[26/03/2009] Comunicati

Bramerini sull´Arpat: cambiamento obbligato, concertato e migliorativo

FIRENZE. Pochi giorni fa la Giunta Regionale ha presentato in Consiglio la nuova proposta di legge di riforma dell’ARPAT. Dispiace oggi leggere polemiche che sembrano avere poco a che fare con i contenuti reali di questa proposta. Dispiace in particolar modo, come nel caso dell’articolo di Renato Cecchi pubblicato su Greenreport (vedi link), che queste critiche provengano da una parte del mondo dell’Associazionismo Ambientalista, che è stato più volte coinvolto nella fase di stesura della norma e che alla consultazione in Commissione Consiliare ha espresso un parere di formale apprezzamento del testo presentato.

Come più volte ribadito, e sostenuto dalla stessa ARPAT, l’opportunità di una nuova legge nasce innanzitutto dal profondo mutamento dello scenario di riferimento, nazionale ed internazionale, ma anche dalla necessità di affrontare criticità emerse nel raggiungimento degli obiettivi di protezione ambientale riconosciuti dalla stessa Agenzia. Si è messo mano alla norma espressamente per questa esigenza, in alcun modo volendo ridurre o limitare la terzietà dell’Agenzia, la cui autonomia giuridica, tecnico-scientifica, organizzativa, amministrativa e contabile è stata anzi ribadita. Piuttosto, si è inteso inserire l’Agenzia all’interno delle disposizioni del nuovo Statuto Regionale: ma questo è semplicemente inevitabile se si vuole rispettare il modello disegnato dalla Carta Fondamentale della nostra Regione.

L’obiettivo principale della Giunta nella formulazione del nuovo testo è stato quello di rispondere alle sempre maggiori richieste del cittadino che pretende un sempre maggiore controllo del territorio, una risposta più veloce ed efficiente rispetto alle situazioni di criticità, un maggiore monitoraggio della matrici ambientali. Tutela dell’Ambiente e della Salute Umana sono al centro della riforma e diverse interpretazioni potrebbero apparire dietrologiche. Nessuno vuole fare dell’Agenzia un “soggetto funzionale” alle competenze della Regione. La proposta di legge intende ribadire e rafforzare il concetto che le attività prioritarie di ARPAT devono essere orientate al controllo e monitoraggio ambientale, ad una presenza certa e costante sul territorio.

Nello stesso articolo si polemizza sul fatto che il “Catalogo delle attività” possa divenire strumento per limitare l’autonomia dell’Agenzia. Dispiace anche in questo caso dover sottolineare una poco attenta lettura della norma. Innanzitutto il Catalogo è definito dalla stessa ARPAT e non viene approvato annualmente, come sostenuto, ma modificato solo per cambiamenti della normativa di riferimento. Il Catalogo definisce i livelli essenziali di tutela ambientale elencando le attività che l’Agenzia è chiamata a svolgere istituzionalmente per previsioni di norma nazionali e regionali, o di Piani e Programmi, e non si comprende come uno strumento come questo, che nasce per rispondere ad esigenze di trasparenza verso istituzioni e cittadini, oltre che di razionalizzazione della spesa (legando le prestazioni a dei costi, e quindi ad un equo finanziamento), possa essere letto come il modo “per chiudere la strada a nuove acquisizioni dovute all’evoluzione tecnologica e sociale”.

Sul Catalogo preme anche sottolineare che la legge prevede che esso sia approvato, ripeto su proposta di ARPAT, seguendo una lunga procedura che coinvolga anche le Conferenze Provinciali e Regionale in cui, proprio in questo nuovo testo, si è voluto inserire la presenza, oltre che dei soggetti istituzionali, anche di rappresentanti delle organizzazioni economiche e sociali della Toscana, tra cui le associazioni ambientaliste, che fino ad oggi ne erano escluse. Per quanto riguarda il ruolo e le competenze del Consiglio, anche in questo caso la legge si muove nel rispetto delle disposizioni presenti nello Statuto regionale.

A dimostrazione in realtà che la Giunta non ha alcuna intenzione di limitare le attività dell’Agenzia ma anzi, al contrario, di valorizzare il suo ruolo centrale nella Protezione dell’Ambiente basti una sola considerazione: da dati di ARPAT risulta che nel 2007 i ricavi dell’Agenzia sono risultati pari a € 60.015.139 con i finanziamenti regionali (si segnala il contributo aggiuntivo straordinario di €4.800.000) aumentati di circa il 10% rispetto al 2006, arrivando a costituire il 90,58% del totale. In questa legislatura quindi i finanziamenti regionali ad ARPAT non sono diminuiti ma anzi aumentati. Finanziamenti che hanno anche ripianato i disavanzi accumulati dall’Agenzia fino al 2005. Il Catalogo delle Attività ha il compito di razionalizzare tale finanziamento annuale offrendo alla Agenzia una maggiore certezza di bilancio proprio per limitare la discrezionalità regionale nella definizione delle risorse.

Infine, si ricorda che elaborazione dati, informazione e conoscenza ambientale rimangono a pieno titolo competenze agenziali, nonché la collaborazione con altri enti pubblici anche di ricerca. Quel che si è inteso limitare sono le attività di educazione ambientale e formazione non perché non le si ritengano importanti, ma perché si ritiene che esse possano essere svolte proficuamente a livello di amministrazione regionale e di enti locali, focalizzando invece le attività agenziali in quelle di controllo e monitoraggio delle matrici ambientali che solo ARPAT può svolgere.

*Assessore Regionale alla Tutela Ambientale e all’Energia

Devo precisare che non ho più alcuna reponsabililtà in quelle associazioni ambientaliste (ALT e Legambiente) che l´assessore cita come informate perchè partecipanti al tavolo di concertazione. Perciò quello che dico è espressione solo di opinioni personali formate sulla base di ciò che si legge sulla stampa come ogni comune cittadino. Renato Cecchi

Torna all'archivio