[16/03/2009] Comunicati

Il futuro green new deal del Pd ha le sue radici in Toscana

FIRENZE. Verso un’economia verde, con pochi voli pindarici e molte iniziative concrete. Posti di lavoro (60.000 in 5 anni), crescita del Pil annessa allo sviluppo di tecnologie sostenibili (+0,4/0,5), innovazione di processo e di prodotto. In generale, green economy è un modello di sviluppo economico e produttivo che non si limita al sostegno a settori marginali del sistema, ma che ha l’obiettivo di incidere il più possibile sul suo nocciolo (cioè sull’hard economy), indicando la strada verso l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, di processi produttivi innovativi dal punto di vista dell’efficienza e dell’eco-compatibilità, e con particolare attenzione alla creazione di posti di lavoro duraturi.

«Il punto chiave è che non si esce dalla crisi nello stesso modo in cui ci siamo entrati – ha subito cercato di far capire Ermete Realacci - Tra le scelte da farsi, il governo ne ha predisposte alcune che servono per difendersi dalla grandinata: spendere per proteggere i cittadini nell’immediato va bene, ma pensare che la Social card è costata meno di quanto costa Kakà al Milan, fa capire come davvero sta il paese».

La direzione in cui si deve muovere il paese non è inventare un’Italia che non c’è, continua l’ex ministro ombra dell’ambiente, «ma valorizzare i punti di forza, come veniva fatto nella Firenze ai tempi di Michelangelo, una realtà turbolenta ma che produceva cose eccellenti nell’arte, nella scienza, nella cultura e in quella che all’epoca era la finanza. Quello era un prototipo di cosa l’Italia può fare quando dà il meglio di sé. Gli esempi da seguire sono Obama (150 miliardi di dollari di incentivi per arrivare a 5 milioni di posti di lavoro in più), ma anche la Merkel, che ha previsto una crescita da 1,7 a 3 milioni di posti di lavoro ambientali».

Non sono ovviamente mancati i riferimenti al piano casa che si sta apprestando a varare il governo Berlusconi «Sull’edilizia, devo dire che è diffusa una vulgata (piuttosto stupida) che pone l’ambiente e l’edilizia in conflitto. Ma non è così – ha spiegato Realacci - da quanto tempo non produciamo bellezza in Italia? Ecco, l’edilizia deve riscoprire la capacità di produrre bellezza. Anche la partita dei parchi, in questo ragionamento, non è più un ridotto confinato ma diventa (anzi, lo è già) un pezzo di qualità italiana. E la questione ambientale investe anche il ruolo della Pubblica amministrazione: pensiamo agli impianti eolici di Scansano, all’assurdità di 30 Mw che sono fermi per un conflitto di competenze».

Infine Ermete Realacci si è soffermato su come la Toscana possa cercare l’uscita dalla crisi: «Il punto focale è capire che gli argomenti trattati (che incrociano innovazione, sostenibilità, energia e ambiente) devono essere il cuore della risposta alla crisi, che vanno affrontati insieme, e che la Toscana può avere un ruolo centrale in questo: come diceva Goethe, “la Toscana è come uno immagina che sia tutta l’Italia”, e lo stesso presidente Napolitano ha sostenuto la necessità di usare la crisi per trovare una visione comune del paese, che consideri le politiche ambientali e la coesione sociale come capisaldi».

Nel corso della giornata il presidente della commissione Ambiente e territorio in consiiglio regionale Erasmo D’Angelis è stato eletto presidente degli Ecodem toscani, e non ha mancato di portare il suo contributo, ricordando che «In America sta partendo grazie a Obama la terza rivoluzione industriale, e anche noi dobbiamo innovare, partire in contropiede: innovazione di prodotto, innovazione di tecnologia, investimenti».

Partendo dalle manutenzioni: «Cosa significano, per l’economia, 350.000 scaldabagni da rottamare? Cosa significa mettere in sicurezza gli edifici e togliere l’amianto? Cosa significa la risistemazione delle aree degradate? Significano lavoro per l’edilizia. E poi per l’acqua ci sono da far invasi, dissalatori, ridurre le perdite dalla rete. Servono nuovi treni e nuove linee per il tpl. E, in generale, serve capire che oggi l’ambiente non sono i giardini e gli alberelli, oggi l’ambiente è industria, economia».

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