[23/02/2009] Comunicati

La Provincia di Roma vara il suo green new deal per un rilancio economico sostenibile

LIVORNO. La provincia di Roma ha deciso di affrontare la sfida della recessione investendo per un rilancio economico in chiave sostenibile.
E ha presentato un vero e proprio piano d’azione elaborato dall’istituto Ambiente Italia, in cui si delineano sette linee d’intervento, definite come quelle delle grandi sfide ambientali: efficienza energetica e sviluppo delle energie rinnovabili; risparmio idrico e l’efficienza nella distribuzione; recupero e riciclo dei rifiuti; pianificazione territoriale e qualificazione dell’agricoltura; trasporto pubblico e mobilità sostenibile; valorizzazione del patrimonio naturalistico; lo sviluppo degli acquisti verdi, a partire dalla pubblica amministrazione.

Lo studio in cui si declinano i piani d’azione, parte dall’ esame degli interventi già programmati e prioritari previsti sul territorio della Provincia di Roma, per simulare la loro attuazione con alcune accelerazioni, entro il 2015-2020. Completandolo con gli investimenti da attivare, sia da parte pubblica che privata, e dall’occupazione che agendo in questa situazione si potrebbe realizzare.

Secondo il direttore di Ambiente Italia, Duccio Bianchi, il cuore degli interventi già programmati sul territorio della Provincia di Roma «è dato dall´efficientamento energetico nell´edilizia, pubblica e privata, residenziale, commerciale ed industriale».
Che proseguirà anche grazie ad un protocollo d’intesa che il presidente della provincia di Roma ha firmato con la Fondazione Clinton per la realizzazione di audit energetici su alcuni dei suoi edifici pubblici e su quelli storici dei comuni dell´hinterland, annunciando «un investimento per oltre 400 milioni di euro sulle grandi reti della sostenibilità ambientale per aprire un confronto con il mondo delle imprese, le associazioni, i sindacati, gli amministratori locali e i ricercatori».

E’ velleitario che la provincia di Roma possa essere protagonista, almeno in Italia, di un percorso che partendo dalla recessione in atto, porti ad un rilancio e all’innovazione puntando su un economia orientata alla sostenibilità ambientale e sociale?

La risposta che si trova nello studio è naturalmente no, e lo dimostra numeri alla mano (ovvero con quello che già c’è o è in essere) e sulla base dei principali rapporti internazionali prodotti in questi ultimi mesi. I riferimenti, per citarne alcuni, sono il Main street economic recovery plan dei sindaci americani, che si basa su 11mila progetti infrastrutturali incentrati su efficienza energetica, trasporto pubblico metropolitano, rifiuti e acque, che sarebbero capaci di produrre circa 850mila posti di lavori distribuiti in 427 città. Ù

Gli interventi sulla ristrutturazione edilizia in chiave ambientale tedesca o californiana, e i principali studi internazionali sugli effetti di politiche di recupero economico basate sull’economia verde, tra cui quello stilato per conto della Commissione europea da vari istituti, tra cui il Wuppertal, ai due recenti dell’Unep: “Green jobs” e “A global green new deal”, di cui ha parlato anche greenreport.

Nello studio presentato da Ambiente Italia, per le diverse macro-tipologie di interventi sono forniti i valori degli investimenti, degli occupati, dei risparmi energetici e di emissione di Co2 ottenuti al completamento dell’intervento totale(obiettivo al 2030) e all’ultimazione degli interventi indicati come prioritari (obiettivo al 2015-2020).

Partendo dalla selezione degli interventi già programmati , vengono poi indicate le aree dove accelerare le azioni così da massimizzare i risultati, sia in termini di investimenti che di occupazione. E, secondo lo studio, a fronte di un investimento complessivo di 13.400 milioni di euro ripartiti nell’arco di un decennio e derivati sia da parte pubblica (46%) che privata (famiglie e imprese), si otterrebbero 170.000 posti di lavoro diretto a tempo pieno/anno e almeno 140.000 occupati tra indiretti e indotti, anche questi in buona parte permanenti.

I risparmi in termini di consumo energetico sarebbero pari a 1,6 milioni di tep (con un risparmio annuo sui costi di importazione energetica superiore ai 500 milioni di euro) e a 7,7 milioni di tonnellate di Co2.
Quindi un pacchetto di sostegni economici potrebbe avere il doppio risultato di ottenere benefici occupazionali e riduzione dei danni ambientali, focalizzandosi almeno su tre aree, ovvero la ristrutturazione ambientale dell’edilizia, le infrastrutture sostenibili e la qualità delle risorse naturali.

Certo, si legge nel rapporto, «sarebbe velleitario pensare che un obiettivo del genere possa essere raggiunto solo con le risorse e i poteri dell’amministrazione provinciale».
Ovunque si è intrapreso una strada di questo tipo, «dagli Stati Uniti, alla Germania, alla Corea del Sud- si dice ancora nel rapporto-questi programmi sono nazionali e contano sul sostegno sia dell’amministrazione centrale che delle amministrazioni locali».

E questa non è una questione secondaria, perché se anche all’interno dell’amministrazione provinciale di Roma, fosse ben chiaro il concetto citato sempre nel rapporto, e assolutamente condivisibile, che «uscire dalla recessione con l’innovazione ambientale dell’economia significa offrire una visione che risponde alle due grandi domande di questo nuovo millennio: la salvaguardia ambientale locale e globale e il mantenimento di condizioni di benessere sociale in una economia globalizzata» i segnali che arrivano dalla politica nazionale, e spesso anche internazionale, non sembrano -purtroppo- aver colto questo nesso.

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