[17/02/2009] Consumo

L´insostenibile peso del gamberetto

LIVORNO. Secondo il "Global study of shrimp fisheries" della Fao, che analizza i problemi, e le possibili soluzioni, della pesca dei gamberetti in Australia, Cambogia, Indonesia, Kuwait, Madagascar, Messico, Nigeria, Norvegia, Trinidad e Tobago ed Usa, «Riducendo la capacità di pesca e limitando l´acceso alla pesca di gamberetti, si potrebbero attenuare lo sfruttamento eccessivo, le catture accidentali e la distruzione dei fondali marini, alcuni dei maggiori effetti collaterali - sia economici che ambientali - della pesca dei gamberetti».

Con il 16% delle esportazioni ittiche globali, gamberi e gamberetti sono tra i prodotti ittici più venduti nel mondo, un volume di scambi di circa 10 miliardi di dollari che fa troppo spesso dimenticare il preoccupante impatto ambientale dell´industria dei gamberi, con un sovra-sfruttamento dilagante, anche se le risorse non sono ancora al collasso.

Presentando la nuova pubblicazione, Jeremy Turner, responsabile del servizio di tecnologia della pesca della Fao, ha spiegato che «Per milioni di famiglie povere, la pesca dei gamberetti rappresenta un´importante fonte di reddito e di occupazione. Ma purtroppo la pesca dei gamberetti è anche associata allo sfruttamento eccessivo delle risorse, alla cattura di specie giovani importanti dal punto di vista ecologico, al degrado dell´habitat costiero, alla pesca a traino illegale, alla distruzione dei fondali marini e a conflittualità tra la pesca artigianale e quella industriale».

La soluzione a questo pesante impatto potrebbe essere un approccio più cauto, che tenga in considerazione l´equilibrio dell´ecosistema marino. Per assicurare a questa attività un futuro è essenziale promuovere programmi di gestione sostenibile, ridurre lo sforzo di pesca ed affrontare il problema del libero accesso libero alle risorse. «In regime di accesso ristretto – dice il rapporto - con sicuri e riconosciuti diritti, si stabilisce una relazione di lungo periodo tra i pescatori e le risorse, da qui un forte incentivo a salvaguardare i gamberetti per il futuro».

Secondo la Fao un esempio virtuoso esiste già: la pesca di gamberetti dell´Australia e in certe zone in acque fredde, basata sulla partecipazione attiva dei pescatori, sulla gestione consapevole delle catture accessorie, sulla limitazione degli scarti e sull´impiego di diritti di proprietà. La pesca dei gamberetti, specialmente quella a strascico nelle regioni tropicali, causa grandi quantità di catture accidentali che vengono poi rigettate morte in mare. La Fao stima che la pesca dei gamberetti a strascico sia da sola la più grande fonte di scarti inutilizzati. Le catture accidentali spesso includono la cattura di esemplari giovani di importanti specie commerciali (merluzzi, scorfani, ombrine, sgombri reali…) ed anche specie a rischio di estinzione come le tartarughe marine.

«Se ridurre le catture accidentali nella pesca su piccola scala è estremamente difficile – si legge nel rapporto - la riduzione futura dovrà principalmente puntare su quella di medie e grandi dimensioni, dove si sono già raggiunti dei risultati modificando le attrezzature, applicando quote di cattura, divieti di scarto del pescato ed una migliore gestione e commercializzazione delle catture accessorie».

Nella maggior parte dei casi, piuttosto che alle presunte caratteristiche insostenibili della pesca dei gamberetti, la cattiva gestione del settore è dovuta alla mancanza di controlli efficaci: molti Paesi che hanno organismi di sorveglianza deboli e spesso corrotti ed inefficienti, manca la volontà politica di affrontare il problema e non esiste un´adeguata base giuridica. Il rapporto chiede a tutti i Paesi di rafforzare e rendere più efficienti gli organismi addetti alla pesca e ad avere una legislazione appropriata per sostenere sistemi d´accesso fondati sul diritto.

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