[31/03/2009] Rifiuti

Stoccaggio scorie nucleari: non le vuole nessuno nemmeno nella Francia atomica

LIVORNO. Quando in Italia si parla di nucleare i contrari vengono ormai accusati di soffrire della sindrome Nymby, mentre i moderni ed efficienti francesi ne sarebbero immuni e tutto avverrebbe oltralpe in maniera armoniosa e pacifica, con sindaci e popolazioni felici di ospitare le scorie sotto il loro giardino.

A quanto pare non è proprio così: anche in Francia la realizzazione di nuovi siti per lo stoccaggio delle scorie nucleari (chiamati site d´enfouissement des déchets nucléaires faiblement radioactifs à vie longue - Favl) sembra essere ad un punto morto e il governo rimanda all’infinito l’annuncio dei nomi dei comuni candidati ad accoglierli, mentre sale l’opposizione nei centri potenzialmente interessati.

Le scorie saranno anche debolmente radioattive, ma la durata della loro tossicità raggiunge perfino i tre milioni di anni, le Favl non possono essere stoccate con gli altri tipi di scorie nucleari e per ora restano confinate in costose infrastrutture nei siti industriali nei quali sono state prodotte.

Si tratta di un problemino pesante almeno 60.000 tonnellate di scorie e di 23.000 tonnellate di grafite, al quale si deve dare una soluzione definitiva.

L´Agence nationale pour la gestion des déchets radioactifs (Andra) prevedeva la realizzazione di un sito di stoccaggio alla profondità di circa 50 metri sotto terra, in uno strato argilloso, per una spesa prevista di 200 - 350 milioni di euro. Però anche in Francia nessuno sembra più volere questo costoso regalo.

Nel giugno 2008 il governo francese aveva affidato all’Andra il compito di stilare una lista di comuni potenzialmente candidati, dopo uno studio geologico condotto insieme al Bureau de recherches géologiques et minières, l´Agenzia aveva individuato ben 3.115 municipalità alle quali è stato inviato un dossier informativo e di candidatura da restituire all’Andra. Il dossier garantiva una sostanziosa ricaduta economica per l’area che avrebbe avuto la fortuna di ospitare l’impianto nucleare, la creazione di posti di lavoro, il sovvenzionamento statale di infrastrutture… un po’ quello che secondo il nostro ministro Scajola farebbe accogliere con entusiasmo da molti comuni italiani che non vedrebbero l’ora di partecipare al nostro rinascimento nucleare.

Purtroppo per Sarkozy e per Scajola, molti comuni non sembrano proprio interessati nonostante gadget, perline e regalie, e non hanno nemmeno risposto all’appello. Secondo il Collectif contre l´enfouissement des déchets nucléaires (Cedra) solo una quarantina di comuni si sarebbe detta disponibile a prendere in considerazione l’ipotesi. Il 24 dicembre 2008, l´Agenzia ha dato al ministero dell’ecologia la lista dei comuni selezionati per condurre studi geologici precisi, prima della designazione finale che dovrebbe avvenire nel 2010.

Tutto a posto? No perché alla fine di gennaio la preoccupazione dei sindaci che si erano candidati è schizzata alle stelle quando un consigliere tecnico per il nucleare del ministero dell’ecologia ha spiegato che il loro parere sulla decisone finale del 2010 sarà puramente consultivo. Così Nicolas Lerouge, sindaco di Braux-Saint-Rémy, nella Marne, ha denunciato in una riunione al ministero «Il paradosso tra questa omertà e la promessa di trasparenza» ed oggi i suoi colleghi “disponibili” si sentono ingannati e presi in trappola e temono di non poter rifiutare più la realizzazione del sito delle scorie nucleari sul loro territorio. La rete "Sortir du nucléaire" dice che «Andra sta cercando di portare avanti il proprio progetto alle spalle della gente, in una totale mancanza di trasparenza. Tuttavia, consapevoli delle sfide, molti politici e molti comuni hanno già votato contro questo progetto».

Infatti i sindaci, pressati dai loro cittadini, pensano ormai di aver fatto un passo falso e il portavoce del Cedra, Michel Marie, non li aiuta certo girando il coltello nella piaga e sottolineando che il ministro dell’ecologia «Jean-Louis Borloo aveva chiesto all´Andra di condurre questa ricerca dei siti in maniera esemplare e trasparente! Ora, ad oggi non sappiamo ancora chi sarà chi è il candidato».

Nonostante questo i nomi e le cartine dei siti candidati ad ospitate le scorie nucleari circolano e finiscono addirittura sulle pagine dei giornali. Il Cedra denuncia «l´opacità con la quale è trattato il dossier. Perché lo Stato è molto in ritardo sul suo calendario, che prevedeva di rendere pubblica la lista dei comuni selezionati nel gennaio 2009.

Il Collettif sta dandosi da fare nei dipartimenti dalla Meuse, di Lot, della Marne e dei Vosges, dove si troverebbero i comuni potenzialmente interessati ed organizza dibattiti pubblici ai quali l’Andra rifiuta regolarmente di partecipare. Michel Marie porta ad esempio quello che è successo a Soulaine, il centro di stoccaggio dell’Aube realizzato nel 1992: «Ci avevano promesso che non ci sarebbe stata nessuna perdita, e invece una fuga dal sito di compattazione è stata rilevata tre anni dopo l´apertura! Oggi sentiamo lo stesso discorso, ma chi ci dice che non succederà la stessa cosa?»

Quanto alle eclatanti promesse economiche, ormai lo scetticismo regna sovrano: «Questo potrà essere sul breve periodo, ma che dire delle conseguenze di immagine per il comune e per la sua attrazione turistica?».

Improvvisamente i sonnolenti Paesi che aspettavano senza troppi patemi il nucleare si sono svegliati e, Nimby o non Nimby, la mobilitazione crescente dei cittadini sta dando i suoi frutti e si sta amplificando a macchia d’olio, tanto che diversi sindaci hanno ritirato la loro candidatura per non perdere la poltrona.

«Non dobbiamo metterle da qualche parte, dobbiamo fare qualcosa!», dice il Cedra. Ma il problema dello stoccaggio sparso dei Favl sta diventando troppo costoso anche per la sovvenzionatissima industria nucleare francese, ed anche se per Lerouge e Marie, sotterrare le scorie «Non è una soluzione perché una volta sepolte non torneranno indietro» e quindi chiedono di lasciarle in superficie «qualunque sia il costo» e di finanziare massicciamente la ricerca per arrivare a neutralizzare la loro radioattività. Peccato che la maggior parte dei fisici consideri questo oggi impossibile. Anche in Francia il dilemma delle scorie resta insoluto.

Torna all'archivio