[27/02/2009] Parchi

I parchi marini sbarcano al Senato

PISA. Il Presidente della Commissione ambiente del Senato D’Ali (Nella foto) dopo l’incontro in commissione con i rappresentanti dell’UCINA (l’Unione dei costruttori nautici) ha dichiarato di condividere le loro richieste di aggiornamento della disciplina delle aree marine protette. Anche in coda al suo intervento al recente Congresso di Federparchi D’Alì aveva detto che la legge 394 andava rivista. Quel che sconcerta è che ora lo si ripeta e in riferimento alle aree protette marine - ossia il comparto più disastrato dei parchi pur avendo iniziato il suo cammino nell’82 cioè 9 anni prima della legge quadro del 91 - dopo l’ audizione della associazione dei costruttori nautici.

L’UCINA ritiene che ‘Il sistema attuale risulta orami inadeguato sia per quanto riguarda la definizione delle aree interessante, sia per la mancanza di criteri di pianificazione e di valutazione delle politiche di protezione. L’istituzione delle riserve avviene infatti sulla base di una cosiddetta ‘lista di reperimento’ che è vecchia di oltre venti anni e non è mai stata aggiornata’. E già qui si omette di dire che più che non aggiornate quelle liste non sono stati attuate se non parzialmente e male. La istituzione di quella della Meloria e di altre consorelle è solo l’ultima della serie ad essere stata rimandata ancora una volta – dopo decenni - per mancanza di grana.

Ma dove c’è da trasecolare è dove si lamenta la mancanza di criteri di pianificazione. Ma se una cosa la legge 394 rispetto proprio alla legge dell’82 ha detto in maniera chiarissima è che anche le aree protette marine al pari di tutte le altre devono essere gestite sulla base di un piano per perseguire le finalità affidargli dalla legge che nel caso delle aree marine -in correzione anche della legge dell’82- erano state uniformate alle altre. E la legge aveva altresì stabilito che questo piano non può che guardare alla integrazione marino-costiera superando vecchie concezioni che volevano il mare distinto e separato dalla costa e il territorio. D’altronde quelli dell’UCINA- ed anche il sen D’Ali- dovrebbero sapere che le attività nautiche in Toscana come in Liguria a altrove hanno trovato proprio in alcune aree protette costiere e fluviali (quelle marine generalmente latitano o non sono in condizioni di poter funzionare) un punto d’approdo di grande rilievo. Il parco di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli come quello fluviale di Montemarcello Magra dispongono oggi di strumenti di pianificazione che consentono importanti attività di accoglienza a produzione nautica. E ciò non malgrado ma grazie alla legge 394 che se non ha ancora dato -specie per le aree marine- tutti i frutti che era giusto aspettarsi è perché il ministero continua a rinviarle o pretende di gestirle in maniera separata da quelle terrestri con strumenti che hanno fatto – quelli sì il loro tempo - come le commissioni di riserva cioè un inutile doppione.

Nessuno ha mai spiegato – evidentemente non poteva farlo - perché le aree marine dovrebbero essere gestite con un di più inutile e costoso che non hanno né quelle alpine,. terrestri, archeologiche o di qualsiasi altra natura. Che le commissioni fossero previste nell’82 ( non esistevano gli enti parco) si può anche capire, ma che debbano affiancare oggi gli organi di gestione dell’area protetta prevista dalla legge 394 è una pretesa burocratica, un esempio di miopia centralistica.

Quando si legge nel documento dell’UCINA che servono programmazione e monitoraggio, tempi certi per l’emanazione dei regolamenti, la valorizzazione delle attività tradizionale, delle culture locali, del turismo eco-compatibile uno si chiede se si conosce la legge 394 che tutte queste cose le prevede e le prescrive anche se al ministero fanno finta di non saperlo. Ed è grave che non se ne sia accorto neppure il sen D’Ali che dovrebbe dirci anche cosa è cambiato da quando la Commissione dei 24 presieduta da Matteoli -e non un secolo fa- rinunciò a qualsiasi modifica della legge pur essendo prevista dalla legge delega. Dovrebbe dirci cosa è cambiato da quando il sottosegretario Tortoli a chi gli chiedeva perché la legge quadro era stata di fatto ‘risparmiata’ rispose che non lo si era ritenuto necessario. Il legislatore ha il dovere di motivare sortite assurde quando su questi temi e da anni Federparchi e altri chiedono che la legge quadro sia finalmente applicata anche alle aree marine senza trucchi e senza inganni. Ustica funzionava e ora è in crisi; è colpa della legge 394? A Portofino l’area marina è separata da quella terrestre sebbene la legge affermi il contrario come varie pronunce hanno più volte chiarito, ma che il ministero regolarmente ignora. Come non fa un tubo perché le altre aree protette marine siano messe nella condizione di esercitare un minimo di vigilanza. Su questi aspetti non è la legge che deve essere cambiata ma la politica.

Non dice nulla alle Commissioni ambiente di Senato e Camera che il ministro dell’ambiente a più d’un anno dal suo insediamento non abbia ancora incontrato Federparchi mentre Calderoli e altri suoi colleghi di governo incontrano –regolarmente e frequentemente- ANCI,UPI, regioni? Si è detto che si farà la terza conferenza nazionale – bene – ma per cosa la si farà? Per sentirci dire che grazie all’UCINA si è scoperto il problema della nautica?

E’ una domanda a cui devono rispondere anche le nostre commissioni parlamentari che non sembrano finora avere preso in considerazione il fatto –tanto per fare un esempio-che da più di dieci anni il ministero –in base alla legge- avrebbe dovuto essere riorganizzato. L’insegna ora ha aggiunto anche il mare; per fare che?
Come si vede anche ai nuovi organi dirigenti di Federparchi eletti dal recente congresso non mancherà il lavoro.

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