[23/02/2009] Comunicati

La Toscana nella crisi

FIRENZE. E’ iniziato il “giro” della task force regionale sulla crisi. Auguriamoci che vada bene almeno sull’informazione per poi attivare buone politiche sociali, economiche e ambientali. Non facciamoci però troppe illusioni. Per due ragioni: una esterna e una interna. La prima è che la crisi sarà lunga, imprevedibile e una Regione non ha poteri e strumenti adeguati; la seconda che nell’ambito delle proprie competenze e in momenti meno turbolenti (2007) la classe politica e la elefantiaca e immobile burocrazia regionali non sono riuscite ad avviare il Piano d’Azione sui cambiamenti climatici come fatto da altre regioni U.E. e U.K. La prima, poi, incide duramente sull’apparato industriale dedicato all’esportazione.

Ma la gravità della crisi può spingere ad azioni per non pagare prezzi sociali devastanti e a porre alcune buone basi per il futuro. Ciò a condizione di politiche contrarie al liberismo ideologico e al protezionistico figlio della paura, come le “ronde” per la sicurezza (sic!), avendo chiaro che si tratta solo di strumenti di politica economica da usare in equilibrato dosaggio a seconda delle circostante.

La storia economica ci dice che nessuna economia nazionale e locale è potuta crescere senza libertà di mercato e protezione. Tanto più che dalla rivoluzione industriale non esiste la possibilità di procurarsi autarchicamente materie prime essenziali o cibo per popolazioni cresciute ben al di là del limite dell’autosostentamento.

L’equilibrio tra apertura dei mercati e protezione di prodotti è necessario per impedire che misure di rilancio interno dell’economia vadano, da una parte, solo a vantaggio di paesi direttamente concorrenti e, dall’altra, che l’eccesso di chiusura si traduca in tracollo della domanda esterna e interna. Esistono, invece, tre settori per agire sulla società, l’economia e l’ambiente toscani in modo non protezionistico: (a) ricerca scientifica e tecnologica (che agisce sul medio e lungo periodo), (b) riconversione ecologica del sistema produttivo e agricolo (che agisce su adattamento e riduzione dei cambiamenti climatici e investimenti), (c) fonti energetiche rinnovabili, risparmio e sistema dei trasporti sostenibili. Si tratta, anche in questo caso, di azioni sul medio lungo periodo ma che mobilitano risorse e investimenti subito. Si può agire contemporaneamente con misure a breve di sostegno alle famiglie e al lavoro: stimoli fiscali (anticipando con coraggio misure di federalismo vero, non ideologico), trasporti pubblici gratuiti per fasce di utenza –ma non l’abbassamento della benzina-, aumenti delle tasse sulle grosse cilindrate, anticipazioni della CIG per settori che ne sono privi, sostegni ai mutui per la casa, sgravi sulle tasse scolastiche e universitarie per fasce sociali svantaggiate.

Dove reperire le risorse necessarie? Indirizzando tutte le risorse dei PIR e dei Fondi europei sui tre filoni (a, b, c) in modo coordinato, anticipato e integrato, attuando misure di fiscalità ambientale sulle emissioni di gas serra e consumo di suolo, lanciando un prestito obbligazionario regionale per finanziare (a, b, c); un giusto dosaggio tra uso del risparmio e del debito.

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