[25/03/2009] Urbanistica

E’ in degrado il 24% dei suoli del pianeta (non il 15%)

LIVORNO. Le stime fino ad ora disponibili ritenevano che il 15% dei suoli del pianeta fosse in degrado, ora lo studio “Proxy global assessment of land degradation” pubblicato da “Soil use and management” fa schizzare questa percentuale al 24%, con grosse conseguenze per la salute e la produttività dei suoli agricoli.

Una notizia pessima per un mondo sempre più popolato, con sempre meno terre arabili a disposizione e che punta ad incrementare le rese di terreni coltivabili che ora scopriamo più vulnerabili di quanto pensassimo.

Il degrado dei terreni, cioè il peggioramento della qualità di suolo, vegetazione ed acqua, è un indicatore importante, ma fino ad oggi mancavano stime a livello globale, anche se era evidente che nei Paesi in via di sviluppo, in quelli toccati di più dai cambiamenti climatici e nei territori occupati dall’agricoltura intensiva di tipo industriale, qualcosa stava succedendo, e non andava certo nella direzione della sostenibilità e della salute dei servizi ecosistemici.

Per 30 anni la Bibbia del settore è stato il “Global assessment of soil degradation”, uno studio che raccoglieva i lavori dei ricercatori sparsi nei vari Paesi, ma che evidentemente non costituiva che un puzzle al quale mancavano molte tessere. Purtroppo il degrado reale dei suoli sembra molto più esteso.
Lo studio dalla Isric - World soil information, una fondazione indipendente fondata dal governo olandese e che lavora a stretto contatto con la Wageningen university and research centre, è firmato da David Dent e dai suoi colleghi Bai, Schaepman e Olsson, si basa sia su una nuova raccolta di dati che su immagini satellitari, e le cartografie allegate lasciano davvero poco spazio all’immaginazione.

Dent sottolinea che «Il nostro studio mostra l´estensione e la severità del degrado misurandolo in termini di perdita di produttività primaria netta. Un quarto della popolazione mondiale dipende da queste aree che si stanno degradando. Le aree messe peggio sono quelle dell´Africa a sud dell´Equatore, dove Congo, Zaire, Guinea Equatoriale, Gabon, Sierra Leone e Zambia sono degradate al 50%, oltre allo Swaziland dove il degrado riguarda ben il 95% cento del territorio. In Asia, il primato negativo spetta a Myanmar, Malaysia, Thailandia, Laos, Corea e Indonesia. In termini di popolazione rurale colpita i numeri più elevati riguardano la Cina, con circa mezzo miliardo di persone, India, Indonesia, Bangladesh e Brasile. I paesi solitamente più sospettati, come quelli del Sahel e dell´area mediterranea sono molto meno colpiti di questi».

La perdita di biomassa e produttività planetaria sembra evidente e lo studio fa notare che le conseguenze sul futuro di questa nuova valutazione del degrado dei suoli sono ancora tutte da valutare, ma che comunque occorre prepararsi in fretta a profonde modifiche nell’utilizzo della terra ed a mettere in piedi nuovi modelli di salvaguardia di questa risorsa sulla quale si bassa la vita dell’umanità.

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