[02/04/2009] Comunicati

Wwf: speriamo che mozione eco-scettica di Dell’Utri sia solo incidente di percorso

LIVORNO. La politica italiana sembra quasi anestetizzata: la clamorosa mozione eco-scettica e Kyoto-scettica presentata da Dell’Utri, Nania e Poli Bertone proprio all’avvio della conferenza Onu sul clima a Bonn e alla vigilia di un G20 che, nolente e volente, del clima e dell’ambiente si trova costretto a parlare, è passata quasi sotto silenzio, come se si trattasse di folklore politico-parlamentare. Pensate solo se una cosa dal genere l’avesse fatta un alto esponente del partito di Sarkozy in Francia o un dirigente democristiano in Germania che putiferio sarebbe successo…

Oggi sul caso interviene il Wwf che evidenzia che «Per un Paese che si appresta ad ospitare due appuntamenti mondiali cruciali per il futuro della terra come il G8 Ambiente di Siracusa e il G8 della Maddalena, la giornata di ieri ha segnato un capitolo triste e preoccupante con l´approvazione al Senato di una mozione che nega l’impatto umano sui cambiamenti climatici. Avremmo auspicato di poterci presentare davanti ai partner mondiali con un biglietto da visita impeccabile, che rappresentasse la serietà, l’impegno e la concretezza di un Paese che vuole affrontare l’emergenza climatica».

Invece per gli ambientalisti «Ieri al Senato, dunque, si è tentato di negare che il cambiamento climatico nell’attuale accelerazione derivi per il 90% dalle attività umane, come documentato dal panel degli scienziati dell´Onu riuniti nell’Ipcc. Una posizione molto grave, antistorica, oscurantista che nasconde la volontà di favorire la sopravvivenza di un sistema d’interessi consolidati che non ha né capacità, né il coraggio per rinnovarsi e giocare la sfida dell’ efficienza e dell’innovazione. La mozione non e´ sfuggita agli osservatori internazionali e quindi rischia di gettare discredito sul ruolo della presidenza italiana per il G8, proprio in un momento cruciale e mentre il Presidente Obama ha chiesto all´Italia di ospitare il Forum delle Major Economies per facilitare il raggiungimento dell´accordo per fermare i cambiamenti climatici nel vertice. Sta ora al nostro Governo uscire nel migliore dei modi da questo “incidente di percorso” per assumere una posizione chiara e decisa, visto che anche i dati che provengono dal nostro territorio parlano chiaro e forniscono tutti gli elementi per poter imprimere una decisa sterzata al nostro paese».

E il Panda sottolineano una schizofrenia sempre più evidente fra gli atti politici e gli annunci e quello che poi il governo va a dire in Parlamento o in Europa: proprio ieri il sottosegretario Bertolaso ha detto in Senato: «La situazione del nostro Paese è sicuramente cambiata da un punto di vista climatico. Nel resto del Paese abbiamo dovuto affrontare tante altre situazioni soprattutto a livello marittimo dove notiamo cambiamenti nella fauna ed anche nella flora sottomarina derivanti da un innalzamento delle temperature dell´acqua. Più volte abbiamo ricordato che i fenomeni di precipitazioni violentissime estremamente localizzate, verificatisi nel corso degli ultimi anni nel nostro Paese, sono derivati sicuramente dall´arrivo di fronti freddi che si scontravano con situazioni marine, intorno al nostro Paese, di acqua particolarmente calda».

Poi Bertolaso, a nome dello stesso governo di cui fanno parte Dell’Utri e Nania e la Poli Bortone (che hanno avuto anche incarichi di governo) e che magari lo hanno anche applaudito, ha detto: «si tratta di situazioni che noi riconduciamo ai cambiamenti climatici e all´aumento delle temperature derivante da una serie di fenomeni naturali e probabilmente anche antropici».

Una posizione del governo che anche al Wwf appare contraddittoria: «Da un lato infatti si ritiene di non dover intervenire con incisive politiche di mitigazione per la riduzione delle emissione dei gas serra nonostante gli accordi internazionali sottoscritti anche dal nostro Paese; dall’altro si ammette una situazione che non ha precedenti e si evidenzia come le politiche di adattamento, cioè di gestione del territorio per meglio gestire le conseguenze dei cambiamenti climatici, non decollano e, anzi, vengono depotenziate con una progressiva riduzione dei finanziamenti. E così i piani di bacino, fondamentali per affrontare in modo sensato, organico ed incisivo le emergenze idriche, rimangono poco più che studi; un piano coste per la nostra fragile penisola, non esiste; il territorio viene costantemente invaso da insediamenti urbani ed industriali ed irrigidito, reso impotente a reagire ai cambiamenti in corso; e i sistemi naturali non sono oggetto di serie politiche di gestione e conservazione».

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