[12/03/2009] Energia

Condannati i direttori della centrale termoelettrica di Porto Tolle

LIVORNO. La Corte d’appello di Venezia ha dichiarato colpevoli i direttori della centrale termoelettrica Enel di Porto Tolle per cattiva gestione. I vertici Enel - Franco Tatò e Paolo Scaroni - sono stati, invece, assolti. Greenpeace «accoglie favorevolmente questa decisione che rende giustizia alle comunità colpite dai rilasci di sostanze inquinanti e al delicato ambiente del parco naturale del Delta del Po, patrimonio dell’umanità dell’Unesco».

La sentenza odierna non farà però quasi certamente deflettere l’Enel dal progetto di una nuova centrale a carbone proprio nella zona. La commissione di Valutazione d’impatto ambientale del ministero dell’ambiente non ha ancora rilasciato un parere, ma gli ambientalisti veneti dicono che il progetto viola in maniera palese la legge regionale che istituisce il parco del Delta del Po, che proibisce l’utilizzo del carbone, e accusano l’Enel di fare forti pressioni perché la legge venga modificata.

Un progetto che preoccupa fortemente Greenpeace «per una nuova e più grave ingiustizia che rischia di essere perpetrata ai danni di un ecosistema così fragile». Gli ambientalisti spiegano che «implicherà il passaggio di 3000 chiatte all’anno lungo i canali del Delta per trasportare il carbone da un terminale flottante a tre miglia dalla costa, fino alla darsena della centrale. Sarebbero, inoltre, 12.500 all’anno i camion che dovrebbero trasportare biomasse, circa 40 camion al giorno».

Secondo Francesco Tedesco, responsabile campagna energia e clima di Greenpeace Italia «Si tratta di un impatto devastante che soffocherà il delicato equilibrio del Parco Naturale, senza contare l’aumento delle emissioni di gas serra: l’Italia è già gravemente inadempiente, ma il ministero dell’Ambiente continua ad autorizzare nuove centrali a carbone. In questo modo invece che ridurre le emissioni le aumenteremo di altri 30 milioni di tonnellate. Non è questo un comportamento coerente da parte di una società che professa di essere attenta all’ambiente, come Enel. Oggi i vertici sono cambiati, ma l’atteggiamento è lo stesso. Il ministero dell’ambiente ha ora il dovere di salvaguardare il parco naturale e bocciare il progetto di conversione».

Per il Wwf, a fronte di insostenibili impatti e costi economici, sociali ed ambientali, nonché di un progetto che è già all’esame della Procura di Rovigo per le troppe lacune e sospette violazioni di norme ambientali europee, il Governo meglio farebbe a riconvertire questi investimenti per incentivare l’uso del sole come fonte energetica ‘gratuita e disponibile a tempo indefinito’: basterebbe, infatti, coprire di pannelli fotovoltaici solo l’1% del territorio italiano per soddisfare il fabbisogno nazionale di tutta l’energia elettrica consumata annualmente e creare nuove opportunità economiche, di impresa ed occupazione.

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