[24/02/2009] Energia

Asia: inaugurazioni, paure e sommovimenti nucleari

LIVORNO. L’Iran domani inaugurerà la sua centrale atomica di Buchehr, costruita insieme alla Russia, con una cerimonia di sapore pre-elettorale che sa di sfida al nuovo governo della destra israeliani in preparazione. Il portavoce dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica (Oeai), Mokhsen Delaviz, ha annunciato che «La pre-messa in servizio della centrale nucleare di Buchehr avrà luogo mercoledì 25 febbraio, alla presenza dell’amministratore delegato dell’agenzia russa Rosatom, Sergei Kirienko, e del direttore dell´Oeai Gholamreza Aghazadeh».

Si concretizza così uno degli incubi di Israele e degli Usa, iniziato dopo la rivoluzione islamica iraniana, quando nel 1979 i tedeschi abbandonarono il cantiere nucleare avviato nel 1975 e gli americani pensarono di poter impedire con uno dei tanti embarghi la prosecuzione dei lavori della centrale. Blocco riuscito fino alla caduta del muro di Berlino e dell’Urss, ma nel 1995 la nuova Russia dell’oligarchia capitalistico-energetica è corsa in soccorso a Teheran grazie ad un ricco contratto da un miliardo di dollari per terminare il lavoro avviato dai tedeschi e un altro da 850 milioni di dollari per fornire un reattore VVER-1000 e la fornitura di quel combustibile nucleare che secondo molti potrebbe portare alla fabbricazione della bomba atomica sciita.

Accuse respinte nuovamente dal portavoce del ministero degli esteri iraniano, Hassan Qashqavi che ha detto: «L´Iran continua a cooperare con l’Iaea in conformità al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari e l’accordo di garanzia concluso con l’Agenzia. Il programma nucleare iraniano è completamente trasparente e si sviluppa sotto il controllo dell’Iaea». Intanto, proprio dal segretariato dell’International atomic energy agency arriva una sconfessione per il bombardamento “preventivo” da parte di Israele di un sito “nucleare” siriano che i più interpretarono come la prova generale per un eventuale azione aerea contro la nuova centrale atomica iraniana.

Secondo quanto riferisce l’agenzia siriana Sana, l’Iaea «esprime il suo profondo rincrescimento riguardo al malinteso nato a causa dei rapporti pubblicati dai mas media dopo la dichiarazione rilasciata dal segretariato generale dell´Iaea, e che quei rapporti sostenevano l´esistenza di molecole di grafite nel sito di Deir Ezzor (est della Siria). In un memorandum distribuito oggi dal segretariato generale dell’Iaea sui Paesi membri dell’Iaea». L’Agenzia nucleare dell’Onu ha negato l´esistenza di grafite nel sito siriano «che sarebbe stata probabilmente utilizzata nei reattori nucleari. A questo riguardo, l´Agenzia non ha niente da aggiungere al rapporto del direttore generale».

Intanto da Damasco arrivano precisazioni e smentite riguardo al motivo della convocazione dell’ambasciatore siriano a Washington da parte del Segretario di Stato Hillary Clinton, che sarebbe preoccupata per un programma atomico siriano che Damasco dice di non avere. L’ambasciatore siriano «smentisce categoricamente queste notizie, precisando di essere convocato al Segretariato di Stato americano per discutere delle questioni attinenti alle relazioni siro-americane».

Mentre la confusione nucleare è grande sotto il cielo dell’Asia, c’è qualcuno che, nel cuore ex-sovietico del continente, si sta organizzando per rifornire al meglio i nuovi mercati che si aprono. Il Kazakistan, il secondo Paese al mondo dopo l’Australia per riserve di uranio, prevede per il 2009 di aumentare del 40% le sue estrazioni. Il ministro Kazako dell’energia e delle risorse minerarie, Sanat Mymbayev. ha detto davanti al Parlamento di Astana: «Secondo le nostre previsioni, l’estrazione di uranio raggiungerà 11.900 tonnellate nel 2009». Il Kazakistan si trova nella situazione ideale: una imbarazzante dittatura familiare corteggiata in occidente e amica della Russia alla quale vendere l’uranio che magari poi andrà a finire nelle centrali in costruzione in molti Paesi non certo democraticamente affidabili o in quelle nuove in preparazione in Paesi come l’Italia. Un affare nucleare in continua crescita che rimpingua le casse della satrapia Kazaka: nel 2008 l’uranio estratto in Kazakistan aveva raggiunto le 8.512 tonnellate, il 29% in più che nel 2007.

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