[27/03/2009] Parchi

Cambiamenti climatici e coralli: un documentario svela i segreti di questo termometro naturale

LIVORNO. Si parla sempre più spesso dei cambiamenti climatici e degli effetti che questi potranno avere sulla biodiversità terrestre, sulle biocenosi marine e sulle popolazioni.
Ma spesso questi scenari derivano da studi effettuati su aree del pianeta molto lontane dai nostri areali di riferimento con la conseguenza che gli effetti rischiano di essere visti come probabilità remote o che le trasposizioni alle nostre latitudini possano arrivare a prefigurare situazioni ben diverse da quelle che potrebbero essere realmente verificabili.

Gli studi sugli effetti del riscaldamento globale negli oceani sono stati possibili, infatti, grazie alla presenza di reef corallini, che costituiscono gli indicatori alle latitudini tropicali e subtropicali per ricostruire le variazioni del livello del mare e della temperatura superficiale dell’acqua. I coralli sono infatti termometri di grande precisione, dal momento che i rapporti fra gli elementi chimici che ne formano lo scheletro spesso non sono casuali, ma seguono la temperatura che ha il mare durante la loro crescita.

A causa della mancanza di archivi naturali, quali le barriere coralline, è sempre stato difficile, invece, ricostruire il clima del Mediterraneo per il periodo precedente l’avvento delle misure strumentali.

Per supplire a tale carenza, e in mancanza di grandi barriere coralline, un team di ricercatori internazionali, guidato da Sergio Silenzi dell’unità Cambiamenti climatici globali e studi costieri dell’Ispra, si è dedicato alla studio di organismi endemici del nostro mare, scoprendo come nello scheletro di un piccolo corallo, la Cladocora caespitosa, sia scritta la storia delle temperature del Mediterraneo degli ultimi secoli.

I risultati di queste ricerche sono stati raccontati dal regista Marco Pisapia nel documentario Med Archives - the history of climate in a coral skeleton, in un dvd distribuito in allegato alla rivista Studi Costieri, del gruppo nazionale per la ricerca sull’ambiente costiero e diretta da Enzo Pranzini, del dipartimento di Scienze della terra dell’università di Firenze.

Il dvd contiene anche altri due documentari: T Med, che racconta come sia possibile ricostruire gli antichi livelli del mare studiando la distribuzione dei reef a vermetidi, e A Boiling sea, che tratta del problema dell’innalzamento del livello marino e delle sue conseguenze sulla gestione della fascia costiera. Nella rivista, in distribuzione in questi giorni, compare anche un articolo scientifico che fa il punto sulla ricerca di nuovi archivi naturali per lo studio delle variazioni climatiche nel Mediterraneo.
Ricerche e risultati di grande valore scientifico e importanti per capire meglio gli effetti del global warming sul Mediterraneo, ma anche per il valore divulgativo.

Per questo aspetto il film Med archives è stato insignito del premio per il miglior documentario professionale, nell’ambito del 5° Eastern mediterranean international underwater photograpy & film festival, che si è svolto a Famagusta (Cipro) dal 19 al 21 marzo, e a cui hanno partecipato 48 film provenienti da tutto il mondo.

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