[17/04/2009] Comunicati

Summit delle Americhe: Alba non vota la dichiarazione “liberista”

LIVORNO. Oggi a Port of Spain, la capitale di Trinidad e Tobago, non inizia certo sotto buoni auspici il quinto summit delle Americhe, preceduto dalla notizia di uno sventato attentato al presidente boliviano Evo Morales da parte di mercenari stranieri e da una riunione a Cumana, in Venezuela, da una riunione dell’Alternativa bolivariana para los pueblos de nuestra américa (Alba) che ha sparato ad alzo zero sull’Organizzazione degli Stati americani (Osa) che organizza il vertice di Trinidad per l’esclusione di Cuba. Raul Castro ha semplicemente detto che l’Osa «dovrebbe sparire» e Hugo Chavez, ha annunciato il veto del Venezuela sulla bozza di dichiarazione proposta a Trinidad: «Noi, insieme ad altri Paesi abbiamo deciso che non siamo d’accordo con questa dichiarazione».

Lo scontro al summit delle Americhe si annuncia duro, visto che i Paesi dell’Alba (Bolivia, Cuba, Dominica, Honduras, Nicaragua e Venezuela) sembrano avere l’appoggio anche di Equador e Paraguay e che tra i 34 Capi di Stato e di governo riuniti a Trinidad e Tobago non mancano altri “simpatizzanti”. Intanto a Cumana il ministro venezuelano dell’economia, Alí Rodríguez, ha detto che procede il lavoro per il Sistema Único de Compensación Regional de Pagos (Sucre), che in seguito si potrebbe trasformare in una moneta comune che sostituisca il dollaro.

Da oggi al 19 aprile a Port of Spain il presidente Usa Barack Obama si troverà quindi per la prima volta faccia a faccia con i leader rivoluzionari dell’America latina che non si accontentano delle recenti aperture verso Cuba e chiedono una sua completa reintegrazione nelle organizzazioni multilaterali americane e la fine dell’embargo economico. Certo che con l’attuale situazione politica in America latina sarà impossibile imporre nuovamente la dottrina iperliberista di Reagan e Bush che puntavano alla messa al bando dall’Osa di qualsiasi governo che non si piegasse alle regole della “democrazia” e del libero mercato.

La bozza di risoluzione presentata al summit dell’Osa (“Assicurare l’avvenire dei nostri cittadini attraverso la promozione della prosperità umana, la sicurezza energetica e la sostenibilità ambientale”) tenta un difficile equilibrismo, «Guidati da un rinnovato spirito di cooperazione, d’integrazione e di solidarietà regionale» i Capi di Stato si dichiarano «risoluti a continuare la nostra lotta contro la povertà, la fame, l’esclusione sociale, la discriminazione e l’ineguaglianza che colpiscono la vita e minano le speranze di tante persone nel nostro emisfero».

La bozza promette una strategia interamericana, in accordo con l’Onu, per centrare gli Obiettivi di sviluppo del millennio, promuovere opportunità di lavoro decente, migliorare la sanità, il benessere e la nutrizione, aumentare l’accesso ad un’educazione di qualità, assicurare energia adeguata e sostenibile e gestire responsabilmente l’ambiente. Il tutto strettamente legato alla realizzazione di più forti istituzioni democratiche, buon governo, diritti della persona, giustizia, lotta alla criminalità ed al terrorismo e una migliore partecipazione civica.

La stessa bozza di dichiarazione non si nasconde che esistono in America ancora «ineguaglianze profonde e persistenti», ma per uscirne propone una ricetta (che probabilmente è quella che ha fatto insospettire i Paesi dell’Alba e permette loro di “alzare la posta”) che ricalca quasi integralmente le buone intenzioni del passato: «Al fine di migliorare la povertà e la fame, creare posti di lavoro ed aumentare il livello di vita di tutti I nostri popoli, dobbiamo raggiungere dei livelli più elevati di crescita economica continua insieme all’equità. Riconosciamo anche il contributo positivo di politiche commerciali aperte alla promozione della crescita, del lavoro e dello sviluppo. Conseguentemente, ci impegniamo a continuare a mettere in opera politiche macroeconomiche sensate caratterizzate da misure fiscali e monetarie appropriate e trasparenti, spese pubbliche prudenti, un risparmio nazionale più importante e tassi di crescita elevati. Dobbiamo inoltre continuare a promuovere lo sviluppo del settore privato, diversificare l´economia, migliorare la competitività e rafforzare l´integrazione economica. Ci impegniamo a stimolare gli investimenti nelle infrastrutture energetiche, dei trasporti e delle comunicazioni per attrarre ulteriori investimenti privati e favorire lo sviluppo delle imprese».

Comunque la bozza cerca di temperare il libero mercato con la promozione di condizioni di lavoro migliori, l’eradicazione del lavoro forzato entro il 2010 e di quello minorile entro il 2020, il sostegno alla mico e piccole imprese (triplicandole entro il 2012), ma anche che ogni Paesi entro il 2015 deve destinare l’1% del suo Pil in investimenti e ricarica per favorire lo sviluppo e l’innovazione dell’impresa privata che deve rafforzare i suoi legami con le università e le istituzioni scientifiche. Una sottolineatura dell’intervento privato (anche sulle risorse naturali ed energetiche) e la mancanza di autocritica sulle cause della crisi economica evidente nella bozza, che non possono certo soddisfare Chavez e compagni.

Torna all'archivio