[27/03/2009] Comunicati

Stiglitz: per uscire dalla crisi G197 e governo democratico globale dell’economia

LIVORNO. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, il 25 marzo aveva chiesto ai Paesi del G20 di pensare anche alla solidarietà con gli altri popoli del mondo durante il summit di Londra del 2 aprile sulla crisi finanziaria mondiale ed aveva avvertito il premier britannico Gordon Brown che «la crisi economica continua a crescere e minaccia di trasformarsi in instabilità politica con disordini sociali in numerose regioni del mondo. Questa crisi non deve erodere i progressi compiuti verso la realizzazione degli Obiettivi del millennio per lo sviluppo».

Una preoccupazione forte che è riecheggiata nelle parole che il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz (nella foto) ha detto all’Assemblea generale dell’Onu presentando una serie di proposte di riforma del sistema economico mondiale, tra le quali la destinazione dell’1% dei fondi dei Piani di rilancio mondiali ai Paesi in via si sviluppo, alla lotta alla povertà ed al rafforzamento della domanda mondiale.

La Commissione di esperti diretta da Stiglitz, fortemente volute dal presidente dell’assemblea generale dell’Onu, il nicaraguense e sandinista Miguel D´Escoto, raccomanda «l’attribuzione di risorse senza condizioni, contrariamente alle pratiche passate e e che il Fondo monetario internazionale (Fmi) raddoppi i diritti speciali di prelievo disponibili per i Paesi più duramente colpiti per raggiungere i 42,8 miliardi di dollari».

Stiglitz ha anche proposto un nuovo sistema di riserve finanziarie mondiale che possa contribuire alla stabilità ed all’equità economica ed ha raccomandato «una risposta globale alla crisi che inglobi non il G7 o il G8 o il G20, ma il G192», cioè tutti gli Stati che aderiscono all’Onu.

La Commissione Stiglitz ha proposto un nuovo Consiglio di coordinamento economico mondiale eletto e rappresentativo, che si riunisca a livello di capi di Stato ogni anno per valutare e coordinare le politiche planetarie. «Questo rappresenterebbe un’alternativa democratica al G20» e, aggiungiamo noi, alle politiche neoliberiste imposte dal Fondo monetario e dalla Banca mondiale ai Paesi in via di sviluppo e a quelli post-comunisti che sono state una delle cause principali dell’incendio speculativo che ha portato all’attuale crisi.

Stglitz ed i suoi esperti suggeriscono di creare un’Autorità di regolamentazione finanziaria mondiale ed un’Autorità mondiale per la concorrenza, responsabili davanti al Consiglio di coordinamento per l’armonizzazione dei regolamenti e per stabilire un contrappeso alle multinazionali che minacciano la concorrenza.

La commissione Stiglitz propone nuove facilitazioni per il credito internazionale, offrendo un credito senza condizioni, più rappresentativo dei Paesi donatori e più sensibile alle preoccupazioni dei Paesi in via di sviluppo».

Le raccomandazioni sono state presentate nel corso del dibattito che si chiude oggi all’Onu e che serve a preparare la Conferenza internazionale sulla crisi finanziaria ed economica mondiale ed il suo impatto sullo sviluppo che si svolgerà dal primo al 3 giugno a New York.

Intanto, Ban ki-moon ha inviato una lettera ai dirigenti del G20 dove scrive: «Se non rispondiamo in maniera coraggiosa e prestando attenzione ai bisogni delle persone vulnerabili, una recessione severa e prolungata potrebbe avere delle profonde conseguenze per la sicurezza e la stabilità di noi tutti. Abbiamo bisogno di un vero piano di rilancio mondiale. Le Nazioni Unite hanno stimato che il finanziamento totale necessario per aiutare i Paesi in via di sviluppo a superare la crisi è almeno di 1.000 miliardi di dollari per il 2009 e il 2010. Benché si tratti di una somma importante, l´essenziale potrebbe essere mobilitato attraverso meccanismi ed istituzioni esistenti. Apportando sostegno, voi sosterrete l´economia mondiale, la nostra stessa crescita e la stabilità mondiale».

Secondo Ban Ki-moon un quarto della somma sarebbe necessaria per proteggere i Paesi e le popolazioni più vulnerabili, altri fondi sarebbero necessari per combattere Aids, malaria, tubercolosi. Un altro 25% dei finanziamenti dovrebbe andare ai Paesi in via di sviluppo per investimenti a lungo termine in infrastrutture, sanità e adattamento ai cambiamenti climatici.

500 miliardi di dollari dovrebbero essere destinati a colmare i problemi di liquidità monetaria e per permettere un flusso monetario che eviti un inasprimento della crisi che porterebbe a rivolte dei poveri con ricadute incalcolabili e che ora, a crisi ormai “depositata” e introiettata nei Paesi ricchi cominciano a fare davvero paura, perché nulla è meno gestibile della disperazione dei miserabili e degli affamati che sanno di essere vittime di ingiustizie.

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