[10/03/2009] Comunicati

La Terra vista dallo spazio

ROMA. Lo scorso 24 febbraio il razzo della Nasa è partito regolarmente dalla base di lancio verso lo spazio, ma dopo pochi minuti ha cambiato improvvisamente rotta ed è precipitato al suolo. Può succedere. Purtroppo quel razzo trasportava un satellite davvero importante per comprendere e tentare di contrastare la più grave minaccia che l’uomo si trova ad affrontare in questo XXI secolo: il cambiamento del clima. Il satellite, costato 278 milioni di dollari, era l’Orbiting Carbon Observatory (OCO) e avrebbe avuto il compito di creare una mappa quadridimensionale dei flussi di carbonio sul pianeta Terra. Una mappa decisiva. Perché noi ancora oggi non sappiamo dove una parte rilevante del carbonio che le attività umane e altre fonti naturali sversano in atmosfera vada poi a finire. Gli esperti dicono che conosciamo abbastanza bene le fonti, ma non conosciamo bene i pozzi.

Il compito di OCO era proprio questo, costruire una mappa completa delle fonti e dei pozzi nello spazio tridimensionale in modo da ricostruire con precisione il ciclo del carbonio e le sue dinamiche nel tempo. Una mappa a quattro dimensioni, appunto.

La distruzione del satellite è una grave perdita. E si spera che vengano presto trovate le risorse per ricostruirlo in tempi rapidi, magari attingendo a una parte dei 400 milioni di dollari che Barack Obama ha destinato alla realizzazione di sensori (basati a terra) per rilievi climatici nel suo famoso pacchetto anti-crisi. Una maggiore conoscenza scientifica, infatti, significa maggiore efficacia sia per le politiche di prevenzione sia per quelle di adattamento ai cambiamenti climatici.

Il fatto è che la perdita di OCO non è l’unico momento di crisi per la ricerca sul clima negli Usa, che è parte non irrilevante della ricerca sul clima in tutto il mondo. Come ricorda la rivista Science, anche il programma PLOLENET è in una fase di stanca. Prevedeva la realizzazione di 16 stazioni di misura per creare un sistema di studio completo dell’Antartide, ma per mancanza di fondi a tutt’oggi è stata allestita una sola stazione. Ed è in ritardo un progetto da 14 miliardi di dollari, il National Polar orbiting Operational Environmental Satellite System (NPOESS), per lo studio degli aerosol, perché uno dei satelliti su cui erano montati sensori importanti ha cessato di funzionare con due anni di anticipo rispetto al previsto.

E anche il principale sistema di osservazione dall’alto del Pianeta Terra, il sistema Landsat ha qualche difficoltà, perché due satelliti, Landsat 5 e Landsat 7, non funzionano bene.

Barack Obama ha deciso di aumentare i finanziamenti federali alla ricerca scientifica di oltre 20 miliardi di dollari nei prossimi due anni. La speranza è che una parte non irrilevante di questi fondi nuovi e aggiuntivi vada alla ricerca sui cambiamenti climatici dallo spazio. Magari in una collaborazione sempre più stretta sia con le altre potenze spaziali storiche (Europa, Russia, Giappone) sia con le potenze spaziali emergenti (Cina e India). Il pianeta è uno solo e avrebbe un senso unificare gli sforzi per conoscerlo.

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