[18/03/2009] Comunicati

Soldi veri contro la crisi? Le Pmi chiedono incentivi ad hoc per la green economy

LIVORNO. Un piano d’azione in 38 punti come “Misure di sostegno alle micro e piccole imprese e alle imprese artigiane per fronteggiare lo stato di crisi”. Lo ha presentato ieri Confartigianato proprio mentre tutta la discussione sulle misure contro la crisi economico-finanziaria verteva attorno allo scontro Governo-Confindustria sui famigerati «soldi veri». Ed è un piano che merita davvero grande attenzione, perché usa la sostenibilità ambientale, quasi come perno. "Arrivano o non arrivano questi fondi all’impresa e come e quando e sotto quale forma?" era la richiesta di Emma Marcegaglia che poi, al termine dell´incontro con il premier Silvio Berlusconi, si è detta soddisfatta del risultato incassato. Si parla di 1,3 miliardi per il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese che garantirà crediti per 60-70 miliardi di euro. Così oggi il Sole24Ore dà ampio risalto a questa notizia con commenti di vario genere che vanno dall’editoriale di Locatelli sulle “risposte concrete del Governo alle aziende”; alle “Nostalgie dell’Iri che verrà” di Ignazi; fino, crediamo non casualmente, all’ottimo intervento di Giampaolo Fabris su “Progetti sostenibili per rilanciare la domanda” condivisibile dalla prima all’ultima riga. Nella sostanza il quadro odierno che emergeva dalla rassegna delle notizie economiche era che di fronte alla crisi c’era poco da ragionare, bensì da cacciare gli euro suonanti da parte dello Stato, senza esitazioni e men che meno criteri direttori se non quello dei consumi, per garantire la ripresa.

Ma questa considerazione viene per fortuna oscurata in parte dal fatto che quel piano d’azione delle Pmi, definito “terapia d’urto”, dimostra che in Italia non tutti hanno l’anello al naso come crede chi ci governa. La Pmi rappresenta, ricorda proprio il quotidiano di Confindustria, «il 99,4% della base produttiva italiana» e che questa al secondo punto del piano, sotto il titolo, “Misure per incentivare la domanda”, chieda: “Riserva appalti per le MPI; Riqualificazione patrimonio edilizio pubblico; Servizi pubblici locali per le MPI; Green economy; Manutenzione veicoli” ci pare una svolta.

Come quando le multinazionali americane chiesero regole all’amministrazione Usa per combattere il cambiamento climatico. Perché nel mezzo delle elucubrazioni su “più Stato meno Stato; incentivi a tutti o nessuno; di ambiente bisogna occuparsene quando l’economia riprenderà”, dalle Pmi arriva limpida la richiesta di utilizzare il criterio direttore della sostenibilità.

Pmi, dunque, più avanti della politica tutta. Che nel suo piano al “Titolo VI ” sull’Energia recita: Perequazione fiscalità energetica; Estensione incentivi verdi; Semplificazione procedure fonti rinnovabili. E sulle opere pubbliche il piano delle Pmi recita: al fine di favorire l’attivazione della domanda nei settori dell’edilizia, dell’installazione e manutenzione di impianti e dell’arredo urbano, è incentivata la predisposizione di programmi di riqualificazione del patrimonio di edilizia pubblica e delle aree urbane nei seguenti ambiti: a) programmi di edilizia sovvenzionata e agevolata per il recupero e la riqualificazione degli immobili di proprietà di istituzioni ed enti pubblici, nonché di immobili privati destinati a funzioni di pubblica utilità; b) programmi di investimento privato per la riqualificazione di immobili pubblici; c) programmi per il restauro ed il risanamento conservativo degli edifici pubblici, compresi quelli sottoposti a tutela della Soprintendenza; d) programmi con finanziamento misto pubblico-privato per il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico esistente; e) programmi di riqualificazione delle aree urbane con opere di sistemazione ambientale ed arredo urbano. Quando parliamo di opere di manutenzione da preferire alle grandi opere spesso del tutto inutili, non è quindi una posizione da biechi ambientalisti…

Ma non è tutto, c’è nel piano proprio un capitolo dedicato all’economia verde, intitolato: “Razionalizzazione degli interventi a sostegno della green economy”, che chiede al Governo un testo unico per “il riordino e la razionalizzazione degli interventi a sostegno, promozione e incentivazione dell’offerta e della domanda nelle aree e nei settori dell’economia sostenibile, al fine di: a) incentivare la domanda da parte di consumatori e della pubblica amministrazione; b) semplificare, razionalizzare ed omogeneizzare i criteri di erogazione e le procedure di accesso agli incentivi e di concessione delle agevolazioni; c) favorire meccanismi automatici di erogazione delle agevolazioni; d) favorire l’aggregazione e la cooperazione stabile tra le micro e piccole imprese. E tra gli ambiti di attività da inserire sono ricompresi i settori della produzione di energie da fonti rinnovabili, dell’insediamento di attività poco inquinanti o dotate di sistemi per l’abbattimento dell’impatto ambientale, delle ristrutturazioni edili, della riqualificazione energetica degli edifici, del recupero e riuso dei fabbricati dismessi a destinazione produttiva, con particolare riguardo alle testimonianze della civiltà industriale, della sicurezza degli impianti, della rimozione delle barriere architettoniche, del restauro e della conservazione degli edifici, nonché della mobilità urbana, per la realizzazione di piattaforme logistiche di scambio per la distribuzione urbana delle merci con veicoli ecocompatibili e di rimodulazione del trasporto pubblico locale attraverso forme di intermodalità e di complementarietà del trasporto pubblico e privato di persone.

E poi ci sono gli “Interventi per la sicurezza e la manutenzione dei veicoli e la tutela della qualità dell’aria” che “al fine di favorire e incentivare la corretta manutenzione del parco auto circolante in funzione del ripristino della piena efficienza dei veicoli a motore per la sicurezza degli utenti” chiede di adottare una serie di provvedimenti, quali la riduzione dell’Iva al 10% e la detrazione di imposta del 19% su tutte le riparazioni dei veicoli, certificata; un bonus di 1.000 euro per chi acquista veicoli usati euro 3 ed euro 4 e rottama veicoli con più di 10 anni euro 0, euro 1 ed euro 2; un incentivo di 1.500 euro ai proprietari di veicoli che trasformino il proprio veicolo da benzina a metano e gpl, presso aziende abilitate, che certifichino il lavoro eseguito attraverso la documentazione fiscale.

Più discutibile, invece, dal nostro punto di vista, l’idea di prevedere norme straordinarie per la deregolazione e la semplificazione amministrativa per cui nominare un commissario straordinario. La politica dei commissari l’abbiamo già vista e francamente non ci pare che abbia mai portato a grandi risultati. Comunque il documento, presentato ieri da Confartigianato a Silvio Berlusconi (e poi a maggioranza e opposizione) è di grande interesse, ma quasi ignorato da tutti. Impegnati da un dibattito in cui -ci pare – si rischia di perdere il senso vero delle cose. Reso ancora più surreale da questo documento, in cui si individua in maniera chiara e netta dove intervenire e come, senza perdersi in fisime di soldi veri o virtuali.

Solo Realacci ieri commentava: «Il Governo ascolti le richieste avanzate da Confartigianato. Sono proposte utili per ridare ossigeno e affrontare la crisi partendo proprio dal sistema delle piccole e medie imprese, cuore pulsante dell’economia del nostro paese. E’ in queste realtà che possiamo trovare tra le migliori energie per uscire dalla crisi», aggiunge Realacci. «E’ su un sistema di piccole e medie imprese di straordinaria vitalità, sull’evoluzione positiva che hanno saputo affrontare tanti distretti, sul legame con i territori, fatto di innovazione e creatività, di diritti e coesione sociale».

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