[18/05/2006] Consumo

Regioni biologiche, solo l´Emilia Romagna meglio della Toscana

FIRENZE. Con 8,32 punti è l’Emilia Romagna la Bioregione 2006 d´Italia, secondo la prima classifica del biologico in Italia realizzata dall’Associazione italiana per l’agricoltura biologica. Solo 0,32 punti la separano dalla Toscana, seconda con 8 punti. Sul terzo gradino del podio le Marche a quota 6,86. Ultima la Campania con 2,18 punti.

La ricerca fotografa la situazione dell’agricoltura biologica nel nostro paese con valutazioni sia quantitative che qualitative. «Si è tenuto conto – spiegano all’Aiab – perciò sia di parametri come la superficie coltivata a biologico, il numero di aziende agricole, di produttori e di importatori presenti sul territorio regionale, sia di elementi capaci di tratteggiare un profilo più approfondito di quale fosse la penetrazione della “realtà biologico” nella regione e nelle politiche dell’amministrazione regionale. In questo senso si sono valutati parametri con il numero di mense biologiche, di comuni ogm free, di agriturismi bio, di fiere e mercati tematici, ma anche se fossero state introdotte misure e politiche per il sostegno e la promozione dell’agricoltura biologica».

Il confronto tra superficie biologica e superficie coltivata complessiva, con una media nazionale del 7-8%, vede le bio-aziende di grandi dimensioni concentrate soprattutto nelle isole ed al sud, mentre al centro nord (Emilia, Marche, Trentino) è maggiore l’incidenza delle aziende bio, ma di dimensioni abbastanza ridotte. Gli operatori del biologico che sono anche trasformatori del prodotto sono a livello nazionale l’11%, concentrati maggiormente nelle regioni del nord. «Con questa ricerca – dichiara Andrea Ferrante presidente nazionale di Aiab – abbiamo voluto dare una descrizione inedita del biologico in Italia con l’obiettivo di mettere in evidenza pregi e difetti. Sebbene l’Italia sia il primo produttore biologico in Europa, tuttavia emerge con chiarezza il bisogno di un vero e proprio disegno strategico e l’applicazione di una specifica politica di sviluppo, anche con l’armonizzazione delle politiche fra le diverse regioni ed un migliore coordinamento nei diversi interventi. Servono poi obiettivi chiari come il 25% della superficie bio, garantire l’esclusione degli Ogm dalle nostre campagne, sviluppare una assistenza alle imprese dedicata per il consolidamento di filiere di commercializzazione e la certificazione del prodotto, sostenere nuove forme di commercializzazione con particolare attenzione al rapporto diretto tra produttore e consumatore, incentivare l´ingresso di giovani nel bio con politiche innovative di accesso alla terra».

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