[24/02/2009] Aria

Carrara, continua la guerra delle polveri tra sindaco e Legambiente

CARRARA. Dopo l’ordinanza di un anno fa del giudice del Tribunale di Carrara sulle polveri prodotte dai camion che dalle cave di marmo attraversano la città e che sono state riconosciute pericolose per la salute umana, (disponendo una serie di provvedimenti da attuare da parte del comune), la situazione di polverosità nella città – e soprattutto nella zona di Alteta-Casellotto - rimane preoccupante. Le misure previste nell’ordinanza rimangono lettera morta: il Comune non le attua e il Prefetto non le fa rispettare.

Lo denuncia il circolo di Legambiente Carrara, che già per le violazioni, da parte del sindaco, dell’ordinanza sul fermo camion dopo tre superamenti consecutivi aveva rivolto appelli al prefetto affinché ristabilisse la legalità. Appelli rimasti tutti senza alcuna risposta. Ed è così che l’associazione ambientalista senza mezzi termini sostiene che il prefetto giustifichi il Comune.
Per il prefetto, infatti, «alcune azioni sono già state attivate, mentre per altre sarà necessaria la disponibilità finanziaria, prevista nel bilancio di previsione 2009 la cui approvazione scade il 30 marzo».

Ma per Legambiente, le motivazioni di tipo economico addotte dal prefetto «non giustificano, il mancato rispetto di quelle disposizioni del Tribunale che non hanno alcun costo». Come ad esempio quella dell’asporto di marmo e di detriti.

Il tribunale ha ordinato al sindaco di «autorizzare l’asporto di scaglie di marmo e di detriti solo per quanto deriva dall’attività estrattiva corrente, escludendo lo sfruttamento dei ravaneti già consolidati fino all’apertura della strada dei marmi, con limitazione progressiva tendente allo zero nel termine di tre mesi».

Una misura che se rispettata – secondo Legambiente - avrebbe almeno dimezzato il numero degli attuali 950 transiti autorizzati di camion giornalieri senza comportare nessun aggravio alle ditte di autotrasporto, (visto che il numero di transiti si è già dimezzato spontaneamente per la ridotta richiesta del mercato conseguente alla crisi economica globale).

«La mancata attuazione – conclude l’associazione - di questa misura non ha dunque alcuna giustificazione, né economica, né produttiva: riflette solo l’arroganza e il disprezzo del comune verso la sentenza del tribunale».

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