[25/02/2009] Comunicati

Beni culturali dopo il siluramento di Settis, un ministro che prepara la privatizzazione?

ROMA. L’attacco a Settis (Nella foto) e a Guzzo, i commissariamenti delle Soprintendenze da parte del ministro Bondi, lo svilimento generale dell’Amministrazione dei Beni Culturali fanno parte di una scelta politica che delegittima la tutela pubblica, devitalizza e, di fatto, liquida il Ministero preparando la privatizzazione commerciale dei beni culturali “ricchi”. Una politica che va respinta con forza e indignazione.

Mentre le Soprintendenze stentano sempre più, per mancanza di fondi, a svolgere i loro ordinari compiti di tutela e rischiano di agonizzare con l’arrivo di sempre nuovi tagli di risorse accettati supinamente dal ministro Bondi, questi attacca frontalmente la sua stessa amministrazione. La delegittima sul piano tecnico-scientifico “dando spazio a figure nuove, con specifiche competenze manageriali, in grado per esempio di leggere un bilancio” (dall’intervento del 23 febbraio sul “Giornale”), come se l’attuale personale di Soprintendenza, tecnici e amministrativi, e quanti li hanno preceduti avessero portato allo sfascio, per ignoranza delle leggi economiche, le strutture della tutela e della valorizzazione. La svuota di poteri e di competenze specifiche moltiplicando i commissariamenti calati dall’alto (Pompei, aree archeologiche di Roma e di Ostia, ecc.) e reclutando supermanager e superesperti che, oltre a mortificare la dirigenza dei Beni Culturali, peseranno su di un bilancio già stremato che il piano Tremonti, da qui al 2011, riduce a cifre di pura sopravvivenza. Bondi e altri ministri di questo governo trattano poi la rete dei musei, dei monumenti, dei siti – evidentemente non conoscendola – come una sorta di antiquata e polverosa zavorra. Essi rimuovono il fatto che nel periodo 1996-2007 i visitatori dei musei, dei circuiti museali e delle aree archeologiche sono saliti da 25 a 34,5 milioni con un incremento del 38 per cento e che i relativi introiti sono più che raddoppiati balzando da 52,7 a 106 milioni di euro con un incremento del 101 per cento. Con una flessione o una stasi nel 2008 anno di crisi per tutte le correnti turistiche, a cominciare dalle più qualificate. Risultati formidabili conseguiti da questa Amministrazione pur sottopagata e con mezzi tecnici e finanziari sempre insufficienti. Si può fare certamente di più e di meglio su questo e su altri piani, a cominciare da una più incisiva e diffusa tutela del nostro paesaggio minacciato da mille insidie speculative. Ma lo si può incoraggiando, motivando, dotando di mezzi una Amministrazione onesta (non un solo implicato di alto livello in Tangentopoli), competente e leale verso lo Stato.

Il ministro Bondi ha invece scelto la strada opposta, quella della delegittimazione, dell’esautoramento, del richiamo intimidatorio al silenzio e all’ordine. Che ora rivolge pubblicamente ad un personaggio di alta competenza internazionale e di qualificato impegno culturale e civile come Salvatore Settis, presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali ingiungendogli dalle colonne di un giornale appartenente alla famiglia del presidente del Consiglio di allinearsi e tacere, di cessare cioè dalla funzione critica che, in ogni democrazia compiuta, viene riconosciuto agli intellettuali. E analogo trattamento viene riservato ad uno dei più valorosi studiosi e soprintendenti, a Pier Giovanni Guzzo che tanto ha fatto, per la sua parte, a Pompei, in Puglia, in Emilia-Romagna. Un ordine rivolto al professor Settis affinché tutti i componenti critici del Consiglio Superiore intendano e chinino il capo in silenzio, pronti ad accettare qualunque cosa, anche l’umiliazione di vedere spregiata una rete di tutela e di musei ammirata, in linea generale, dai direttori dei maggiori musei del mondo, dagli esperti di ogni Paese. Noi siamo con loro in queste ore davvero drammatiche per l’autonomia della cultura.

Lo stesso commissariamento straordinario promesso un mese fa alle aree archeologiche di Roma e Ostia rappresenta un autentico suicidio anche sul piano dell’immagine turistica di una Capitale che coi fondi della legge Biasini e del Giubileo – spesi e spesi bene nella collaborazione piena, allora, fra Stato, Regione, Provincia e Comune – ha restaurato e riaperto siti e monumenti romani, ha inaugurato nuovi splendidi Musei (ex Collegio Massimo, Palazzo Altemps, ex Centrale Montemartini, Crypta Balbi, ecc.), altri ne ha riallestiti e ammodernati (Galleria Borghese e Musei Capitolini in testa) riacquistando così prestigio e attirando nuovi visitatori da tutto il mondo. In poche battute un patrimonio formidabile – di sostanza e di immagine – viene buttato in discarica dal Ministero e dal Comune di Roma con l’incoraggiamento di esperti esterni pronti a nuove e ricche consulenze. Un’operazione inaccettabile, sotto ogni punto di vista (compreso quello dell’immagine internazionale), contro la quale protestiamo indignati chiedendo al presidente della Repubblica, custode attivo della Costituzione, la operante difesa e attuazione del dettato dell’articolo 9 della suprema carta (“La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”), chiedendo alla pubblica opinione, agli organi di informazione di non far passare sotto silenzio la rovina che viene rovesciata sui nostri beni culturali e paesaggistici con l’intento di smantellare tutto ciò che è pubblico operando di fatto per la privatizzazione di quei beni in grado di produrre incassi e profitti. Cosa che non accade in nessun’altro Paese civile e avanzato dove la cultura viene in genere potenziata nei momenti di crisi anziché indebolita, intimidita, ammutolita. Non a caso al pari della Storia dell’Arte che già si insegna pochissimo e che questo Ministero dell’Istruzione vuole insegnare ancor di meno.

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