[16/02/2009] Comunicati

Di crisi in crisi...viviamo tempi orribili

FIRENZE. I tempi orribili in Italia (ma il mondo non sta meglio), sono anticipatori, nel caos sistemico globale, di regimi antidemocratici. Stanno nella crisi istituzionale e morale che con alterne vicende ci avviluppa da quasi vent’anni e che trasforma le “preoccupazioni del premier” per la grave crisi economica, di cui si accorge solo ora (!), in una tragica farsa. Una peculiarità che ricorre dopo ottant’anni è che il regime fascista andò al potere (non al governo: la distinzione non è da poco) attraverso elezioni. Ma nel 1928 esse furono trasformate in un plebiscito con un sì o un no alla domanda : «Approvate voi la lista dei deputati designati dal Gran Consiglio del Fascismo?»*. Oggi, col nostro sistema elettorale, deputati e senatori sono eletti con una lista bloccata nominata dal “premier”.

Sedici anni fa la destra andò al governo (ma ha sempre parlato di andare al potere), poi nel 2001 e nel 2008. Le differenze sono tante: negli anni venti non c’era il suffragio universale e il voto alle donne; le intimidazioni furono diffuse e violente; non c’era la Costituzione Repubblicana ma una monarchia e un sistema parlamentare fondato sul censo. Il paese, poi, era agricolo e fondamentalmente analfabeta. Ma si ripetono una serie di colpi di mano portati in pochi anni alle regole della democrazia parlamentare. Come prevedeva il “Programma di rinnovamento democratico” della P2 di Gelli (sull’esempio del ventennio fascista): prima sconfiggere -in senso “fisico”, non politico- il Sindacato e la Sinistra e dopo il liberalismo.

Le similitudini sono impressionanti e il problema come allora non fu un singolo salvatore della patria e i suoi manipoli, ma il vasto consenso popolare agli atti liberticidi della destra, a politiche economiche che aumentano il divario tra pochi ricchi e le classi lavoratrici. L’attacco violento al Presidente della Repubblica sul testamento biologico, è ai fondamenti liberali del sistema democratico e ha fatto sobbalzare persino Vittorio Feltri.

Paura, populismo, stanchezza per la crisi del primo dopoguerra furono la miscela che spinse ceti medi e imprenditoriali a sostenere in massa il fascismo. Poi venne il duro risveglio della seconda guerra mondiale. Paura della globalizzazione, ritardi strutturali e sociali gravi, populismo, controllo dei potentissimi nuovi mezzi di comunicazione di massa sono la miscela che spinge la maggioranza degli italiani a sostenere la destra. Saranno sufficienti le gravissime crisi economica e sociale, ambientale e climatica in atto, a risvegliarli? Non lo so. C’è il rischio concreto che di fronte all’aggravarsi della crisi economica, del regime parlamentare democratico e delle forze costituzionali (all’opposizione), lo sbandamento autoritario diventi una valanga e ci porti fuori dall’Europa (o nella migliore delle ipotesi ci consegni, anche formalmente, nel gruppo dei paesi di serie B dove siamo già).

* “Le stagioni di Giacomo”, Mario Rigoni Stern, Torino 1997

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