[17/02/2009] Energia

Dopo il cemento e i rifiuti la mafia potrebbe puntare sulle rinnovabili?

LIVORNO. All’alba di stamani gli agenti della squadra mobile e i carabinieri del reparto operativo provinciale di Trapani, hanno eseguito otto ordinanze di custodia cautelare al termine di complesse indagini sulle dinamiche politiche e imprenditoriali riguardanti la realizzazione di parchi eolici in Sicilia.
I provvedimenti sono stati emessi nei confronti di politici, imprenditori siciliani e non, funzionari del Comune di Mazara del Vallo e di alcuni pregiudicati mafiosi, accusati a vario titolo di aver consentito alla famiglia mafiosa locale, il controllo di attività economiche, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici nel settore della produzione di energia elettrica mediante impianti eolici, anche attraverso lo scambio politico-mafioso di voti.

Inoltre avrebbero anche favorito una azienda, la Sud Wind S.r.l., fornendole lo schema di convenzione presentata da una concorrente, la Enepro, affinché potesse presentare una convenzione analoga, ma a condizioni più vantaggiose, così da garantirsi la commessa.

«L’eolico è un business vantaggioso e non stupisce quindi l’interesse della criminalità organizzata in uno dei settori portanti dell’economia del futuro. A rendere poi il gioco più facile in Sicilia è il contesto particolarmente privo di regole, legato in massima parte alla discrezionalità degli amministratori» ha dichiarato Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia a commento della notizia.

Infatti secondo Fontana «il meccanismo per la realizzazione degli impianti in Sicilia non garantisce che il soggetto capace di ottenere l’autorizzazione sia lo stesso che poi interviene nell’oggettiva realizzazione e gestione del parco eolico». E questo lascia «grandi spazi di intervento per la criminalità organizzata che è sempre interessata ai lavori di movimento terra, gestione del cemento ecc».

Anche secondo Coldiretti «l´eolico è un nuovo business per la criminalità» non solo per mancanza di regole ma anche perché girano attorno a queste energie rinnovabili molti finanziamenti pubblici.
«Le forti incentivazioni economiche insieme alla mancanza di corrette procedure di individuazione dei territori e di assegnazione dei finanziamenti - sostiene la Coldiretti - rappresentano un terreno fertile per la criminalità che trova nell´eolico una nuova opportunità di business nelle campagne».

Coldiretti ricorda che «nel 2008 l´Italia è stata capofila in Europa per l´eolico con l´installazione di 1.010 megawatt eolici che ha permesso di raggiungere una capacità totale di 3.736 megawatt», una crescita, sostiene ancora l’associazione agricola «certamente favorita da una forte incentivazione finanziaria con contributi pubblici che sono stati erogati in modo squilibrato rispetto alle altre forme di energia rinnovabili come ad esempio le biomasse che presentano in Italia enormi potenzialità». Insomma una netta accusa della Coldiretti ai troppo soldi erogati al settore che oltre «ad alimentare l’interesse la criminalità» avrebbe anche favorito «in molte aree la realizzazione di insediamenti di torri eoliche che deturpano spesso il paesaggio e costituiscono un ostacolo allo sviluppo di una economia di qualità che si fonda sulla valorizzazione dell´ambiente, del paesaggio e dell´agricoltura tradizionale».

Il problema sta invece tutto nella mancanza di regole secondo Legambiente.
«E’ evidente - ha dichiarato il presidente nazionale Vittorio Cogliati Dezza - l’urgenza di intervenire con un piano normativo concreto, in grado di garantire la legalità degli appalti e di tutte le fasi di realizzazione degli impianti eolici, sia per bloccare questa nuova frontiera del business mafioso, sia per garantire il corretto sviluppo di una fonte rinnovabile e pulita, capace di offrire occupazione e futuro ad una terra già devastata da interessi criminali e clientelismi».

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