[16/03/2009] Comunicati

Green economy in Toscana: tutti gli interventi

FIRENZE. Il convegno “La green economy in Toscana”, che ha avuto luogo sabato 14 marzo a Firenze, ha visto la partecipazione di molti esponenti sia della politica, sia del sistema produttivo regionali e nazionali. Di seguito, in via sintetica, la sequenza dei più significativi tra gli interventi che si sono succeduti, oltre a quelli di Ermete Realacci ed Erasmo D’Angelis riportati nell’altro pezzo.

Pino di Vita (Ecodem Toscana): «alcuni detrattori ci hanno definiti “gli ambientalisti del si può fare tutto”. Ma non è così, come dimostra la nostra posizione sul nucleare o sul piano-casa del governo Berlusconi, riguardo al quale sono ben altre le cose che si possono fare rispetto a quelle proposte (penso ad esempio alle detrazioni per la riqualificazione energetica). L’Italia è in ritardo rispetto ad altri paesi, cerchiamo quindi di recuperare il ritardo, e innovare verso un’economia che sia la più verde possibile».

Andrea Manciulli (segretario Pd Toscana): «In settimana abbiamo tutti letto del piano-casa di Berlusconi: un provvedimento che ha creato tensione in Toscana, ma credo che sia sbagliato contrapporvi una visione statica del territorio. Prendiamo l’esempio di Colonia, dove sono stati creati 4 eco-quartieri, e rifacciamo in maniera eco-compatibile (e pensando ai giovani) le periferie delle nostre città: la Toscana può diventare un laboratorio per queste politiche.
Inoltre, incombe la terribile necessità di rilanciare le politiche industriali e strategiche, altrimenti il paese non si risolleverà dalla crisi. Obama non ha collocato il tema delle energie compatibili nella dimensione “ambiente”, ma l’ha posto nella più adatta dimensione “industria”: il tema non è un comparto a sé stante, ma è un ramo centrale nella strategia del nostro sistema industriale. Penso anche a una “politica del Mediterraneo” per lo sfruttamento di energie compatibili».

Giampiero Maracchi (climatologo, docente di agro-meteorologia e direttore del centro Ibimet-Cnr di Firenze): «due sono le sfide del 21° secolo: la globalizzazione ambientale e la globalizzazione economica. Il modello usato fino ad oggi ha sicuramente aumentato il benessere, ma comincia a scricchiolare.

In generale, l’aumento dell’energia atmosferica e i fenomeni correlati sono visibili dall’aumento del Power dissipation index (pdi), cioè dell’indice della potenza disponibile per fenomeni atmosferici, che è aumentato negli ultimi anni, specialmente dal 1990 in poi. In Italia attualmente vengono spesi 4 miliardi di euro l’anno per eventi meteorologici estremi.

Come Ibimet abbiamo pensato ad una filiera energetica del bosco, applicabile alle realtà urbane medio-piccole: un progetto che abbiamo chiamato “dei distretti energetici rurali”, e con cui si potrebbe ridurre del 30% l’emissione di gas serra. In generale, per affiancare economia pesante e leggera, occorre promuovere la produzione e il consumo locali, ad esempio nei settori del tessile e dell’agro-alimentare».

Simone Bertini (Irpet): «il principale elemento degli ultimi anni è sicuramente l’oscillazione del costo delle materie prime: ad esempio il prezzo del petrolio è triplicato dal 2004 al 2008, poi di colpo è tornato ai livelli di prima in soli sei mesi. Alla volatilità dei prezzi delle materie prime (soprattutto dei combustibili) si è aggiunto un impatto ambientale crescente.

Come Irpet abbiamo stimato l’impatto che avrebbe l’applicazione delle misure (tra quelle riconducibili alla green economy) contenute nel Dpef regionale 2008-2011. Ne è emerso che, attraverso interventi nella ricerca/innovazione, nel turismo sostenibile, nel settore agro-silvo-pastorale, nei servizi pubblici, nella mobilità e nella risorsa idrica è possibile un incremento del Pil di 0,5 punti (di cui 0,4 in settori strutturali) e 7.000 occupati in più rispetto all’evoluzione tendenziale prevista. E si consideri che queste stime sono “conservatrici”, cioè non considerano le riforme che stanno prendendo piede in questi giorni. Gli impatti più significativi sono attesi dal settore rurale, da quello forestale e dalla gestione dell’acqua».

Matteo Renzi (presidente provincia di Firenze e Candidato Pd a sindaco del capoluogo): «gli Ecodem sono una pagina positiva del Pd. Se c’è un tema su cui possiamo caratterizzarci come “nuova forza” è proprio quello della sostenibilità. Fino a 5 anni fa sembrava – e anch’io ho avuto le mie colpe, su questo – che la sostenibilità fosse solo materia per addetti ai lavori. E invece oggi abbiamo un presidente americano che la pone al centro del dibattito.

Se saremo eletti, gli obiettivi più significativi cui punteremo come gruppo dirigente saranno il tpl, che diventerà tema centrale, e la capacità di essere concreti. Ad esempio pensiamo al termovalorizzatore di Firenze: dovrà essere improntato alla sicurezza, dovranno essere disponibili strumenti web di controllo da parte dei cittadini sul suo funzionamento, ma è folle che ci vogliano 5 anni di pratiche (dopo un anno di discussione) per fare partire i lavori».

Alfredo de Girolamo (presidente Cispel Toscana): «la politica sostenibile è politica degli investimenti, ma occorre fare massa critica per farli partire, specie nei settori idrico e del tpl. Occorre almeno raddoppiare l’investimento di 30 milioni disponibili per il servizio idrico, per far partire cantieri che sono già pronti. Inoltre occorre semplificare la macchina amministrativa, ammodernare il parco di mezzi di trasporto pubblico (che non potrà mai essere solo su ferro, ma resterà anche in parte su gomma, specie in territori come la Toscana), continuare la raccolta differenziata ma porre attenzione a non bloccare il ciclo alla fase di riciclaggio. E concordo con Renzi sul termovalorizzatore: non è possibile discutere per un anno e poi impegnare 5 anni per realizzare gli impianti».

Massimo Carlesi (candidato Pd a sindaco di Prato): «la città di Prato è in una situazione particolare. Prima era leader nel tessile, ora è in crisi profonda. Serve diversificare, puntare su innovazione e ricerca, ma non solo: in provincia ci sono 8 milioni di mq di capannoni, molti ancora con i tetti in Eternit. Oltre a togliere l’amianto, possiamo installare impianti fotovoltaici e rifunzionalizzare questi capannoni. O si va sulla qualità o siamo perdenti, perchè il tessile si ridurrà rispetto a oggi, e dobbiamo riconvertire molti luoghi di produzione».

Alberto Piantoni (amm. delegato Richard Ginori e project manager di Industria 2015): «fino a poco tempo fa innovazione significava introdurre dei microchip nei prodotti: oggi significa tradurre la “poesia” e l’ambiente in “industria”. Ciò che è entrato in crisi è un sistema fondato sul consumo di “non-qualità” e sulla speculazione, mentre oggi l’opportunità è un punto di vista del business che punta alla coesione e alla qualità. Ciò influisce sul valore dei territori (specie quando un prodotto vi è “radicato”), e anche sugli aspetti inerenti all’internazionalizzazione: l’obiettivo da perseguire è lo sviluppo di un modello che ci faccia diventare dei totem del nostro prodotto e dell’innovazione.

Questo, secondo me, significa “green economy”. Come Industria 2015 abbiamo finanziato con oltre 180 milioni le aziende per incentivare questo modello, e sono stati attivati oltre 400 progetti per sostenere investimenti aziendali che vanno da 2,5 a 7 milioni di euro».

Stefano Varia (presidente Ance toscana): «Oggi è il contrasto immediato alla crisi che ci interessa: l’edilizia privata si è fermata (pensiamo anche agli investimenti pubblici che, per non sforare il patto di stabilità, sono calati del 30%), causando 250.000 posti di lavoro in meno in Italia e 15.000 in Toscana. Per contrastare questo fenomeno occorre intervenire sulla legalità nell’edilizia (es. sicurezza, lavoro nero), ma anche mettere a disposizione le risorse, se ci sono: le grandi opere partiranno nel 2010-2011-2012, e intanto 15.000 toscani devono restare senza lavoro? No, così non va: se non si mettono in campo subito le risorse che ci sono, le piccole e medie imprese pian piano andranno a scomparire, e proseguiranno solo i grossi lavori.

Riguardo all’edilizia scolastica, abbiamo il 54% di edifici fuori norma (es. presenza di eternit, aule con 4 posti adiacenti ad aule da 40, ecc): abbiamo promosso, come Ance, degli studi sull’edilizia scolastica che sottoporremo ai sindaci: questo è un importante settore di intervento, per un comparto (quello dell’edilizia) che da sempre rappresenta il 12% del Pil italiano».

Mauro Grassi (regione Toscana): «dal punto di vista congiunturale, i dati toscani sono catastrofici, e il pubblico deve rispondere tempestivamente. Ma non scavando buche per poi riempirle, bensì con interventi mirati. E servono più risorse per le immani cose da realizzare. Per le scuole (anche se quelle pericolanti le abbiamo già sistemate) serve una cifra da 1 miliardo a 1,2 miliardi di euro per l’adeguamento sismico: e invece riceviamo per questo solo 6 milioni all’anno. Per adeguare il trasporto sul ferro servono investimenti per 1,6 miliardi, e più di un miliardo va investito per passare dalla fase di sperimentazione a quella dell’utilizzo di una vera energia sostenibile.

E poi, occorre fare. E quando devono essere prese decisioni (specie quando esse fanno seguito ad un percorso di partecipazione), questo va fatto con un approccio che definirei improntato al “decisionismo democratico”: ci vorrebbe uno strumento legislativo analogo alla legge-obiettivo, ma che sia democratico».

Luca Sbrilli (presidente Parchi val di Cornia): «oggi non ho sentito nessuno parlare di decrescita. Io credo che dobbiamo smettere di considerare solo il parametro macro-economico rappresentato dal Pil, anzi esso va messo in crisi e la produzione va orientata più verso la produzione di beni immateriali che di beni materiali. Per far questo occorre considerare l’utilizzo di indicatori nuovi, legati non solo alla crescita ma anche al benessere: credo che questo debba essere posto nell’agenda politica del Pd. Energie alternative, acqua, rifiuti e parchi sono tutti assi di intervento fondamentali per far ripartire l’economia, ma vanno inseriti in una cornice che ridiscuta il modello di sviluppo che prevede una crescita economica illimitata in un mondo dalle risorse limitate».

Piero Baronti (presidente Legambiente Toscana): «Due anni fa Legambiente e la fondazione Toscana sostenibile proposero, a questo scopo, un decalogo, che non è mai attuato e che penso possa diventare un manifesto per gli Ecologisti democratici, anche perchè la regione Toscana si impegnò a sostenerlo. Il decalogo comprendeva, tra le altre cose, l’introduzione della materia “educazione al paesaggio” nelle scuole, la destinazione dell’1% del Pil regionale per il contrasto al Global warming attraverso l’applicazione dei suggerimenti contenuti nel rapporto Stern, l’istituzione del registro delle emissioni di CO2 (e qui siamo più avanti, poichè il Pier è stato approvato). E poi ci sono altri impegni: contrastare l’espansione edilizia a favore del recupero, applicare tecniche di bio-architettura, realizzare case ad energia passiva. Per i rifiuti, oltre alla riduzione, va posta una particolare attenzione al mercato delle materie provenienti dalla raccolta differenziata, mercato che ad ora non è sufficiente. E infine, per la mobilità sostenibile, occorre puntare ad un tpl efficiente: avanti con la tramvia fiorentina, rafforzare le linee locali, e predisporre un sistema di mobilità integrato per l’intera area metropolitana Fi-Po-Pt che sia fatto di tramvie, di micro-metropolitane, oppure misto. Comunque sia, portare avanti nel modo più ampio possibile la cura del ferro in Toscana». (rm)

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