[16/04/2009] Urbanistica

La storia infinita delle ex colonie di Marina di Grosseto (che non interessano più a nessuno)

GROSSETO. Il Tar della Toscana ha respinto il ricorso che il Wwf aveva presentato contro il Comune di Grosseto e la società Riva di Marina sul Piano di recupero delle ex colonie della frazione di Marina.
Se fosse già stato approvato il disegno di legge presentato dall’On. Michele Scandroglio, del Pdl, che prevede la modifica dell’art.18 della legge 349 dell’1986, introducendo la possibilità di chiedere risarcimento danni e spese processuali nel caso il Tar respinga il ricorso presentato dalle associazioni ambientaliste avverso qualsiasi provvedimento che leda in modo diretto e immediato l´interesse ambientale, il Wwf si troverebbe adesso a dover pagare oltre alle spese processuali anche il danno.

Date le motivazioni che hanno portato il Tar a respingere il ricorso e che si leggono nella sentenza, in parte inammissibile, in parte irricevibile e in parte infondato, e dato che sulla stampa lo stop al piano di recupero delle ex colonie viene imputato proprio a questo ricorso ci sarebbe infatti da aspettarselo.

In realtà la vicenda del piano di recupero di queste strutture nate per ospitare al mare i figli di dipendenti di enti pubblici, poi adibito a scuola, quindi oggetto di vari progetti di recupero nel corso del tempo e ormai in avanzato stato di degrado è un po’ più complicata di quanto venga adesso rappresentata.
Si comincia a parlare di progetti di recupero già dal 1993, poi nel 2003 viene approvato un primo piano di recupero, ma successivamente (nel 2005) il Consiglio comunale ne approva un altro. E già questo passaggio crea un contenzioso tra la società (Riva di Marina) e gli ex progettisti.

Ed è su questo ultimo progetto approvato che il Wwf fa ricorso e assieme a Legambiente e Amici della terra presenta un documento in cui si denuncia che «determinerà uno stravolgimento sulle risorse naturali essenziali del suolo e del sottosuolo e sul paesaggio». Ancora, Legambiente presenterà un dossier, denunciando in sette punti gli elementi che non convincono del piano: il problema dell’approvigionamento idrico che una struttura del genere avrebbe richiesto, quello dell’approvvigionamento energetico, dato che a Marina di Grosseto non c’è nemmeno il metano, oltre alla salvaguardia della duna e del paesaggio che la struttura, in cui si prevede l’ampliamento di volumetria per 65.000 metri cubi oltre all’esistente, avrebbe prodotto; inoltre il tema degli accessi a mare che la presenza della struttura avrebbe creato e infine la convenzione capestro che l’amministrazione comunale uscente aveva siglato con la proprietà Riva di Marina e che avrebbe riconosciuto all’ente pubblico pochi spiccioli per acquistare il terreno e ricostruire un edificio da adibire a scuola, quale era la destinazione d’uso della colonia.

Proprio in quella convenzione si prevedeva anche la possibilità per la società proprietaria di andare a frazionamento dell’immobile, una volta realizzato. Possibilità che successive sentenze e circolari hanno chiarito non essere lecito in caso di Residenze turistiche alberghiere, quale quella prevista nel piano di recupero delle ex colonie di Marina da parte della Riva di Marina. Elemento che forse ha fatto perdere parte dell’interesse economico al progetto: fatto sta che il piano di recupero non è più andato avanti e sono in corso da tempo trattative di cessione della società ad altri soggetti, come conferma anche oggi in una intervista al Tirreno, l’attuale presidente della Riva di Marina, Roberto Baricci.

Quindi è davvero da ricondurre al ricorso del Wwf lo stop ai lavori alle ex colonie di Marina di Grosseto? Lo abbiamo chiesto all’attuale assessore al governo e alla pianificazione del territorio del comune, Moreno Canuti, che ai tempi dell’approvazione del progetto stava tra i banchi dell’opposizione che quel progetto aveva bocciato.
«Il progetto di recupero si è fermato perché la società non è andata avanti con le procedure».

Quindi non c’è stato nessun impedimento?
«Nessuno ha impedito alla società, che aveva ottenuto l’approvazione del progetto e la convenzione stipulata dal notaio, di andare avanti con il piano di recupero, anche perché il Tar non aveva dato nessuna sospensione. Quindi da parte dell’amministrazione il piano poteva procedere».

Ma l’attuale amministrazione non vorrebbe rivedere quel progetto?
«Rivedere un progetto approvato e una convenzione firmata non è cosa semplice. Noi ci teniamo al fatto che quella rimanga una struttura ricettiva di tipo alberghiero su cui ci piacerebbe la disponibilità da parte della società proprietaria a rivedere alcune parti del progetto per ridurre l’impatto, ma in un percorso di accordo reciproco».

Avete avuto disponibilità da parte della società?
«Abbiamo notizia che era in essere una trattativa di vendita da parte dell’attuale società. Quando la trattativa sarà conclusa auspichiamo che vi possa essere la disponibilità di rivedere insieme almeno alcune parti del progetto».

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