[24/03/2009] Parchi

Blitz di Greenpeace a Ravenna e a Roma: no legname illegale per metrò romano

LIVORNO. Greenpeace colpisce ancora con due blitz, stavolta nel mirino degli ambientalisti c’è il legno illegale liberiano che secondo loro potrebbe finire nei lavori di manutenzione e ampliamento delle metro A e B di Roma. «C’è un carico di legname sporco di sangue nel porto di Ravenna. Il legno si chiama azobè ed è stato tagliato illegalmente in Liberia per finanziare una guerra civile. Oggi rischia di essere utilizzato per la manutenzione della metropolitana di Roma» dice Greenpeace che ha effettuato un doppio blitz, al porto di Ravenna e alla metro Colosseo di Roma, per denunciare il tutto: «Il nostro paese, quale principale porto d’ingresso di legno illegale in Europa, ha il dovere di fermare questo scempio e promuovere soluzioni adeguate».

I climbers e i volontari di Greenpeace hanno srotolato alla stazione metro del Colosseo a Roma un enorme striscione con su scritto “African forest destruction sponsored by Metro” con l’intento di infornare i romani che c’è il concreto pericolo che «per i lavori di ristrutturazione e ampliamento della metropolitana di Roma si usi legno illegalmente tagliato in Liberia».

Intanto al porto di Ravenna gli attivisti hanno marchiato il legname con il timbro "forest crime", e poi si sono poi incatenati, chiedendo l’intervento del Corpo Forestale dello Stato e dell’ente certificatore Fsc. Greenpeace spiega che «La maggior parte del carico, giunto a Ravenna, è stato acquistato dall’azienda Interwood Srl, che ha recentemente vinto un appalto di 720 mila euro con MeT.Ro Roma Spa, l’azienda responsabile della gestione e dell’ampliamento della metropolitana di Roma. Interwood, informata da Greenpeace, si è dimostrata disponibile a un incontro per dare spiegazioni e stabilire un dialogo».

La cosa, se confermata, sarebbe abbastanza clamorosa, visto che il comune di Roma aderisce al progetto di Greenpeace “Città amiche delle Foreste” e avrebbe dovuto, secondo quanto sottoscritto, «dare indicazioni ai dipartimenti competenti affinché nei capitolati per la fornitura di prodotti in legno e derivati sia previsto l’obbligo per le aziende interessate, di dotarsi di un sistema internazionale accreditato di certificazione ambientale, al fine di garantire il rispetto di criteri di gestione sostenibile delle aree forestali e l’adozione di procedimenti produttivi rispettosi dell’ambiente». L´utilizzo di legname di provenienza illegale metterebbe in discussione gli impegni del Comune di Roma.

Chiara Campione, responsabile della campagna foreste di Greenpeace Italia, spiega che «Il legno che potrebbe finire nei binari nella nostra metro è senza dubbio illegale. Ha alimentato distruzione, guerra e cambiamenti climatici per questo motivo chiediamo formalmente alla MeT.Ro spa di impegnarsi a riformulare il bando vinto da Interwood e dimostrare inequivocabilmente che il legno illegale arrivato a Ravenna non verrà utilizzato in alcun modo per i nostri trasporti pubblici. Amiamo la metropolitana ma non possiamo credere che la si voglia costruire deforestando l´Africa e il Pianeta. Diteci che non è vero».

Nonostante tutte le assicurazioni e gli impegni, i porti italiani restano uno dei punti di ingresso più importanti del legno illegale in Europa. «Per questo motivo - dice Greenpeace - il nostro Paese ha l’obbligo morale di assumere un ruolo determinante nel promuovere soluzioni adeguate. L’Italia deve ripagare il suo debito destinando almeno 4 miliardi di euro entro il 2020, a un fondo per aiutare i paesi in via di sviluppo, inclusa la Liberia, a difendersi dai cambiamenti climatici e a ridurre le loro emissioni di gas serra proteggendo le loro foreste».

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