[03/03/2009] Comunicati

Firenze, Alta Velocità: 27 condanne. Tutti i commenti

LIVORNO. Ventisette condanne da tre mesi a 5 anni di reclusione e un risarcimento danni di oltre 150 milioni di euro. E´ la sentenza del processo chiuso a Firenze per i danni ambientali causati dai lavori per l´Alta velocità Firenze-Bologna. Fra le persone condannate a 5 anni, figurano i vertici del Consorzio Cavet, che ha avuto in appalto i lavori Tav: Alberto Rubegni, Carlo Silva e Giovanni Guagnozzi, presidente, consigliere delegato e direttore generale di Cavet. I danni che gli imputati dovranno rifondere sono, come detto, di oltre 150 milioni divisi equamente tra Ministero dell´Ambiente, la Regione Toscana e la Provincia di Firenze. Altri risarcimenti da 160 mila euro riguardano altri enti locali.

Una sentenza che purtroppo – al di là di come la si pensi sull’alta velocità – dimostra una volta di più quanto in Italia troppo spesso (per non dire sempre..) quando si tratta di realizzare grandi opere ci sia un’incapacità storica. Nel dibattito tra l’ambientalismo del fare o del non fare, in Italia – è amaro doverlo ammettere – è ‘normale’ la strada del fare male…

Una sentenza pesante, quindi, che Legambiente Toscana accoglie con questo commento: «La sentenza di oggi, con le pesanti condanne penali, riconosce la gravità del disastro ambientale perpetrato ai danni del nostro territorio. Speriamo che questo possa fungere da monito anche per i futuri progetti di grandi opere che il Governo vorrebbe portare avanti senza alcuna seria valutazione d’impatto ambientale e a scapito delle comunità locali».

«Purtroppo però – ha sottolineato Legambiente – il dispositivo dei risarcimenti non può soddisfarci in alcuna maniera. Milioni di euro sono stati riconosciuti infatti per gli enti (ministero dell’Ambiente, Regione Toscana e Provincia di Firenze) che in qualche modo sono corresponsabili dei danni avvenuti, mentre i cittadini realmente colpiti dal disastro ambientale, e senza l’impegno dei quali questo processo non si sarebbe mai avviato, non vedono riconosciuto in alcun modo il proprio diritto».

«Chiediamo quindi al Ministero, alla Regione e alla Provincia – ha concluso Legambiente – di destinare i soldi del risarcimento a interventi e opere utili a quest’area e alle comunità realmente danneggiate dagli effetti dell’illecito smaltimento dei rifiuti e dell’impoverimento delle falde acquifere»

Soddisfazione per la sentenza, invece, viene espressa da parte del Wwf Italia parte: «Un territorio di 50 chilometri quadrati ha subito impatti ambientali significativi. Intercettazione di falde acquifere, inquinamento chimico-fisico, mala gestione delle terre di scavo e dei rifiuti prodotti dai cantieri, decine di chilometri di corsi d’acqua essiccati o danneggiati, decine di pozzi scomparsi. Questi sono stati i danni subiti dal territorio del Mugello secondo l’accusa, che hanno portato il Wwf a costituirsi parte civile guidati dall’avvocato Eraldo Stefani.Troppo spesso per le grandi opere in Italia la progettazione si rivela lacunosa. Questa sentenza dovrebbe essere un ulteriore monito per una corretta valutazione dell’impatto ambientale di queste opere».

Questo il commento del presidente della Toscana Claudio Martini: «E´ una sentenza severa di cui occorre prendere atto, anche se il procedimento si presenta aperto ad ulteriori sviluppi: la Corte costituzionale si dovrà pronunciare sul furto d´acqua e in sede civile dovrà essere quantificato l´entità complessiva del danno. Ma il danno ambientale c´è stato: esistenza e consistenza sono stati riconosciute in modo significativo dal tribunale di Firenze, il che conferma la giustezza dell´impegno che abbiamo sempre assunto per la realizzazione delle opere necessarie al ripristino dell´equilibrio ambientale in Mugello».

Il tracciato tosco-emiliano dell´Alta velocità è un´opera complessa: 78,5 chilometri, per 74 costituiti da gallerie, con un impatto sul regime idrogeologico dell´area che nel corso dei lavori si è rilevato assai più significativo di quanto previsto all´inizio, nella fase progettuale e di Via.

«Il ripristino della situazione precedente - spiega Martini -
è fondamentale. Lo è sempre stato per noi, tant´è che il governo regionale ha sempre detto che per realizzare un’opera di tale difficoltà e importanza fosse necessario investire risorse ed energie straordinarie per garantire controlli e verifiche sul rispetto delle prescrizioni stabilite dall a valutazione di impatto ambientale».

«Con insistenza – aggiunge - abbiamo in questi anni ripetutamente chiesto a Cavet e ai Governi che si sono succeduti, in sede di osservatorio nazionale, di mettere a disposizione le risorse necessarie per il ripristino ambientale, stella polare del nostro impegno: 100 milioni di opere necessarie previste nel Master plan che abbiamo elaborato nel 2007 e coperte solo per 35».

«L´Alta velocità è infatti una grande opera, importante e significativa - conclude il presidente -. Ma dispiegherà tutto il suo valore solo quando anche questa parte sarà completata: altrimenti rischia di rimanere un´opera incompiuta».

Anche Erasmo D’Angelis (Pd), Presidente della Commissione Territorio e Ambiente in consigli regionale, ha commentato la sentenza: «Le lacune di Cavet, già emerse nel corso delle indagini realizzate dalla Commissione Territorio e Ambiente del Consiglio Regionale, sono state sanzionate dal Tribunale di Firenze, su questo la Regione era stata chiara costituendosi parte civile e chiedendo da subito la verifica delle responsabilità. Tutto ciò non mette in discussione l’importanza strategica per la Toscana dell’opera che ci verrà consegnata tra qualche mese. L’Alta Velocità e Alta Capacità sono fondamentali per rispondere alla forte domanda di treno per il trasporto passeggeri e merci che si lega alla urgente ripresa economica. La sentenza del tribunale di Firenze conferma quanto la Regione Toscana ha sempre sostenuto ovvero che la realizzazione della grandi opere necessita di attività e strumenti di costante monitoraggio e valutazione, in particolare in territori di grande pregio ambientale come il Mugello».

«Restano strategici – continua D’Angelis - gli Osservatori Ambientali, che purtroppo spesso hanno pagato in termini di funzionalità alla negligenza dei vari governi che si sono succeduti. Questo non è più accettabile perché tutte le opere pubbliche che producono un impatto sul territorio vanno cantierizzate minimizzando gli impatti dopo accurati studi e valutazioni. La lezione del Mugello – conclude D’Angelis - sarà utile per affrontare i prossimi appuntamenti infrastrutturali e per la logistica come il sottoattraversamento fiorentino dell’Alta Capacità Ferroviaria».

Anche Anna Nocentini, capogruppo di Rifondazione Comunista e di Monica Sgherri, capogruppo Rifondazione Comunista sono intervenute sulla sentenza in consiglio regionale: «Confermato il fondamento delle denunce che si sono susseguite nel corso di questi anni rispetto ai danni provocati dai lavori di realizzazione della "grande opera" TAV».

«Dopo quattro anni di iter processuale - proseguono - la sentenza di oggi del tribunale di Firenze - in merito ai danni TAV in Mugello - rappresenta infatti un sostanziale riconoscimento delle ragioni dei comitati, associazioni e del movimento a difesa dell´acqua, bene comune primario. Siamo di fronte ad una esemplare condanna di Cavet, alla quale è imposto di risarcire Ministero dell´Ambiente, Regione e Provincia di Firenze per cinquanta milioni ciascuno, oltre alla Comunità Montana e Comuni interessati dagli smaltimenti abusivi dei rifiuti operati da Cavet medesima. Del tutto insoddisfacente invece il risarcimento riconosciuto alle associazioni, che con il loro agire hanno contribuito grandemente al raggiungimento del risultato di oggi, coinvolgendo nella lotta le popolazioni interessate».

«Per quanto riguarda l´imputazione di furto d´acqua - proseguono - la sentenza rappresenta una vittoria di fondo per tutto il movimento a difesa dell´acqua perché essa rileva nella Costituzione la priorità appunto della tutela di questo bene. Di conseguenza i giudici, denunciando l´insufficienza legislativa ordinaria su questo punto, trasferiscono gli atti alla Corte Costituzionale.
Con la sentenza di oggi non si chiude quindi tutta la vicenda bensì si aprono nuovi scenari, dato che il pronunciamento non si esaurisce con l´individuazione di un illecito, sanabile con un corrispettivo economico».

«Oggi si è scritta - concludono - una pagina che conferma le ragioni e da nuova linfa ai movimenti che si battono per il riconoscimento dell´acqua come bene prezioso, primario e che quindi la cui tutela deve essere prioritaria. Un passo avanti in questa direzione è stato fatto».

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