[22/04/2009] Vivere con cura di Marinella Correggia

Sei anche tu un perruque-attivista?

RIETI. Agli inizi del secolo XX l’economista John Maynard Keynes riteneva che alla fine del secolo stesso grazie ai guadagni di produttività dovuti alla tecnologia, alle persone sarebbe bastato lavorare in media 15 ore la settimana.

Beh! Siamo nel 2009 e non si direbbe. E’ stata reintrodotta la possibilità di lavorare 60 ore la settimana no? Il fatto è che i guadagni di produttività si traducono in speculazioni, profitti e copertura di altri costi, non in liberazione di ore di lavoro.

Part-time, anche a costo di guadagnare meno? Basta chiedere a qualche amico e si scoprirà che ottenerlo è molto difficile per chi lo vorrebbe. Si rischia il boicottaggio.

Eppure un modello produttivo e di consumi sostenibile dovrebbe implicare non solo la riconversione ecologica delle produzioni inquinanti e/o inutili, ma anche la riduzione degli orari di lavoro. A meno che non si voglia continuare a far crescere la produzione proprio per mantenere l’occupazione.

Intanto, nel sistema così com’è ora, c’è chi lavora troppe ore, chi fa attività troppo pesanti e chi invece, obbligato per contratto a essere presente – non parliamo qui dell’assenteismo - in ufficio per un certo numero di ore, in realtà può sbrigare le sue mansioni in molte meno ore… anche facendo le cose con cura.

E il resto del tempo che si fa? Dipende.

C’è chi fa perruque. Quest’espressione francese indica chi sul posto di lavoro lavora per se stesso camuffandolo come lavoro per il datore di lavoro. Molto comune è l’uso delle macchine… purtroppo ci sono genitori e zii che fotocopiano interi libri scolastici universitari per i loro pupi. Beh, una pagina fotocopiata passi, ma interi libri… Poi c’è chi gioca con il computer, telefona copiosamente, manda e riceve email e sms, chiacchiera con i colleghi, si dà a facebook (pare che ormai in alcuni uffici autorizzino ufficiosamente per un tot di tempo giornaliero l’uso di questo network sociale).

Ma c’è un altro genere di perruque. Che ha valenza sociale e ambientale. Ed è quando si utilizzano il computer e le ore di lavoro per fare attivismo senza tornaconto personale, organizzare eventi e mobilitazioni, fare lavoro di associazione o comitato, fare rete…

Quante email attiviste riceviamo da persone che si trovano in quelle ore sul posto di lavoro? “Il lavoratore che pratica perruque in realtà sottrae tempo all’azienda per un lavoro che è creativo, gratuito, non rivolto al profitto” spiega il libro The yes men - edizioni Sonda - che racconta il fantasioso lavoro anti-Omc (Organizzazione mondiale del commercio) svolto anni fa da due attivisti. Uno di loro, lavorando in Francia nel grattacielo di un gigante della telefonia mobile, usa per quattro o cinque ore al giorno le risorse del gigante per studiare il funzionamento della globalizzazione e preparare le sue azioni dirette.

Evviva chi fa perruque-attivismo, non potendo per varie ragioni ottenere il part-time e avendo tempo libero in ufficio (in fabbrica o nei campi o nei cantieri i tempi morti durante le ore di lavoro non esistono).

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