[19/03/2009] Energia

In Umbria una filiera agro-energetica a chilometro (quasi) zero

TERNI. In Umbria da quasi dieci anni c’è chi ha lavorato intensamente per sviluppare le fonti rinnovabili di energia con particolare attenzione alle biomasse legnose, dare prospettive economiche e sociali valide alle comunità locali e, al contempo, trovare una risposta di valenza più ampia a livello nazionale e globale.

Questa iniziativa ha meritato l’attenzione di molti soggetti, pubblici (comuni) e privati (imprese agricole, industriali e di servizi) dell’area dell’Umbria che sta a cavallo delle due province di Perugina e Terni, lungo la via Flaminia e nell’area del torrente Naia (affluente del Tevere). È nato così il Consorzio dei produttori agricoli Amu che raccoglie 45 soci tra i soggetti sopra citati e che si è impegnato da anni nello sviluppo di una filiera agro-energetica locale che consente oggi di realizzare centri di produzione di energia elettrica e termica a servizio di comunità locali di dimensioni modeste (potenza 5 MWe) ma che hanno notevoli potenzialità dal punto di vista di un assetto produttivo sostenibile, inserito nel paesaggio umbro a difesa delle risorse naturali esistenti.

Allo sviluppo di questa filiera hanno contribuito autorevoli partners scientifici (Università, istituti del Cnr, centri di ricerca nazionali), industriali (imprese produttrici di macchine per l’impianto e la raccolta delle colture, di sistemi di combustione innovativi, ecc.) e sociali (amministrazioni pubbliche e privati interessati agli usi finali).

La filiera parte dalla coltivazione di varietà di pioppi a ciclo breve (Short rotation Forestry) sviluppate da alcuni anni e che consentono una resa maggiore di qualunque altra coltura legnosa (pari a 40 e più tonnellate per anno e per ettaro) con apporti complessivi di energia e di acqua molto ridotti rispetto alle tradizionali colture eseguite. Il raccolto ha luogo con cadenza biennale o quinquennale, per un ciclo vegetativo complessivo di dieci - dodici anni, ottenendo così un combustibile legnoso cippato da usare tal quale o in pellet prodotte in un impianto alimentato con il calore di risulta del sistema di cogenerazione principale che fornisce anche elettricità alle comunità vicine, calore per teleriscaldamento e calore per l’area industriale ed artigianale poco distante; ottenendo così un’efficienza complessiva che arriva all’80%. In tal modo è stato calcolato sulla filiera un ritorno energetico (Eroei – energy return on energy input) pari a circa 10; un valore piuttosto alto.

Il Consorzio, per conto del Comune di Massa Martana, ha partecipato dal 2005 al 2007 al sottoprogetto Brie (Biomass resource use and innovation for energy) al progetto Interreg IIIc Innoref, progredendo sul percorso di realizzazione di una filiera completa nell’area del Comune stesso, ma al contempo confrontandosi con gli altri partner stranieri e coinvolgendo molti altri soggetti in altre regioni italiane che ora stanno avviando progetti analoghi.

Infatti, è stato dimostrato in questi studi che questa filiera ha notevoli potenzialità in termini di benefici ambientali (riduzione delle emissioni di anidride carbonica, miglioramento della qualità del suolo, miglioramento della protezione delle falde, trattenimento delle acque meteoriche, miglioramento del microclima locale, protezione della biodiversità, miglioramento della stabilità geologica), in termini economici (redditività superiore ad altre colture e certa per più di dieci anni, certezza di approvvigionamento di energia per comunità locali, ridotto costo di produzione dell’energia) e in termini sociali (numero di addetti per unità di energia prodotta maggiore di qualunque altra filiera, opportunità di qualificazione delle professionalità nella filiera). In sintesi, risultano vantaggiosi tutti e tre gli aspetti della sostenibilità. In sintesi risultano vantaggiosi tutti e tre gli aspetti della sostenibilità.

Tra gli altri riconoscimenti va citata anche, nel 2007, la decisione del dipartimento della Protezione Civile di utilizzare questa filiera per rivitalizzare le attività agricole nella valle del Sacco, in provincia di Frosinone, compromesse nelle fasce adiacenti al fiume stesso a causa della contaminazione derivante dalla presenza di sostanze inquinanti tossiche, diffuse dalle esondazioni del fiume.

Nelle più recenti valutazioni che il Consorzio sta conducendo in merito alle potenzialità di questa filiera emerge che, attraverso l’utilizzazione di un numero duecento impianti da 5MWe si può ottenere la stessa energia prodotta da un impianto nucleare da 1.000 MWe, occupando appena l’1% della superficie agricola utile (SAU) nazionale ma conseguendo notevoli vantaggi ambientali, economici e sociali; soprattutto perché anche costando molto meno, tutti i costi producono valore finanziario che viene reso al territorio ed alla sua popolazione.

* presidente del consorzio Amu

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