[20/03/2009] Parchi

All’Elba un progetto per salvare balestrucci, rondini e rondoni

PORTOFERRAIO (Livorno). Legambiente Arcipelago Toscano ed Enpa hanno scelto il 21 marzo, il giorno in cui inizia la primavera, per lanciare il progetto “Premiamo le Case delle Rondini” che dovrebbe vedere la partecipazione anche del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.

Il progetto prevede di premiare i cittadini sia singoli che gestori di servizi pubblici che abbiano accettato o favorito la nidificazione di rondini, balestrucci o Rrndoni in strutture abitative private o pubbliche come residenze municipali, alberghi, bar, ristoranti e cercherà di coinvolgere in un “censimento” delle case delle rondini scuole, insegnanti, ragazzi e genitori.

«Gli organizzatori, divisi in gruppi – spiega Francesco Mezzatesta, che ha preparato la bozza del progetto che verrà definita nei prossimi giorni in un incontro - effettueranno sopralluoghi nei comuni interessati segnalando ad una giuria individuata a priori le abitazioni di privati, le strutture alberghiere o di ristorazione che avranno maggiormente presenti nidi delle tre specie importanti specie di “mangiainsetti” che sono rondine, balestruccio e rondone. Allo stesso tempo i possessori di nidi potranno a loro volta segnalare alla giuria i nidi da loro ospitati chiedendo un sopralluogo e candidandosi alla premiazione».

«Rondini e rondoni sono gravemente minacciati dalla distruzione dei loro nidi – dice Nicoletta Affini, dell’Enpa Isola d’Elba – Ogni primavera Enpa e Legambiente ricevono segnalazioni di persone che assistono impotenti alla distruzione di nidi di balestrucci e rondoni, anche se queste specie sono protette e se esistono soluzioni facili da mettere in atto per convivere con questi magnifici animali. In primavera, al loro ritorno all’Elba, spesso le rondini e i rondoni si ritrovano senza nido a causa di lavori sui tetti o le facciate degli edifici, ma spesso perché i proprietari degli immobili distruggono i nidi per evitare “fastidi” e sporco».

Umberto Mazzantini, portavoce di Legambiente Arcipelago Toscano, spiega che «Non mancano, come avvenuto a Campo nell’Elba, segnalazioni di distruzione di nidi di balestrucci addirittura mentre queste piccole rondini sono in piena nidificazione e, nonostante questi uccelli siano protetti dalla legge e siano sempre di meno nei nostri cieli, nessun comune ha messo nei suoi regolamenti edilizi forme di protezione per rondini e rondoni. Eppure oggi la salvaguardia di questi migratori simbolo della primavera è sempre più indispensabile. La distruzione dei nidi, I pesticidi e la profonda alterazione del loro habitat sono la principale causa del loro declino che ha spopolato anche il cielo elbano di questi animali prima numerosissimi».

«Esistono soluzioni per facilitare una coabitazione armoniosa dell’uomo con questi uccelli – dice Mezzatesta, uno dei fondatori della LIpu – Per evitare che sporchino le facciate basterebbe mettere delle semplici assicelle di legno sotto i nidi, che possono anche servire ai giovani di cadere durante la nutrizione».

Comunque, chi fosse testimone delle distruzione illegale dei nidi delle rondini può rivolgersi all’Enpa, alla Legambiente o direttamente al Corpo Forestale dello Stato.

«La protezione di questi fragili migratori – dice Nicoletta Affini – ha bisogno dell’aiuto dei cittadini. Ognuno di noi, con un impegno semplice e concreto, di vigilanza e salvaguardia, può contribuire a fare in modo che questi ambasciatori della primavera ritornino all’Elba svolgendo la loro opera di preziosi insettivori. E’ per questo, perché le rondini sono utili e belle, che abbiamo pensato al progetto “Premiamo le Case delle Rondini”».

La specie più diffusa all’Elba è il balestruccio (Delichon urbica) che ha l’abitudine di riprodursi sotto i cornicioni delle case dove l’angolo tra muro e sottotetto sia di 45 gradi e dove l’intonaco sia abbastanza rugoso da permettere l’attaccamento al muro del nido di argilla.

All’Elba, ormai sono rari i luoghi di nidificazione preferiti della rondine (Hirundo rustica), le stalle. «La rondine – spiega Mezzatesta - sta soffrendo moltissimo per la riduzione dei possibili siti di nidificazione e dopo avere compiuto migliaia di chilometri ritornando dall’Africa in Italia e in Europa per riprodursi spesso trova la “porta sbarrata”. Si adatta allora a siti alternativi a volte anche problematici come entrate di luoghi pubblici. Sta dimostrando una grande capacità di adattamento a condizione che l’insensibilità dell’uomo non la danneggi nel delicatissimo momento della costruzione del nido».

Il rondone (Apus apus), per via delle lunghissime ali e dei piedi molto corti, non si può posare a terra a raccogliere materiale per costruire un nido di sabbia come fanno rondini e balestrucci. Il rondone rimane sempre in volo per tutta la vita (dorme in volo), per riprodursi deve cercare cavità nei muri e nei tetti delle case dove introdursi per deporre le uova, covarle e allevare i pulcini. Mezzatesta spiega che «Tutte le tegole dei tetti di nuova costruzione o ristrutturati sono chiusi con il cemento e ciò impedisce ai rondoni che migrano per migliaia di chilometri superando il Sahara e il Mediterraneo di riprodursi da noi e di nutrirsi di migliaia di insetti.. Si tratta in sostanza di un inconsapevole incentivo all’incremento di insetti fastidiosi o nocivi. Il contrario esatto delle azioni intraprese negli ultimi anni per limitare i danni provocati da molte specie di insetti sull’uomo. E’ bene ricordare che le tegole che si usavano in precedenza ( adatte ai Rondoni) erano quelle del tipo più pesante e che all’Elba sono denominate “cannelli” . Tale tipologia di tegole potrebbe essere utilizzata negli ultimi due pezzi prospicienti l’esterno».

Torna all'archivio