[16/03/2009] Energia

Niet russo all’ingresso nell’Opec

LIVORNO. A Vienna la centocinquantaduesima conferenza ministeriale dell’Opec ha deciso di mantenere la produzione di greggio agli attuali livelli, scartando l’ipotesi avanzata dal ministro saudita del petrolio Ali al-Naimi che dava per certa una nuova riduzione per far risalire il prezzo del petrolio. Il problema, in tempo di crisi galoppante, sembra più quello del rispetto delle quote da parte dei vari Paesi e la debolezza di un cartello petrolifero che ormai ha troppi Stati produttori che non aderiscono all’Opec.

Dopo 6 ore di riunione il portavoce dell’Opec, Omar Ibrahim, ha spiegato che nessun aumento del prezzo sarà possibile e che «l’Organizzazione ha bisogno di un accordo per poter esaminare il rispetto delle quote esistenti per ogni Paese membro». Il segretario generale dell’Opec, Abdalla Salem El-Badri, ha spiegato ai giornalisti gli obiettivi di riduzione fino ad oggi concordati sono stati rispettati al 79%.

Da parte sua il presidente della conferenza ministeriale, il ministro del petrolio dell’Angola Jose Maria Botelho de Vasconcelos, ha detto che secondo le previsioni Opec, quest’anno la produzione petrolifera dei Paesi non-Opec dovrebbe continuare ad aumentare e che questi Paesi potrebbero invece contribuire alla stabilità dei prezzi del greggio. L´Opec controlla ormai “solo” il 40% della produzione petrolifera mondiale e vi aderiscono Algeria, Angola, Arabia Saudita, Equador, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwaït, Libia, Nigeria, Qatar e Venezuela.

«La stabilità dei prezzi – ha detto Botelho de Vasconcelos – riguarda non solo gli interessi dei Paesi dell’Opec, ma anche quella dei Paesi no-Opec e dei consumatori, perché il basso prezzo scoraggia gli investitori nell’industria petrolifera e costituisce un danno per la stabilità degli approvvigionamenti futuri». Secondo lui bisogna arrivare ad un prezzo del petrolio che «soddisfi i consumatori e che attiri anche gli investimenti. Di fronte all’attuale situazione economica mondiale, l’Opec vigilerà attentamente sul mercato e deciderà la futura strategia produttiva nel corso della prossima riunione ministeriale prevista il 28 maggio. Dal settembre 2008 l´Opec ha diminuito la produzione di greggi tre volte arrivando ad un calo della produzione media di 4,2 milioni di barili, ma i prezzi sono rimasti bassi a causa della recessione economica. Anche per questo l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio ha aumentato il suo pressing sulla Russia perché aderisca all’organizzazione.

Igor Setchin, il vice-premier russo, ha detto a Vienna: «L´Opec insiste sull’adesione, anche se dobbiamo ancora firmare un protocollo d’intesa, ma intanto studieremo approcci congiunti, per il momento vogliamo andare avanti nell’avvicinamento dei nostri progetti nell’attuale sistema. L’Opec si scontra con dei problemi diversi nel settore petrolifero. In particolare, i Paesi dell’Opec hanno migliori condizioni climatiche che la Russia, il che permette loro di diminuire più rapidamente l’estrazione».

La verità è che Mosca vuole lasciarsi le mani libere e trattare singolarmente con i Paesi Opec: «Abbiamo una buona dinamica di cooperazione con Venezuela, Algeria, lavoriamo efficacemente con l’Angola». Nomi e Paesi che ricordano tanto l’espansionismo sovietico dei bei tempi andati con la novità del Venezuela pronto addirittura a fornire una base per i bombardieri strategici russi armati di bombe atomiche. Un niet ad un ingresso nell’Opec ribadito con diplomazia dal vicepremier russo e responsabile dell’intero settore energetico: «La Russia propone l’allargamento della cooperazione con i Paesi produttori di petrolio non facenti parte dell’Opec, così come con l’Agenzia internazionale per l’energia». Insomma, pronti a collaborare con tutti, ma lo Stato-mercato energetico russo continuerà a far da solo.

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