[25/02/2009] Aria

CO2, fallito il lancio del modulo Nasa, resta l´incertezza su vari aspetti del clima

FIRENZE. 24 Feb 2009 10:55:46 AM: accensione e decollo del razzo Taurus che trasporta l’Orbiting carbon observatory. Ha inizio una missione della durata di due anni che studierà ciò che nessuna navicella spaziale ha mai osservato: le fonti e i pozzi di assorbimento della CO2 atmosferica. Lo stadio “zero” del razzo sta bruciando e allontana il veicolo dalla base aerea di Vanderberg, verso l’orbita.

24 Feb 2009 10:57:08 AM: come da programma, lo stadio zero del razzo è bruciato e si è separato dal veicolo. Lo stadio 1 si è acceso, e l’ascesa sta proseguendo.

24 Feb 2009 10:58:38 AM: il motore dello stadio 2 sta ora bruciando, dopo il puntuale spegnimento e la separazione dello stadio 1.

24 Feb 2009 11:03:38 AM: sette minuti di volo, tutti i sistemi funzionano al meglio (..). attesa per l’accensione dello stadio 3.

24 Feb 2009 11:06:56 AM: dopo quasi 10 minuti di volo (..), il motore dello stadio 3 sta bruciando per l’ultima parte dell’ascesa. Entro tre minuti avverrà il distacco della navicella dal razzo.

24 Feb 2009 11:11:09 AM: sembra che sia avvenuto un imprevisto. Aspettiamo ancora maggiori informazioni, ma il direttore del lancio, Chuck Dovale della Nasa, ha chiesto l’attivazione delle procedure di emergenza.

24 Feb 2009 11:14:32 AM: secondo il portavoce della Nasa, George Diller, una delle strutture di rivestimento ha fallito la sua separazione dal veicolo durante l’ascesa.

... E qui termina improvvisamente il blog che la Nasa aveva dedicato alla missione Oco. A causa dell’imprevisto peso aggiuntivo causato dalla mancata separazione di una delle coperture protettive anteriori (la cosiddetta “payload fairing”), il modulo dell’Orbiting carbon observatory non è riuscito a raggiungere l’orbita prevista, ed è precipitato verso una zona remota del mare Antartico, disintegrandosi.

In meno di venti minuti, quindi, si sono dissolti nel vento più di 7 anni di lavoro, e investimenti per circa 270 milioni di dollari. Il motivo del malfunzionamento verrà ora analizzato tramite un’inchiesta: alcuni hanno ipotizzato un legame tra il calo di potenza che il sistema di alimentazione aveva subito prima del lancio e il successivo incidente, ma dirigenti del programma Taurus hanno smentito ai microfoni della Bbc ogni possibile legame tra i due malfunzionamenti, sostenendo che le strumentazioni coinvolte erano alloggiate su sistemi separati. Questo tipo di razzo, progettato nel 1994, è stato utilizzato in 8 missioni, di cui 6 sono andate a buon fine e 2, compresa quella di ieri, sono fallite.

In conseguenza del fallimento del lancio, di colpo sono mutate radicalmente le carte sul tavolo della geopolitica spaziale e climatica: l’egemonia americana sulla ricerca climatica, che finora era stata indiscussa, aveva subito un duro colpo un mese fa, quando il lancio del satellite giapponese Ibuki (missione Gosat) aveva battuto sul tempo la Nasa, che da anni annunciava per l’inizio del 2009 il lancio di quello che doveva essere il primo modulo dedicato esclusivamente allo studio della CO2 dallo spazio. Egemonia che sembrava dover essere ristabilita dal lancio della missione Oco, i cui dati dovevano peraltro essere complementari a quelli prodotti dal satellite giapponese.

E invece gli Usa si sono trovati con un pugno di mosche in mano. Gli studi sul rilascio e sull’assorbimento di CO2, che dovevano subire una fortissima accelerazione, restano al palo, e nessuno si illude che i dati provenienti da Kabuki saranno sufficienti o che saranno tenuti dai ricercatori (e dai decisori politici) nella stessa considerazione di quelli che sarebbero giunti dal modulo Oco. La missione del prossimo satellite statunitense (Glory, che dovrebbe essere lanciato in giugno e che avrà il compito di studiare la fuliggine di carbonio e altri aerosol atmosferici) subirà un sicuro ritardo, secondo quanto dichiarato alla Bbc dal direttore del lancio, Chuck Novale: «dobbiamo capire la ragione di fondo dell’incidente (avvenuto a Oco), e non lanceremo Glory finché non avremo ottenuto questo dato».

L’incidente avvenuto ieri rappresenta insomma una sconfitta molto amara per il cammino della scienza e per l’immediato futuro della ricerca e – soprattutto – della politica climatica: la missione Oco avrebbe rappresentato non solo un fondamentale strumento per la comprensione del percorso che il carbonio compie in atmosfera successivamente al suo rilascio, ma anche un veicolo di studio della questione centrale: una migliore definizione dell’effettivo forcing riscaldante rappresentato dalla CO2, e quindi dell’importanza del gas nella fase di surriscaldamento che il pianeta sta subendo.

Infatti, ancora le ricerche climatologiche non sono riuscite (e di questo passo, chissà se mai riusciranno) a definire con precisione il ruolo da attribuire alla CO2, agli altri gas serra (e in generale alle modificazioni antropiche del territorio) nel surriscaldamento. Sappiamo che il ruolo antropico nei mutamenti climatici degli ultimi decenni è definito dai più autorevoli studi climatici come «significativo». E disponiamo anche di stime ritenute attendibili sul forcing radiativo rappresentato dalla CO2 (da 1,49 a 1,83 W/mq, secondo il quarto report Ipcc). Ma le valutazioni e le stime di cui disponiamo si basano in buona parte su analisi indirette, relative alla coerenza delle dinamiche climatiche osservate con quei modelli predittivi che considerano un significativo ruolo antropico, e alla discordanza con quei modelli che invece considerano solo le forzanti naturali (che sono essenzialmente due: forcing astronomico, forcing geotermico).

Con la missione Oco, è certo che molti dei dubbi che attualmente investono i climatologi sarebbero stati dissipati, e i decisori politici avrebbero avuto a disposizione un enormemente maggiore numero di dati, e previsioni climatiche molto più attendibili per il futuro. La politica inerente le misure di mitigazione e di adattamento (e la loro quantificazione economica) avrebbe compiuto, pure, immensi balzi in avanti.

E invece niente, tutto resta come oggi, e anzi in atmosfera sono presenti molte tonnellate in più di CO2 a causa delle emissioni causate dal lancio e dagli anni di lavori preparatori. La rabbia e la rassegnazione regnano negli uffici della Nasa, e molti adesso attendono con trepidazione di conoscere i motivi del fallimento della missione, e di sapere come e se sarà progettata una missione Oco numero 2. Se fossimo in una spy-story si tratterebbe sicuramente di un sabotaggio ordito dalla lobby degli scettici climatici (che, ragionando in termini di cui prodest, sarebbero i primi sospettati)... nel mondo reale vai a sapere cosa è successo. Unica certezza? Il fatto che per ora, riguardo a importanti aspetti della scienza (e quindi della politica) climatica, restiamo nell’incertezza.

Torna all'archivio