[20/03/2009] Aria

Verso un’accelerazione dello scioglimento dei ghiacciai nell’Antartide occidentale

LIVORNO. Secondo uno studio pubblicato su Nature, un aumento della temperatura degli oceani di 5 gradi potrebbe accelerare drammaticamente i cicli di sparizione della calotta glaciale nella parte occidentale dell’Antartide.

I ricercatori del progetto Antarctic geological drilling (Andrill), al quale hanno partecipato anche Fabio Florindo (coordinatore del progetto), Massimo Pompilio e Leonardo Sagnotti dell´Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), hanno analizzato carote di sedimenti prelevate al di sotto della piattaforma di ghiaccio galleggiante del mare di Ross (Ross Ice Shelf), facendo molte ed interessanti scoperte sull´evoluzione della West antarctic ice sheet in un intervallo che va da 5 a 3 milioni di anni fa, quanto la temperatura media della terra ed il tasso di CO2 in atmosfera erano più alti di oggi, scoprendo anche che le fluttuazioni dei ghiacci in questa parte dell’Antartide hanno seguito un ciclo di 40.000 anni.

Secondo Tim Naish, dell’università di Wellington, in Nuova Zelanda, «Il ciclo di 40.000 annni è quasi certamente legato alle variazioni dell’inclinazione della terra in rapporto al sole».

David Pollard, dell’università della Pennsylvania, spiega in un comunicato che «In assenza dell’uomo, questi cicli continuerebbero allo stesso ritmo in futuro, su scale di diverse decine di migliaia di anni».

Ma l’uomo c’è ed è attivissimo e l’aumento dei gas serra che emette potrebbe provocare un’accelerazione del riscaldamento climatico. Secondo Pollard «Ci vorrà solo un centinaio o qualche centinaia di anni perché le acque dell’Oceano australe, intorno all’Antartide, raggiungano una temperatura sufficiente perché il ghiaccio sparisca quasi totalmente dalla parte occidentale del continente in qualche migliaia di anni. Abbiamo scoperto che il riscaldamento dell’oceano e lo scioglimento del ghiaccio delle banchise galleggianti è il fattore principale che controlla le variazioni di ghiaccio in questa regione».

Fabio Florindo, rispondendo sul sito dell’Ingv alle domande di Sonia Topazio ha spiegato che «A differenza delle perforazioni di carote di ghiaccio (ad esempio quelle prese nell’ambito del progetto EPICA - European Project for Ice Coring in Antarctica) che hanno permesso di estendere le conoscenze sul clima della terra fino a circa un milione di anni fa, con lo studio di sedimenti possiamo spingerci indietro di diverse decine di milioni di anni, quando ancora non esistevano delle calotte di ghiaccio in Antartide. Programmi di ricerca come Andrill sono allora estremamente importanti specie per le incertezze sul comportamento futuro delle calotte polari dell’Antartide in questa fase di riscaldamento globale. I dati acquisiti sono estremamente importanti per comprendere la dinamica delle antiche calotte polari e del ghiaccio marino stagionale, nonché per la verifica dei modelli matematici sull’evoluzione del clima a scala planetaria».

I ghiacciai della calotta polare antartica avanzano verso l’oceano in banchise galleggianti per poi frantumarsi in iceberg, la scomparsa di queste avanguardie gelate provocherebbe un’accellerazione dello scioglimento dei ghiacciai che si assottiglierebbero fino a scomparire del tutto.

«I risultati – dice l’Ingv - hanno messo in luce per la prima volta una calotta polare estremamente dinamica, le cui fluttuazioni sono avvenute seguendo la periodicità di un parametro dell´orbita terrestre (variazione ciclica dell´inclinazione dell´asse terrestre). La calotta polare occidentale è periodicamente collassata e, nella regione del Mare di Ross, la piattaforma di ghiaccio galleggiante, oggi estesa come la Francia, é andata progressivamente ritirandosi fino a dare spazio a condizioni di mare aperto.I dati raccolti da questa ricerca sono estremamente importanti per avere un’idea di quello che potrebbe accadere nei prossimi decenni in conseguenza dell’aumento incontrollato delle emissioni di gas serra in atmosfera».

Secondo quanto emerso dallo studio dei sedimenti, quando in passato il tasso di CO2 ha raggiunto le 400 parti per milione nell’aria, la calotta polare si è ridotta e Pollard ricorda che «Attualmente siamo ad un tasso un po’ minore delle 400 parti per milionbe e questo sta aumentando. Una delle prossime tappre sarà quella di determinare se l’attività umana produrrà un riscaldamento tale che il ghiaccio inizierà a sparire».

Philippe Huybrechts, un ricercatore dell’università Vrije di Bruxelles, ha detto a Nature che lo scioglimento della parte occidentale della calotta antartica provocherebbe un aumento del livello dei mari di 5 metri.

Anche il presidente dell’Ingv, Enzo Boschi, ritiene possibile il collasso della calotta occidentale «Negli ultimi anni è salito alla ribalta dell’informazione di massa il problema del progressivo riscaldamento del nostro Pianeta legato all’emissione indiscriminata di gas serra nell’atmosfera. Nel corso del XX secolo il riscaldamento è stato di circa 0.7°C, ma una delle proiezioni dell’Ipcc-2007 è che nel 2100 la temperatura sarà analoga a quella presente sulla Terra prima della formazione di una calotta di ghiaccio in Antartide. In quest’ottica, è importante tenere sotto controllo gli effetti di questo riscaldamento ai poli poiché l’Artide e l’Antartide, le regioni più fredde del Pianeta, sono quelle che risentono maggiormente delle variazioni climatiche. A titolo di esempio, basti pensare a quello che è accaduto nel febbraio del 2002 alla piattaforma di ghiaccio del Larsen B (Penisola Antartica) a causa del riscaldamento globale. Questa piattaforma che aveva una estensione di ben 3.250 chilometri quadrati e uno spessore di 220 metri, si è disintegrata nel giro di 30 giorni!»

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