[13/03/2009] Aria

Il greenwashing dà ecoincentivi per le auto che rifiutavano i limiti di emissioni Ue

LIVORNO. Il fenomeno è sempre più evidente: le pubblicità delle auto in televisione e sulle pagine dei giornali non ci invitano più a comprare un mezzo di trasporto ma una specie di strumento di risanamento ambientale, quasi che viaggiare in autostrada (o peggio percorrere strade accidentate o sterrate con grossi Suv) fosse una buona azione ecologica, come se un motore che consuma meno benzina o gasolio non concorresse lo stesso a scaricare nell’aria una quantità pur sempre nociva, anche se minore, di gas serra.

Tutto nelle pubblicità automobilistiche è diventato green, sostenibile e risparmioso, anche le auto più potenti richiamano a fiabe ecologiche e al loro passaggio risanano l’ambiente, fanno risorgere alberi e aprono cieli puliti, una specie di parabola da Lazzaro tecnologico.

La cosa non è sfuggita a Greenpeace e il suo responsabile campagna auto, Andrea Lepore, dice: «Il mercato dell’auto si è accorto che conviene apparire ecologici per vendere di più, impazza il così detto greenwashing, per questo bisogna vigilare che gli eco incentivi non siano destinati soltanto ad operazioni di facciata ma a progetti che riducano effettivamente le emissioni di CO2. Sulle auto, non ci prenderanno in giro con una verniciata verde».

Dietro le patinate immagini della svolta verde dei costruttori di auto c’è una crisi verticale di vendite nel mondo e la lotta a colpi di (costosissima) pubblicità per la sopravvivenza e per una fetta della torta degli incentivi pubblici, come i tre miliardi di euro che la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ha stanziato ieri in prestiti agevolati per attività finalizzate a tagliare le emissioni di CO2.

I costruttori di automobili hanno già l’obbligo di ridurre le proprie emissioni di CO2 in base al regolamento europeo approvato a dicembre con la loro netta contrarietà (e del governo italiano e della Confindustria). Tra le 8 case automobilistiche che hanno chiesto e ottenuto i finanziamenti c’è anche la Fiat, insieme a Daimler, BMW, Renault, Peugeot-Citroen, che incasseranno ognuna 400 milioni di euro, proprio le stesse case automobilistiche che quando si discuteva il Regolamento europeo dicevano di non essere in grado di raggiungere i tagli di emissioni richiesti entro il 2012, ottenendo così la posticipazione dell’obiettivo di 130 di CO2 per kilometro al 2015.

Greenpeace, insieme a CEE Bankwatch Network, ha chiesto alla Bei «di assicurare che i finanziamenti vadano a iniziative che abbiano un vero ed efficace impatto sulla riduzione delle emissioni di CO2 dalle automobili e non piuttosto a piccoli progetti che servano solo alle case automobilistiche per darsi una tinteggiata di colore verde per questioni di marketing».

Lepore sottolinea: «Dobbiamo essere sicuri che questi prestiti siano impiegati per progetti che riducano effettivamente le emissioni di CO2, che al 2007 erano ancora pari a 158 grammi di CO2 per kilometro. Le case automobilistiche devono dar conto del modo in cui gestiscono questi finanziamenti e mantenere la promessa di ridurre l’impatto ambientale delle loro flotte” ammonisce Andrea Lepore».

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