[06/03/2009] Energia

Anche l´acqua non va d´accordo con il nucleare

FIRENZE. Nei giorni scorsi, tra la moltitudine di commenti che hanno seguito l’annuncio del ritorno del nucleare in Italia, in un famoso quotidiano di caratura nazionale (Corriere della Sera), è stata pubblicata una lettera in cui si evidenzia la pressione delle centrali nucleari sulla risorsa idrica, in particolare dal punto di vista quantitativo. Certo qualcuno si metterà a sorridere: in confronto a tutti gli altri impatti (e rischi) che provoca il ritorno all’atomo, questo pare irrisorio. Ma è bene evidenziare tutte le criticità che le centrali nucleari possono provocare, su tutte le matrici, che poi dovranno essere approfondite in sede di Via (anche se ancora auspichiamo in un ripensamento).

L’autore della lettera spiega che l’elettricità prodotta da una centrale nucleare non viene generata direttamente dalla reazione atomica ma da una convenzionale turbina a vapore e che la fissione del materiale radioattivo produce un aumento della temperatura nel cuore della centrale: questa energia sotto forma di calore viene sfruttata per innalzare la temperatura di un’enorme quantità d’acqua. Il vapore generato aziona poi le turbine capaci di produrre energia elettrica. Inoltre altra acqua è usata per il raffreddamento del nucleo affinché non raggiunga temperature troppo elevate. La stessa lettera cita poi alcuni dati ufficiali come quelli della Environment Agency inglese che per la centrale nucleare in dismissione di Sellafield aveva calcolato un utilizzo annuo di 6.637.306 metri cubi d’acqua solo per questo impianto. Dall’Inghilterra alla Francia. Pare che la produzione di energia elettrica derivata dalle centrali nucleari sia stata più volte rallentata dalla carenza d’acqua e questo è un ulteriore elemento di riflessione sull’efficienza di questo sistema per produrre energia, specialmente in chiave futura, quando perpetuando questo modello di consumo e sviluppo, la risorsa idrica anche nel Nord del mondo, sarà sempre più carente. Limitandoci al consumo dell’acqua per il solo raffreddamento del reattore un ordine di grandezza quantitativo è fornito dall’ Union of Concerned Scientists degli Stati Uniti, che ha pubblicato un’equazione contenuta nel dossier “Got Water?”.

L’esempio che viene riportato è riferito ad un reattore in grado di generare 1000 Megawatt; l’acqua può essere prelevata da un fiume, da un lago, o dal mare, e poi restituita riscaldata (e qui ci sarebbe da considerare l’inquinamento termico). In base all’equazione, per la centrale della dimensione suddetta servono 30,05 metri cubi di acqua al secondo (2.596.792 metri cubi di acqua al giorno). Due dati di confronto: la centrale di Caorso era da 840 Megawatt e il fiume Arno a monte di Firenze ha una portata media di 50 m3/sec. Non è necessario aggiungere altro. Certo anche altre modalità di produzione di energia (vedi centrali termoelettriche) consumano risorsa idrica, ma ovviamente il nucleare ha delle aggravanti in più. Buttarsi nell’avventura dell’atomo invece di puntare sulla diminuzione degli impatti ambientali delle modalità di produzioni esistenti, investire seriamente nel settore delle rinnovabili (sole e vento soprattutto) e pianificare una riduzione dei consumi in tutti i settori di utilizzo, non ha nessuna base di sostenibilità.

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