, si inquina, si calpestano diritti civili e si producono output da un’altra. E il bilancio ambientale nessuno ancora lo ha fatto. E neppure quello sociale.

Sembra un rompicapo e in parte lo è, ma la sostenibilità ambientale è questo è il tentativo di governare il caos e la complessità. Quindi intanto sarebbe già un passo avanti riuscire ad accettare questa realtà, dove appunto il ‘problema’ non è che la rottamazione non basterà per far riaumentare il prezzo del platino, ma che bisognerebbe studiare un’alternativa più sostenibile al platino o tentare di rendere questa industria più sostenibile, sia ambientalmente che socialmente.

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