[12/05/2006] Energia

«Cara Legambiente, ti sbagli: i rigassificatori sono solo dannosi»

LIVORNO. Mario Martelli e Massimo De Santi, fra i più assidui animatori del Comitato contro la piattaforma di rigassificazione off shore proposta dalla Olt, ribadiscono il loro fermo «no» ai rigassificatori rispondendo così alle posizioni espresse nei giorni scorsi dal presidente nazionale di Legambiente Roberto Della Seta
Martelli e De Santi partono dal fabbisogno di gas ricordando che «la realizzazione del metanodotto Galsi, proveniente dall´Algeria e con arrivo a Piombino, fornirebbe ogni anno 10 miliardi di gas algerino, ben più del 10% dei consumi italiani attuali e prevedibili nel breve e medio periodo, più del doppio delle necessità dell´intera Toscana! Ci sembra che basti». «Purtroppo – ritengono i due esponenti del Comitato – l’arrivo di tutto questo gas a Piombino probabilmente non servirà alla conversione a gas della centrale di Tor del Sale e non impedirà la sua prevista conversione all´inquinante carbone. Il motivo? Il costo del gas, già oggi elevato, è destinato a crescere per il continuo, forte incremento delle richieste avanzate da popolosi Stati emergenti, come la Cina e l’India. L’Enel invece vuole risparmiare e non vuole utilizzare il gas».

«Non comprendiamo – continuano De Santi e Martelli – perché si dovrebbe costruire anche un rigassificatore, impianto pericoloso e d’impatto per l’ambiente, a Livorno o a Rosignano. Le due comunità stanno già pagando da tempo, con gli insediamenti industriali esistenti, un tributo già troppo elevato in termini di rischi e di danni. La provincia di Livorno produce più del 70% dell’energia elettrica della Toscana».

Citando il rapporto riservato «Master Plan» di Eni, secondo il quale in Italia, grazie all’entrata in funzione del gasdotto Libia-Sicilia, già nel 2007 l’offerta di risulterebbe in eccesso di 7 miliardi di metri cubi», Martelli e De Santi ribadiscono la loro contrarietà ai rigassificatori: «Non servono neppure per diversificare i luoghi di rifornimento del gas e per ridurre quindi i rischi di approvvigionamento. Ad esempio, nel 2004 il rigassificatore di Panigaglia, che importava gas proprio dall’Algeria, ha ridotto la produzione del 40% rispetto all’anno precedente a seguito di un incidente all´impianto di liquefazione di Skikda in Algeria. Dov’è allora la loro decantata flessibilità? Evidentemente sono i contratti a legare fornitori e consumatori. Appare poi fin troppo evidente che la costruzione di tre o quattro rigassificatori non potrebbe liberalizzare il mercato e contenere le bollette del gas per gli utenti».

Torna all'archivio