[13/02/2009] Consumo

L´Ineos cambia padrone e salva i 2000 posti di lavoro. Sarà una chimica più sostenibile?

LIVORNO. Potranno tirare un sospiro di sollievo i quasi 2000 lavoratori (e le loro famiglie) legati al filo dell’Ineos Vynil di Porto Marghera. E’ stato infatti raggiunto questa mattina l’accordo che cede la multinazionale inglese produttrice di Pvc alla Safi delll’imprenditore travisano Fiorenzo Sartos, che già a novembre era giunto a portare ossigeno con l’acquisizione di alcune quote di Ineos.

L’accordo - siglato dopo una lunga trattativa in corso da due giorni al ministero dello Sviluppo economico, riguarda sia gli impianti veneziani di Porto Marghera, sia gli impianti sardi di Porto Torres e Assemini, che impiegano 1.100 dipendenti diretti, cui vanno aggiunti circa 800 addetti delle imprese dell’indotto. Insieme all’accordo Ineos-Safi è stata raggiunta l’intesa con Eni per la ristrutturazione di una parte degli impianti di produzione del cloro.

«L’accordo di oggi – ha dichiarato soddisfatto il ministro dello Sviluppo Caludio Scajola - pone le premesse per la convocazione del Tavolo nazionale della chimica dove affronteremo i problemi più generali di rilancio del settore».

In un momento economico difficile quale quello attuale, dove ogni giorno si allunga il bollettino delle imprese che chiudono e dei lavoratori in mobilità, in cassa integrazione o peggio, in disoccupazione, il fatto che si recuperi un pezzo importante per l’economia del paese quale quello rappresentato dal settore chimico è senza dubbio da mettere nel novero delle buone notizie.

Si tratta adesso di vedere se a questa se ne aggiunge un´altra di buone notizie, ovvero che sarà data piena applicazione al protocollo per la chimica di Porto Marghera (del 14.12.2006), che prevede sì di «mantenere a Porto Marghera condizioni di certezza gestionale per le imprese operanti», ma che queste si «coniughino con le esigenze di tutela dell’ambiente a partire dal ciclo integrato della petrolchimica», e che sappiano «garantire una politica di sviluppo sostenibile in grado di produrre una significativa riduzione dell’impatto ambientale delle attività produttive del territorio» come si legge nel protocollo stesso.

L’auspicio è quindi che, scongiurata la possibilità di chiusura del polo di produzione delle plastiche di Porto Marghera, che avrebbe determinato per effetto domino la crisi anche degli altri poli ad esso legato, e che quindi si sia evitato di fermare la locomotiva, si dia seguito adesso al suo riorientamento verso una maggiore sostenibilità ambientale. Una direzione che si è tralasciato di perseguire – in maniera assai miope- nel passato e che ha contribuito alla crisi del settore chimico di questo paese, ma che adesso potrebbe rappresentare un’opportunità di rilancio e di occupazione. A rischio di ritrovarci, altrimenti, e tra breve, a dover rivedere una scena troppe volte rappresentata e che ancora una volta è stata evitata sul filo del rasoio.

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