[13/02/2009] Comunicati

Sciopero Cgil: dopo quella ambientale e quella economica è crisi sociale

LIVORNO. La marcia della Cgil iniziata a settembre e proseguita con lo sciopero di dicembre vede oggi un´altra tappa con la mobilitazione dei lavoratori del settore del pubblico impiego e dei metalmeccanici. Ma proseguirà, ha annunciato il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, con i pensionati il 5 marzo con il grande sciopero della scuola e la manifestazione del 4 aprile.
Mobilitazioni tutte nell’alveo di un percorso per chiedere «un cambiamento della politica economica del governo, per le tutele dei precari e sostegno a occupazione e imprese».

Un percorso in cui non si sente più isolata la Cgil, tacciata di protagonismo e scarsa responsabilità a mobilitarsi in un periodo di crisi come questo, perché in altri paesi europei le mobilitazioni contro i governi e contro i piani anticrisi si stanno giorno per giorno organizzando e da altri paesi giungono lettere di solidarietà alle proteste dei lavoratori italiani. Prima la Francia, poi la Germania, ci sarà la Gran Bretagna a maggio e prima una manifestazione indetta dai sindacati confederali europei: la crisi morde ed i primi effetti concreti sono sui lavoratori.

Alla crisi economica che si è aggiunta a quella ecologica, si somma anche quella sociale, a ulteriore dimostrazione che non si può affrontarne una prescindendo dall’altra: se la locomotiva si ferma è difficile farle intraprendere un percorso diverso da quello che l’ha portata alla situazione attuale.

«La crisi odierna, di cui il Governo cerca di nascondere le dimensioni - si legge nell’appello allo sciopero generale di oggi proclamato dalla Fiom e dalla Funzione Pubblica, nel ciclo di iniziative decise dalla Cgil in vista della grande manifestazione del prossimo mese di aprile - mette in evidenza la necessità di affermare politiche contrarie a quelle sin qui prevalenti attraverso l´estensione dell´accesso universale al diritto alla salute, all´istruzione, alla continuità di un rapporto di lavoro stabile e sicuro».

Perché, si legge ancora nell’appello «la crisi dell´economia finanziaria internazionale si è rapidamente trasformata in crisi dell´economia reale ed ha messo in evidenza i limiti e le distorsioni di un modello di sviluppo basato sul presupposto dell´assenza di un limite allo sviluppo stesso e sulla riduzione delle retribuzioni».

Un’analisi che mette in fila le ragioni della crisi, anche se poi si ferma a considerarne in primo luogo gli aspetti legati alla questione della sostenibilità sociale. Si dice infatti nell’appello che «è emerso con chiarezza come questo modello abbia costruito nel nostro paese una società caratterizzata da una distribuzione ineguale della ricchezza, dall´aumento delle disuguaglianze, dal blocco della mobilità sociale, dalla mancanza di sicurezza e dalla precarizzazione del lavoro».

Senza andare avanti nel ragionamento riguardo alle modalità con le quali produci quella ricchezza che, giustamente, deve poi essere ridistribuita in maniera equa.
Produrre ricchezza tenendo conto della sostenibilità ambientale e spostando quindi l’asse verso una economia sempre più votata alla conversione ecologica ha come effetto non trascurabile anche quello di produrre occupazione stabile, qualificata e non certo precaria. Un ragionamento che Cgil sta facendo e che la Fiom ha dimostrato di aver colto: l’auspicio è allora che venga rivendicato in maniera aperta e forte nella prossima manifestazione di aprile.

Torna all'archivio