[30/03/2009] Rifiuti

Bonifiche siti industriali inquinati: cucù e i tre miliardi di euro non ci sono più...

LIVORNO. Giovedì si è tenuta, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, una riunione del Comitato di Sorveglianza del programma straordinario nazionale per il recupero economico e produttivo dei siti industriali inquinati. Il Comitato in cui stanno dentro tutte le autorità istituzionali che lavorano per far partire il programma nazionale per far partire i progetti di bonifica nei siti di interesse nazionale laddove esistono già avviati progetti di rilancio industriale.

Per questi siti era stata prevista una dotazione di 3 miliardi di euro, stabilita da una delibera Cipe nella fase di avvicendamento tra il governo Prodi e l’attuale, confermata dal ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, ma fortemente decurtata da una recente delibera Cipe; tanto da creare malumori nel Ministero dello Sviluppo, che avevano indotto il ministro Scajola a disertare il Consiglio dei ministri (che si era tenuto subito dopo) e in cui quei fondi sono stati allocati alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio.

Del fondo iniziale per avviare il programma nazionale, che sfruttando l’opportunità offerta dall’articolo 252 bis, (inserito nella revisione del testo unico 152/2006) di accelerare le bonifiche laddove è già prevista una successiva fase di reindustrializzazione, sembrano rimasti poco più di 1 miliardo ma ancora non è stato aperto un capitolo di spesa specifico.

E proprio il tentativo di cominciare a fissare un fondo minimo per aprire la posta sembra essere la logica che ha portato il Comitato di Sorveglianza a richiedere, alla riunione di giovedì, le risorse necessarie per far partire tre progetti, immediatamente cantierabili, autorizzando la spesa di 50 milioni di euro per la bonifica dei siti di Fidenza (sito di interesse nazionale) con una dotazione finanziaria di 4 milioni di euro; Massamortara (Umbria, sito di interesse regionale) con un finanziamento di 2,5 milioni di euro e Ravenna (sito di interesse regionale) con 23 milioni di euro, mentre i rimanenti 21,5 milioni andrebbero per coprire spese di assistenza tecnica.

Su questi siti, che fanno parte di un primo elenco di 60, è già terminata la fase istruttoria, in cui sulla base di criteri specifici, le regioni avevano fornito la lista dei siti su cui far partire i progetti di bonifica e di reindustrializzazione, e su cui erano già state espletate le verifiche, arrivando ad individuare per ogni regione un primo ed un secondo sito da mettere nell’elenco dei prioritari, così da raggiungere un elenco di 26 aree: 18 al centro nord, 8 nel mezzogiorno.

In questo elenco di 26 stanno i tre siti per cui è stata richiesta l’immediata dotazione di 50 milioni per far partire i progetti, motivata dal fatto che le aziende sarebbero già in possesso dei progetti esecutivi e quindi i previsti accordi di programma, tra amministrazioni statali, regionali, locali ed aziende, potrebbero essere firmati da subito così da far partire i lavori.

Anche Piombino e Massa, entrambi siti d’interesse nazionale, rientrano in questo elenco di 26 prioritari, ma a quanto pare dovranno attendere assieme agli altri che si sblocchi la situazione, per sapere se e quanti fondi ci saranno e quando potranno essere utilizzati.

Sempre che la richiesta del comitato, di allocare intanto quei 50 milioni, venga accolta e che questo serva almeno ad aprire il capitolo di spesa. Certo è che trattandosi di due siti regionali e uno nazionale ed essendo dislocati in sole due regioni del centro (Emilia Romagna e Umbria) l’impresa potrebbe trovare non pochi ostacoli. Il fondo iniziale, infatti, assegnava il 60% circa delle risorse alle regioni del mezzogiorno.

E a quanto sembra non gode nemmeno di un clima disteso e d’intesa tra i due ministeri (Ambiente e Sviluppo) che potrebbero avere un ruolo importante per sbloccare la situazione, che al momento, quindi, appare ancora congelata.

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