[21/04/2009] Urbanistica

Cambi di destinazione d´uso e interventi liberalizzati: fa paura la bozza del nuovo piano casa

LIVORNO. Oggi è prevista una riunione tecnica (ma non proprio la conferenza Stato Regioni) per valutare i contenuti del decreto che il Governo vorrebbe approvare al consiglio dei ministri di venerdì prossimo, che come annunciato, si terrà a L’Aquila.

Ma mentre si organizza un pool di magistrati che dovrà lavorare con il Viminale per evitare che negli appalti per la ricostruzione del dopo terremoto in terra di Abruzzo, si affacci la possibilità di infiltrazioni mafiose, non si potrà evitare- se queste norme verranno varate- che in altre parti d’Italia eventuali terremoti continuino a mietere vittime.

Tra le disposizioni previste, c’è infatti anche quella che darà la possibilità di cambiare la destinazione edilizia degli edifici qualora non siano previste nuove opere edilizie.

Che è come dire che si potranno perpetrare casi come quello tristemente noto della casa dello studente, sbriciolata seppellendo molti dei suoi ospiti e che era appunto un edificio destinato in origine a tutt’altro uso, oltre ad essere costruito senza alcun rispetto delle norme antisismiche.

Norme antisismiche che (ora) vengono ovviamente incluse nella bozza di decreto (all’art 2), ma paiono più di facciata che veramente cogenti.

Viene infatti comprensibilmente eliminata l’ultima proroga di un anno concessa con il decreto milleproproghe al rispetto della normativa antisismica e quindi il termine sarà il prossimo 30 giugno: e non poteva essere altrimenti dopo le polemiche e le inchieste che partiranno proprio su come certi edifici abruzzesi erano stati costruiti.

Ma si prevede poi, ad esempio, che negli edifici esistenti non si possano avviare trasformazioni e aumenti di cubatura, laddove non vi sia certificazione da parte del progettista del rispetto della normativa antisismica, senza peraltro prevedere che queste vengano rilasciate dopo i necessari controlli. Come del resto non è richiamato nessun obbligo di controlli durante la costruzione, né all’esame dei progetti e dei materiali usati per la realizzazione dell’ampliamento dell’edificio.

Verranno invece totalmente liberalizzati alcuni interventi per cui non sarà necessario né il permesso di costruire né la Dia, che oltre al cambio di destinazione d’uso senza esecuzione di opere edilizie già citato, saranno le manutenzioni ordinarie e straordinarie senza spostamento, eliminazione o realizzazione di elementi strutturali.
Una proposta che, secondo Legambiente «avrebbe effetti pericolosissimi sulla sicurezza degli edifici».

«Com’è possibile – dichiara Edoardo Zanchini, responsabile urbanistica dell’associazione – che ancora nel pieno della tragedia del terremoto in Abruzzo nella quale si sono evidenziate le rilevanti negligenze progettuali e costruttive alla base di molti crolli, in un Paese in cui migliaia di Comuni sono a rischio idrogeologico e sismico, e che ha già conosciuto tragedie dovute a imperizie e illegalità edilizie, si possa pensare di rendere ‘atti liberi’, ossia senza progetto, senza controlli, senza indicazione dell’impresa realizzatrice, interventi che possono mettere a rischio gli edifici e quindi l’incolumità delle persone?».

La semplificazione proposta infatti, renderà libero chiunque di realizzare all’interno della propria casa interventi che «non interessino parti strutturali dell’edificio» si dice nel decreto, ma che dice ancora Legambiente potrebbero ugualmente mettere a rischio la statica dell’edificio in assenza «di alcun progetto, senza informare il Comune, senza necessità di ricorrere ad un’impresa determinata, con grande giubilo di chi lavora in nero e soprattutto senza che nessuno ne abbia poi la responsabilità».

Attualmente, infatti, l’autorizzazione di inizio attività è sottoposta a Dichiarazione d’inizio attività (Dia), che deve essere presentata in Comune, firmata da un professionista abilitato che si assume la responsabilità dell’opera e deve essere indicato il nome dell’impresa che realizzerà i lavori, e prevede l’approvazione automatica dopo 30 giorni. Iter che verrebbe totalmente annullato.

Intanto le regioni che, come previsto dall’accordo raggiunto con il governo hanno 90 giorni di tempo per varare i propri piani, li stanno predisponendo in maniera non omogenea sia nei tempi che per le misure previste. In Veneto ad esempio che ha dato spunto al piano del governo, saranno concessi premi di cubatura ed ampliamenti anche a condomini e centri storici, e sarà ampliato il bonus per la demolizione e ricostruzione che probabilmente sarà del 50% (rispetto al 35% previsto dall’accordo) ; mentre in Piemonte il bonus del 35% probabilmente sarà vincolato al mantenimento della destinazione d’uso originaria e in Toscana non dovrebbe essere concesso ai capannoni industriali.

Il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta privilegeranno le riqualificazioni in chiave di maggiore efficienza energetica, la Lombardia pensa alla riqualificazione dei quartieri di edilizia residenziale pubblica, attraverso bonus e semplificazioni amministrative, e interventi per il risparmio energetico.

In Emilia Romagna, sarà data attenzione alle aree sotto tutela e le linee guida della norma prospettano ampio spazio per l´housing sociale, viste le 30 mila famiglie in attesa di un alloggio pubblico, così come in Liguria dove si prevede il recupero delle abitazioni sfitte non abitabili, oltre alla realizzazione di nuovi alloggi pubblici.

La Sardegna ha annunciato che saranno totalmente escluse dall´incremento di cubature i centri storici, le aree archeologiche, quelle relative a parchi e quelle interessate dai piani idrogeologici.
In tutte le regioni varrà l’eliminazione della proroga di un anno alle norme antisismiche, ma il Friuli sta per varare una norma che prevede criteri antisismici ancora più rigorosi e sta intanto procedendo alla verifica delle strutture strategiche, come scuole e ospedali.

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