[26/03/2009] Parchi

Caccia: nuovo blitz in Senato contro le norma europee, si rischia il caos giuridico

ROMA. Il Senato ha approvato un emendamento filocaccia nel disegno di legge sugli obblighi comunitari del nostro Paese che ora è all’esame della Camera. I senatori Carrara e Vetrella del Pdl hanno presentato un emendamento “avvelenato”, completamente estraneo alla procedura d’infrazione sulla caccia avviata dall’Ue contro l’Italia), che cancella dalla legge 157/92 l’arco temporale massimo tra il primo settembre e il 31 gennaio entro cui possono essere autorizzate le deroghe regionali alla stagione venatoria.

Per 11 associazioni ambientaliste e animaliste si tratta di «Un blitz che ha il sapore di una vera e propria truffa all’Unione europea e al 90% degli italiani, che è contro ogni ipotesi di allungamento della stagione venatoria».

Gli ambientalisti si riferiscono ad un recente sondaggio che vede la stragrande maggioranza degli italiani, anche gli elettori del Pdl e della Lega, contrari alla caccia e soprattutto ad ogni sua ulteriore facilitazione ed estensione. Il voto del Senato fa finta che l’Italia non sia già sotto procedura di infrazione per non aver recepito alcuni unti fondamentali della direttiva Uccelli, tra i quali l’esplicito divieto di caccia durante i periodi di riproduzione e migrazione., anzi, invece di intervenire per adeguare la normativa italiana alla direttiva Ue i sanatori hanno approvato un testo che attirerà sull’Italia le ire di Bruxelles e renderà certa l’imminente condanna europea.

«Si tratta, con tutta evidenza, di un attacco al cuore stesso della legge 157/92 – dicono unite le 11 associazioni - con il chiaro intento di allungare i tempi di caccia. Un blitz messo in atto in sordina mentre la Commissione ambiente del Senato discute di riforma della legge sulla caccia, in netto contrasto con la sensibilità degli italiani, di destra e di sinistra, che al 90% si oppongono drasticamente ad ogni ulteriore allungamento della stagione venatoria. Oltre alla gravità della forzatura culturale e politica dell’atto, che manomette l’unica legge italiana di tutela della fauna selvatica, va evidenziato che la situazione che verrebbe a determinarsi, qualora alla Camera il testo non fosse corretto, sarebbe quella di un vero e proprio caos in tutte le regioni, con ricorsi, pressioni e contenziosi senza fine. Ma c’è anche un aspetto che, visto l’intento filo venatorio dell’accaduto, è senz’altro paradossale: cancellato dalla legge 157/92 il riferimento al primo settembre come termine massimo per anticipare la caccia, salta di conseguenza la base normativa per le pre-aperture della stagione venatoria. I termini per la stagione di caccia restano così quelli espressamente previsti dal comma 1 dell’articolo 18, e cioè la terza domenica di settembre e il 31 gennaio».

«La caccia in pre-apertura – proseguono - diventerebbe dunque una deroga strutturale ai tempi dettati dall’articolo 18, attivabile solo con procedure complesse e di difficilissima attuazione. Considerando infine gli altri emendamenti contestualmente approvati in Senato, in recepimento direttiva comunitaria a partire dall’obbligo di garantire soddisfacente conservazione agli uccelli selvatici, sarà necessario e urgente operare una verifica sullo stato di molte specie di uccelli e procedere alla loro esclusione dalle liste delle specie cacciabili. Resta tuttavia l’estrema gravità della manomissione della legge, testimonianza di una deriva estremista che, a fronte delle grandi ed inevitabili difficoltà incontrate dal disegno di legge Orsi e dagli altri ddl di liberalizzazione della caccia, ha spinto i sostenitori di “caccia selvaggia” a tentare scorciatoie e altri espedienti. Ora intervenga con urgenza il Governo e sostenga le opportune correzioni al testo alla Camera, al fine di dare le giuste risposte all’Europa e ripristinare il patto firmato con la legge 157. Ma al Governo, a questo punto, chiediamo di assumere una posizione netta contro la gravissima deriva di estremismo venatorio che in parlamento in modo irresponsabile si sta assecondando, contro il volere della grande, grandissima maggioranza degli italiani».

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