[26/02/2009] Energia

I conti dell´atomo francese: Areva si salva dal fallimento solo con gli euro pubblici

LIVORNO. Ma cosa è questo nucleare francese che il piazzista internazionale Nicolas Sarkozy ha rifilato agli entusiasti Berlusconi e Scajola, e soprattutto quanto costa e come si sostiene? La risposta arriva dal bilancio 2008 presentato ieri sera dal colosso nucleare Areva e che smentiscono la presunta floridezza dell’industria atomica francese che anzi sembra vicina ad un fallimento che solo il denaro pubblico riuscirà ad evitare.

Una cosa alla quale l’Italia del rinascimento nucleare berlusconiano, che trabocca in questi giorni da televisioni e giornali compiacenti e compiaciuti, farebbe bene a guardare con preoccupata attenzione visto che perdite colossali vengono proprio dai cantiere finlandese dell’EPR (la stessa tecnologia “acquistata” dal governo italiano) dove l’abbandono della Siemens è costato 2 miliardi di perdite, investimenti sbagliati negli Usa, 60% di calo delle azioni nucleari in borsa in pochi mesi… l’industria nucleare francese che ci viene presentata come in ottima salute, vista dalla Francia sembra sinistrata e si regge solo grazie ad imponenti iniezioni di denaro pubblico che viene sottratto ai progetti di energie rinnovabili.

Areva ammette un calo degli utili del 20,7% e, anche se solo all´inizio di febbraio la sua presidente Anne Lauvargeon aveva detto che nell’attuale situazione economica «non era ragionevole pensare a una apertura di capitale», ora corre ai ripari con un´apertura minoritaria del capitale di alcuni asset per finanziare il suo più che traballante programma di investimenti che «ha l´appoggio dei poteri pubblici (…) assicurato, tra l´altro dalla vendita di asset non strategici e dall´apertura minoritaria del capitale di alcuni asset». Però non viene spiegato di cosa si tratti.

Areva è dunque alla ricerca di circa 3 miliardi di euro solo per tenere in un precario equilibrio il suo bilancio 2009 e lo scorso 25 novembre è stata costretta ad annullare il suo progetto di sfruttamento della miniera di uranio Midwest in Canada. Certo il colpaccio fatto in Italia rimpannuccerà un po’ il nucleare francese, ma Areva versa ancora calde lacrime dal 5 dicembre 2008, quando il Sudafrica ha annullato il progetto di costruire 12 reattori.

Il cantiere EPR di Areva in Finlandia, avviato nel febbraio 2005, che dovrebbe servire da modello per il nucleare italiano di terza generazione, è un vero e proprio disastro: 38 mesi di ritardo nella costruzione, 2,4 miliardi di euro di penalità richieste dai finlandesi ai francesi per un reattore venduto a 3 miliardi di euro e che in realtà ne costa già ora 5,4.. in attesa che i lavori proseguano.

A gennaio la Siemens ha annunciato che abbandonerà il progetto, prendendo alla sprovvista Areva che ora deve trovare altri 2 miliardi di euro per rimpiazzare le quote detenute dal suo vecchio partner. La borsa di Parigi non l’ha presa bene: le quotazioni di Areva sono passate dagli 820 euro di giugno ai 325 di oggi. Intanto, la maggioranza dei progetti di costruzione di centrali nucleari all’estero (Libia, Algeria, Marocco, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Giordania, Sudafrica ed addirittura l’Estonia sfiancata da una crisi economica devastante) restano annunci, rimasti appesi a sventolare nella tempesta finanziaria planetaria, i volenterosi tour del presidente Sarkozy fino ad ora non hanno sortito che semplici "accords de coopération", che non impegnano a niente e l’eventualità di costruire EPR in giro per il mondo è poco più che una scritta su un depliant pubblicitario che il marito di Carla Bruni lascia in giro per le cancellerie dei regimi autoritari del Medio Oriente.

La rete ambientalista “Sortir du nucléaire” è impietosa: «Così, il 4 e 24 febbraio scorso, l´Eliseo a bleffato celebrando la supposta “vendita” di due EPR all’India e di almeno 4 EPR all’Italia: è facile fare tali annunci, ben più difficile, soprattutto in questi tempi di crisi mondiale, è trovare gli immensi finanziamenti necessari per costruire realmente questi reattori».

Areva è stata rovinosamente colpita anche sul mercato americano: il Piano di rilancio economico di Obama non stanzia nemmeno un centesimo per il nucleare, mentre l’industria atomica si aspettava 50 miliardi di dollari. La stragrande maggioranza dei progetti nucleari Usa era già congelata e per quelli che restano Areva dovrà affrontare una concorrenza all’ultimo sangue, visto che ci si gioca la sopravvivenza, con la concorrenza nippo-americana di Westinghouse/Toshiba e di General Electric/Hitachi.

Puntando tutto sul “rinascimento” nucleare propagandato da Bush, Areva aveva investito su un mercato nucleare Usa che si sta rivelando virtuale. Il colosso nucleare pubblico francese, solo nel maggio 2008 aveva annunciato di aver acquisito il sito di Bonneville, nell’Idaho, per produrre combustibile nucleare, ad ottobre, in piena campagna presidenziale Usa, Areva aveva reso noto un investimento di oltre 360 milioni di dollari in Virginia per produrre i componenti “pesanti” per il settore nucleare Usa.
Il capolavoro sembra però quello messo in piedi in Gran Bretagna, dove Areva è tributaria di eventuali ordinativi da parte dell’atro colosso energetico francese, Edf, che ha acquistato, subito prima del crollo dell’economia mondiale, British energy e le sue centrali a fine vita ad un prezzo esorbitante, il problema è che anche Edf è pesantemente indebitata ed ha perso più del 60% in borsa anche grazie a questa avventura nucleare oltre-Manica.

Sortir du nucléaire sottolinea che «Incapace di riconoscere il suo fallimento programmato, Madame Lauvergeon si è lanciata in una insensata che ha tutte le chance per finire in un disastro industriale e finanziario. Purtroppo, essendo Areva detenuta dallo Stato, saranno i cittadini della Francia che pagheranno il conto quando verrà il momento. C’è ancora tempo per mettere un punto di arresto a questa follia, e di impedire a Sarkozy di utilizzare il denaro pubblico per salvare Areva. Come sta facendo Obama negli Usa, è nel risparmio energetico e nelle energie rinnovabili che bisogna investire».

Torna all'archivio