[27/02/2009] Energia

Il gioco dell´oca nucleare e quello degli annunci a ruota libera

LIVORNO. Un giorno un sondaggio a favore, un giorno contro. Difficile capire davvero cosa pensa la maggioranza degli italiani sulla scelta che sta facendo il governo di tornare al nucleare. Nell´ultimo sondaggio pubblicato su Panorama, nel numero in edicola oggi, i favorevoli al ritorno al nucleare per un uso civile sono passati dal 40,2% (tanti erano a luglio 2005) al 53,7% a gennaio 2009. Ma ben il 62,2% non è “per nulla” d´accordo con l´ipotesi di vedere costruire una centrale nucleare nel Comune in cui vive. Percezione che devono aver piuttosto presente gli amministratori di regioni, province e comuni che si sono immediatamente prodigati a far sapere che non ne vogliono sapere delle ipotesi di localizzare le centrali previste, intanto quattro e poi le altre sei sino ad arrivare alla decina prevista per affrancare il nostro paese dalla dipendenza dagli idrocarburi e dal caro bolletta, come ha ricordato il presidente dell’Authority Ortis, assist subito raccolto dal ministro Scajola, in una nota trasmissione televisiva della seconda serata di Rai1.

Il fatto che tra gli amministratori che hanno preso le distanze vi siano anche esponenti dell’attuale maggioranza di governo, la dice lunga su quanto sia ancora complicata la strada da percorrere e quanto sia costellata di ostacoli. Del resto, che si verifichi che tutti coloro (tra i cittadini) che sono favorevoli al nucleare e disponibili a vederselo realizzare sottocasa siano concentrati in un stessa area è ipotesi impossibile, e anche qualora lo fosse dovrebbe intersecarsi con il fatto che in quell’area vi siano le caratteristiche idonee e che la regione (in quanto istituzione) sia disponibile ad accettarla.

Lo stesso ministro Scajola ha dovuto infatti ammettere che l’ipotesi di realizzare una centrale nella sua terra d’origine, per quanto gli piacerebbe, si scontra con la non idoneità del sito: «sarei d´accordissimo (sarebbe una notizia se non lo fosse!) , ma purtroppo Imperia non ha le caratteristiche perchè troppo piccola ed è zona sismica».

Del resto Scajola ha detto chiaro che l’individuazione dei siti dove costruire le centrali non è decisione che spetta al ministro: «Avrei paura di viver in un paese in cui gli impianti li decide un ministro» ha detto Scajola, indicando piuttosto che lo «decide chi fa impresa energetica».
O meglio il ministro Claudio Scajola ha sottolineato che il disegno di legge per il ritorno al nucleare (ddl sviluppo in discussione al Senato) prevederà «procedure e criteri di carattere morfologico, geografico, impiantistico, di gestione» e poi, per individuare dove costruire le centrali, saranno le imprese ad indicare «il luogo dove sia possibile rispettare» questi criteri.

Naturalmente ha anche fatto presente che si cercherà il consenso a livello locale, anche grazie agli incentivi, di cui anche la popolazione potrà trarne vantaggi in termini di sconti nella bolletta dell´energia elettrica. Se poi non si dovesse raggiungere il consenso verranno comunque prese decisioni a livello centrale. Quindi la palla tornerebbe se non al ministro singolo, al governo, utilizzando «gli strumenti previsti dall´articolo 120 della Costituzione per il bene del paese» surrogando le competenze degli enti locali.

Un gioco dell’oca con ritorno al via e con il suggello della costituzione, che fa passare anche i possibili timori. Il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, preferirebbe invece affidare la decisione ad un referendum (che facciamo notare c’è già stato in Italia nel 1987 e su cui la popolazione dette una chiara indicazione, ma tant’è!): «il nucleare può essere accettato - ha detto Lombardo - se si avrà certezza della sicurezza, a cominciare dalla gestione delle scorie; convenienza economica e, infine, il pronunciamento positivo dei cittadini con un referendum» e ha dato anche indicazioni sulle caratteristiche del sito: «zone lontane dai centri abitati e vicino al mare» che nell’ isola da lui governata rispondono a specifici territori «nel ragusano e Palma di Montechiaro, nell´agrigentino».

Più disponibile comunque del suo neocollega governatore della Sardegna Ugo Cappellacci, che dichiara che «Dovrebbero passare sul mio corpo prima di fare una cosa simile» e richiama il premier a rispettare gli impegni presi in campagna elettorale ed esentare quindi il territorio sardo da ipotesi di localizzazioni. E questo sbaraglio di posizioni preoccupa il vicepresidente dei deputati del Pdl Osvaldo Napoli, che sostiene che «il governo farà bene a convocare da subito le regioni e gli enti locali per evitare l´ubriacatura di localismi e campanilismi in cui, purtroppo, primeggia la politica italiana».

Un appoggio a scavalcare gli enti locali (e quindi i cittadini che li hanno votati) e un appello alla politica ad essere coesi è arrivato da Pierferdinando Casini, che intervenuto anche lui nella stessa trasmissione televisiva ha sostenuto che «non possono essere i veti degli enti locali ad impedire l´individuazione dei siti giusti» riferendosi alla costruzione di centrali nucleari. Per il ritorno al nucleare – secondo Casini «ci deve essere un interesse nazionale che diventi prevalente rispetto agli egoismi regionali e locali» e su questa sua posizione usando un plurale che non si sa se riferito al resto del suo partito o alla compagine governativa dice che «sollecitiamo le altre forze politiche e in particolare il Pd».

Quanto al Pd le reazioni contrastanti di diverse Regioni rispetto all´ipotesi di essere prescelte per ospitare le nuove centrali nucleari, sarebbero la conferma «dell´improvvisazione con cui il Governo si muove in una materia così delicata» come hanno sostenuto i senatori Filippo Bubbico e Salvatore Tomaselli, sollecitando il ministro Scajola a riferire al più presto al Senato, dove appunto è in discussione il disegno di legge che fa da cornice al ritorno al nucleare.

I due senatori icordano inoltre che il Pd ha scelto sin dall´inizio «un atteggiamento responsabile e non ideologico, non mancando di interloquire nel merito dell´articolato proposto dal governo, disponibili a contribuire affinchè l´Italia si predisponga su tale questione ad una logica di sistema, pronti a cogliere le innovazioni tecnologiche e i risultati della ricerca in termini di affidabilità e sicurezza degli impianti, di riduzione delle scorie, di competitività nel rapporto costi-benefici».

Anche se non mancano nello stesso partito posizioni molto meno dialoganti sulla questione, ma che purtroppo risultano minoritarie. «Ora - concludono i senatori del Pd - tutto diventa più difficile anche nel confronto parlamentare» e questo non depone a favore di quanto auspicato dal presidente dell´Enel Piero Gnudi che a margine del convegno “Nucleare, tempo di scelte” dice che la realizzazione di impianti nucleari in Italia «è un obiettivo realizzabile a patto che l´iter autorizzativo proceda senza intoppi» e che perché questi non si verifichino è «importante il coinvolgimento della popolazione».
E ancora una volta si ripassa dal via.

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