[18/03/2009] Parchi

Posidonia, uno studio conferma la necessità di proteggere il mare toscano

LIVORNO. Il Laboratorio di zoologia e biologia marina dell’universitá di Torino (Lbmt) diretto dalla professoressa Daniela Pessani ha recentemente concluso le ricerche che per circa tre anni hanno visto impegnati i ricercatori ed il personale tecnico-scientifico (Mussat Sartor, Belci, Nurra) del Laboratorio nelle acque dell’Isola d’Elba. I risultati delle ricerche, presentate nell’ambito della discussione del dottorato di ricerca in biologia evoluzionistica e conservazione della biodiversitá del dottor Nicola Nurra (nella foto) un elbano che da anni lavora presso l’Istituto torinese, hanno riguardato due aree di particolare interesse paesaggistico e naturalistico, apprezzate e conosciute dagli elbani e dai numerosi turisti frequentatori dell’Isola: le acque di Le Ghiaie nel comune di Portoferraio e quelle di Capo Stella - Margidore nel comune di Capoliveri.

«Tra gli obiettivi e gli scopi principali dello studio - ci dice Nicola Nurra (Nella foto) - sono stati quelli di stabilire lo stato di conservazione degli insediamenti a Posidonia oceanica, pianta marina - conosciuta volgarmente ed impropriamente dai locali come alga - la quale svolge un ruolo chiave in tutti i processi ecologici che coinvolgono la fascia costiera e non solo. Dallo stato di conservazione della fanerogama dipendono infatti l’ossigenazione delle acque, la stabilizzazione della linea di costa, la prevenzione dell’erosione costiera e la vita di innumerevoli organismi marini che nel complesso alimentano importanti catene trofiche che coinvolgono in pratica tutti gli ecosistemi marini. Le ricerche condotte con frequenza stagionale si sono concentrate in particolare sullo studio delle comunità animali associate alla pianta, soprattutto sui Molluschi Gasteropodi e sui Crostacei Decapodi scelti come organismi bioindicatori della qualità delle acque e dello stato di salute delle praterie di Posidonia. I risultati hanno confermato che le acque della zona di Tutela Biologica (tra le prime in Italia ad essere sottoposta a tutela già dal 1971) di Le Ghiaie comprendente anche l’isolotto dello Scoglietto presentano un eccellente stato di conservazione; la prateria di Posidonia conserva caratteristiche tali da assicurare e garantire la vita, la sopravvivenza e la riproduzione di una fauna ittica tra le più ricche dell’Arcipelago, così come tutto l’ecosistema costiero appare altamente conservato dato dimostrato dai parametri strutturali del posidonieto misurati in immersione subacquea dai ricercatori dell’Ateneo torinese».

E dove il mare non è ancora tutelato la situazione quale è?
«Nel versante meridionale dell’Isola la prateria di Capo Stella, zona a più riprese indicata come meritevole di tutela (non ultima l’inserimento in zona A della futura Area marina protetta dell’estremità meridionale del promontorio della Stella) sebbene riscontri un livello di conservazione del sito ed una qualità delle acque complessivamente buona, manifesta in alcuni settori evidenti segnali di sofferenza. In particolare l’area ricoperta dalla prateria di P. oceanica appare eccessivamente sollecitata dalla navigazione da diporto che si concentra preferenzialmente nel periodo estivo e che determina progressivamente, a causa delle operazioni di alaggio e salpo delle ancore, danni meccanici che con il tempo tendono ad indebolire un ecosistema molto fragile ed estremamente sensibile alle sollecitazioni di natura antropica dirette ed indirette. Torna di attualità la proposta di istituire campi boe cosiddette “intelligenti” a basso impatto ambientale, formula ampiamente già sperimentata ed adottata con successo in numerosi siti mediterranei (Porquerolles, Parco Nazionale dell’Arcipelago delle Isole di Hyeres - Francia, Isole Baleari e Comunitá Valenciana - Spagna, Isola di Zacinto - Grecia) per citare solo alcuni tra i siti più conosciuti».

A quali conclusioni siete arrivati?
«Lo studio quindi ribadisce e conferma come la tutela del territorio a mare, inspiegabilmente troppo spesso trascurata all’Isola d’Elba sia lo strumento indispensabile a garantire la conservazione della biodiversità marina e che solo programmi mirati di salvaguardia e soprattutto di gestione attiva, monitoraggio periodico e naturalmente di sorveglianza diretta possono rappresentare l’”investimento” tale da assicurare il futuro dell’ambiente marino elbano E’ infine solo il risultato sinergico tra comunità scientifica come soggetto proponente la protezione ed il legislatore, soggetto garante, a definire in via definitiva la gestione della fascia costiera e la sua conservazione nel tempo».

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