[15/04/2009] Comunicati

I ministri dell’ambiente dell’Ue parlano di adattamento al cambiamento climatico e post-Kyoto

BRUXELLES. E‘ iniziata ieri a Praga la riunione informale dei ministri dell’ambiente dei Paesi Ue. Nella prima giornata sono stati affrontati i temi dell’adattamento ai cambiamenti climatici e il ministro dell’ambiente ceco, Martin Bursík, ha detto: «Facciamo il massimo per ridurre le emissioni di gas serra in Europa pur essendo perfettamente coscienti che le misure di riduzione non sono sufficienti. E‘ anche necessario prendere al più presto una serie di misure che ci aiuteranno a gestire gli effetti del cambiamento climatico, perchè i suoi effetti sono oggi percepibili».

Bursik, forse liberato dalla crisi di un governo che non nascondeva il suo eco-scetticismo, ha fatto l’esempio dell’aumento di fenomeni metereologici estremi come le inondazioni, il ritirarsi dei ghiacciai alpini e le sostanziose variazioni degli indici pluviometrici in Europa: «Come ci avvertono gli scienziati di tutto il mondo, queste conseguenze saranno ancora più marcate nei decenni a venire».

I ministri si sono detti d’accordo sulla necessità di serie misure che permettano alle popolazioni e agli ecosistemi di resistere agli impatti del cambiamento climatico. «Non vogliasmo dire che occorre costruire delle nuove dighe ancora più alte – ha detto Bursík – Ma dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare. Dobbiamo integrare l’adattamento al cambiamento climatico nell’insieme delle nostre politiche, dall’agricoltura, all’energia o alle assicurazioni, passando per la gestione dell’acqua».

Per ora solo 8 Paesi membri dell’Ue (Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Spagna, Ungheria) hanno adottato il Piano nazionale per l‘adattamento.

I ministri hanno anche apprezzato i contenuti del Libro Bianco sull’adattamento pubblicato il primo aprile scorso dalla Commissione europea che indica che gli effetti del cambiamento climatico saranno diversi nelle varie regioni europee e che quindi la maggior parte delle misure dovrà essere presa a livello dei singoli Stati ma con un’azione coordinata dall’Ue. «D’altronde il cambiamento climatico ha un impatto transfrontaliero, in particolare sui bacini fluviali – ha spiegato il ministro dell’ambiente ceco - Inoltre, esistono settori quali l‘agricoltura, l’acquacolura o la pesca, che sono molto integrati in Europa e per i quali abbiamo politiche comuni. Infine, la terza ragione è la mutua solidarietà tra gli Stati membri».

Per elaborare misure di adattamento efficaci l’Ue avrà bisogno anche del miglioramento delle informazioni sugli effetti concreti del cambiamento climatico, sul loro impatto sociale ed economico e di un’analisi più approfondita dei costi e degli appoorti derivanti dalla realizzazione dei diversi tipi di misure.

Secondo Bursik «Dobbiamo rivedere le nostre attuali legislazioni, per esempio la direttiva sull’acqua, la politica agricola comune o il programma Natura 2000, per fare in modo che siano meglio preparati ai prossimi effetti del cambiamento climatico. Questo deve riflettersi anche nella maniera in cui sfruttiamoo le terre e nella gestione del territorio».

Oggi i ministri dell’ambiente dell’Ue hanno discusso dei negoziati per l’accordo climatico a Copenhagen e del finanziamento delle iniziative per ridurre le emissioni di gas serra .

«Pervenire a Copenhagen a un accordo sulla protezione del clima è una condizione fondamentale per la protezione del clima e per il nostro sviluppo economico – ha riassunto Martin Bursík – La discussione di oggi ha confermato che l’Ue gioca sempre un ruolo di leader nelle discussioni internazionali sul clima. I ministri europei dell’ambiente si sono riuniti a Praga perchè noi comunicassimo loro le informaszioni si progressi dei negoziati. Dobbiamo continuare a condurre il dibattito e ad assicurare il successo dei negoziati di Copenaghen per questo ambizioso accordo di cui abbiamo urgente bisogno, se vogliamo evitare le pericolose conseguenze del cambiamento climatico».

La presidenza di turno ceca dell’Ue sta conducendo negoziati bilaterali con India, Giappone ed Usa e colloqui multilaterali, gli ultimi dei quali si sono tenuti la settimana scorsa a Bonn: «Malgrado i problemi politici attuali nella Repubblica Ceca, la presidenza continuerà a condurre il dibattito su queste questioni fondamentali durante le riunioni delle Nazioni Unite o del G8 nei prossimi mesi - ha assicurato Bursík – E‘ assolutamente evidente che le economie che si sviluppano rapidamente, come quelle della Cina, dell’India o del Brasile, considerano il passaggio ad un economia a basse emissioni di carbonio come troppo esigente se non ricevono sostegni finanziari e tecnologici da parte del mondo sviluppato, in particolare dall’Ue, dagli Stati Uniti e dal Giappone e da altri Paesi».

I cambiamenti discussi dai ministrio sono sostanziali e richiederanno un’ampia cooperazione finanziaria, con investimenti per molte decine di miliardi di euro all’anno nei prossimi decenni. «Queste cifre possono sembrare molto elevate, ma bisogna rendersi conto che non si tratta che di una piccola parte di quel che spendiamo correntemente per il petrolio – ha concluso Bursík - L’Ue ha una posizione chiara: proponiamo un contributo giusto dell’Unione europea al finanziamento delle misure di adattamento e di riduzione delle emissioni come elemento dell’accordo di Copenhagen. Continuiamo a lavorare con i ministri delle finanze sui dettagli che secondo noi saranno suscettibili di segnare un reale successo per la riunione di dicembre a Copenhagen. Durante le ultime 10 settimane della sua presidenza, la Repubblica Ceca farà il suo massimo perché la presidenza svedese disponga di una base sulla quale appoggiarsi».

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