[30/03/2009] Consumo

Rendita capitale e lavoro in Toscana (1)

FIRENZE. La crisi dà i primi effetti in Toscana: calo delle presenze turistiche, aumento CIG, ristrutturazioni, chiusure e licenziamenti in aziende medio/grandi e indotto, perdita di fatturato nell’artigianato dal -1,4% del 2007 al -7,3% del 2008, perdita nell´export manifatturiero pratese: IV trimestre 2008 -10,9% rispetto allo stesso trimestre del 2007, ecc.
Intanto le politiche nazionali favoriscono, anche nel corso della crisi, i redditi alti.

Anche in Toscana ci sono sintomi che redditi e ricchezza stiano tornando a una forma a piramide da quella a “pera” che si era formata negli ultimi decenni. Ma già nel 2002 il grosso del reddito equivalente da lavoro e pensione era concentrato tra i 10 e i 20 mila € e nella distribuzione del reddito familiare al decimo decile di operai andava 453 ml di €, al corrispondente livello degli autonomi 6.204 ml. Va tenuto presente che nel 2001 gli operai erano 611.000 e i lavoratori autonomi 461.000 (compresi imprenditori e liberi professionisti -118.000-).

Il totale operai aveva un reddito (primario netto) di 15.328 ml di €, il complesso della classe media impiegatizia più dirigenti e lavoratori in proprio, circa 730.000 persone, ne aveva 29.152 ml: quasi lo stesso numero di persone percepiva il doppio del reddito degli operai. Questo dice tante cose sui comportamenti sociali, di consumo e anche nei confronti della crisi.

E se la Regione minaccia di portare il “Piano casa” davanti alla Corte Costituzionale, bisogna interrogarsi su due aspetti strettamente collegati. Il primo: pur in presenza di buone regole urbanistiche e del territorio, negli ultimi 20 anni, in Toscana, si è costruito molto, anche per effetto di piani strutturali fortemente sovradimensionati a breve termine (Irpet, 2007), che hanno aggravato le condizioni ambientali dei centri urbani e della “campagna urbanizzata”.

Ciò ha favorito la rendita e non gli investimenti produttivi. Il secondo: è prevalente la proprietà della casa (il 72% delle famiglie contro il 17% in affitto -dato nazionale 20%-) e sarà difficile arginare la marea di piccoli e grandi interventi “fai da te”. Infatti sulla rendita, anche in Toscana, si è strutturato consenso sociale e politico, si è distribuita ricchezza verso l’alto. Non c’è stato il necessario riequilibrio di reddito ai fini di mobilità e dinamicità sociali e degli investimenti nei settori più avanzati: tecnologici, energetico, ambiente, ricerca.

La rendita ha distolto risorse dal lavoro, che ancora nel 2004, fu calcolato su dati del censimento 2001, circa il 50% delle forze di lavoro in Toscana apparteneva a professioni ad alto contenuto di conoscenza e capacità (ad elevata specializzazione, tecnici e intermedi, artigiani ed operai specializzati, conduttori di macchinari, ecc.) che invece sono state sfavorite dal punto di vista del reddito, trasformate spesso in lavoro precario, che hanno visto scomparire sedi e luoghi di ricerca.

(1. continua)

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