[19/02/2009] Comunicati

Brown converte Berlusconi alla sostenibilità?

LIVORNO. Il premier Silvio Berlusconi non è la prima volta che firma patti in cui prende impegni per il futuro. Ma questa volta lo ha preso oltre che come primo ministro italiano anche in veste di capo di turno del G8 che sta portando avanti i preparativi per il prossimo summit alla Maddalena e assieme al collega britannico Gordon Brown che dovrà presiedere a sua volta il prossimo G20 che si terrà a Londra il 2 di aprile. Il secondo in tempi di crisi dopo quello dello scorso anno a Washington.

Ma il fatto da rilevare non è tanto quello dell’impegno solenne, affidato questa volta al Sole 24 Ore, quanto che uno dei tre punti che vengono messi nell’elenco per affrontare la ripresa, reciti testualmente: «riportare l’economia globale sul binario di una crescita sostenibile low-carbon, a basse emissioni di gas serra». Argomento su cui i due leader tornano quando affermano «il centro del dibattito al vertice della Maddalena riguarderà le sfide dello sviluppo, del cambiamento climatico e dell’energia e il modo per rilanciare una crescita globale sostenibile».

Ora, che siamo in clima di retromarce su posizioni ante e post crisi lo avevamo sottolineato anche ieri, ma appare comunque sorprendente la capacità del nostro premier di traslare da un ostruzionismo feroce al pacchetto clima energia voluto dall’Unione Europea e su cui si è speso personalmente dopo vari ministri del suo governo appena due mesi fa (era dicembre), a una presa di coscienza (e di impegni) per riorientare la ripresa verso un’economia low carbon e orientata allo sviluppo sostenibile.

Viene da argomentare che in questi impegni ( che per ora rappresentano nei fatti delle mere petizioni di principio, dato che dovranno essere avvallate in prossimi vertici a 20 e a 8), il low carbon cui si riferiscono Silvio Berlusconi e Gordon Brown tiene dentro fortemente lo sviluppo di energia nucleare, e non è certo un segreto, cui forse si pensa di più che non allo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili. In questa direzione va la politica del nostro governo e, anche quella contemplata in Gran Bretagna, seppur apra molto di più al solare che non l’Italia, punta nei fatti ad una sostituzione e ampliamento del vecchio parco di centrali elettronucleari, per garantirsi la bassa produzione di Co2.

Sta di fatto però che nel testo siglato dai due premier si parla non solo di energia, ma si pone l’accento sulla necessità di una «crescita sostenibile» e di «proteggere i più poveri in questa fase di recessione globale» e questo merita di essere sottolineato e seguito per verificare se alle dichiarazioni di principio seguiranno poi le azioni coerenti, sia in ambito nazionale che, soprattutto, internazionale.

La necessità di agire in maniera coordinata è infatti richiamata nel testo di impegni e sottolineata dal premier Gordon Brown quando afferma che serve «un accordo mondiale, dove ogni continente si assuma le sue responsabilità, i suoi obblighi ad agire, per trattare un problema globale che può essere risolto solo con una soluzione su scala mondiale».

Che se non è proprio il Consiglio economico dell’Onu richiamato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel ( che non ha suscitato grande clamore e nemmeno scie di dibattito) è comunque il riconoscimento che una crisi di dimensioni globali non può essere affrontata se non con una governance di analoga caratura.

Del nostro premier conosciamo, purtroppo, l’attitudine a sconfessare le parole dette ed agire in maniera non sempre coerente (e qualche volta per fortuna) con quanto precedentemente sostenuto, ma dal momento che questa volta gli impegni sono a doppia firma con il collega di oltremanica, speriamo di vedere un seguito nella direzione indicata.

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