[23/02/2009] Parchi

La nuova legge regionale sui parchi in sala parto

PISA. Il coordinamento regionale dei parchi toscani ha già messo in programma per i primi di marzo un importante appuntamento per discutere del nuovo testo della legge regionale sulle aree protette. Un testo ancora in sala parto dove gli uffici giuridici della regione stanno valutandone –pare molto meticolosamente – norme e implicazioni. Lo scrupolo giuridico naturalmente è sempre encomiabile, ma va detto subito che le cose non procedono con la speditezza necessaria e le battute d’arresto sono già state fin troppe.

Non sono mancati in questi mesi, infatti, momenti di consultazione, ma come nel gioco dell’oca c’è il rischio di tornare sempre alle caselle di partenza. E questa volta non deve assolutamente succedere. E tra le ragioni che impongono di fare presto oltre che bene ce n’è una che le sovrasta tutte e deriva prevalentemente, anche se non esclusivamente, dal nuovo Codice dei beni culturali. Si ha l’impressione infatti (e la cosa non riguarda unicamente la Toscana) che finora non sia emerso con la chiarezza necessaria che qui si è aperta una partita delicatissima dalla quale dipende il ‘futuro dei parchi’.

Il codice ha menomato fortemente e in un punto nevralgico il piano del parco che già la legge regionale del 2005 non aveva trattato granché bene. Ecco perché la questione del nulla osta tolto ai parchi non è questione marginale da recepire ‘burocraticamente’ specie nel momento in cui Bondi pensa a commissariare gestioni affidate proprio a quelle sopraintendenze che dovrebbero fare quel che finora hanno fatto e bene i parchi. E’ un passaggio cruciale politico e istituzionale che non può essere lasciato unicamente a considerazioni e valutazioni che talvolta sembrano più ascrivibili alle regole di Azzeccagarbugli che ad una lucida visione e consapevolezza dei rischi che incombono. Sui parchi in Italia incombe, infatti, il rischio di una loro marginalizzazione nel governo del territorio. Che ad essere prese di mira siano state prima la legge 183 e dopo la legge 394 dovrebbe pur dire e insegnare qualcosa a tutti e anche in Toscana.

Il piano del parco non un è piano tra i tanti comunali, provinciali e regionali bensì un piano ‘sovraordinato’ a tutti gli altri. Non so se mi spiego! Se nel PIT ( come nella legge del 2005) non lo trovo riconosciuto in tutta la sua valenza e portata la legge regionale sui parchi deve correggere il tiro e provvedere. Di questo si tratta e non di azzeccagarbugli. La legge deve perciò uscire al più presto dalla sala parto ma deve uscirci come si deve e di sicuro non sarà settimina. Qui ci giochiamo una credibilità non solo regionale ma nazionale. E perderla mentre a Roma sui parchi si pensa addirittura a confusi pasticci di privatizzazione sarebbe imperdonabile.

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